Il mistero di Iuliu Bodola, il bomber che segnò per due patrie e finì nell’ombra della Gestapo
Ott 17, 2025

Tra record, scandali e accuse mai chiarite, la vita di Iuliu “Duduș” Bodola – leggenda del calcio romeno e ungherese – è un romanzo di gloria e ambiguità. A Oradea, il suo nome campeggia ancora sullo stadio cittadino, ma la sua storia continua a dividere memoria e coscienza

Nato il 26 febbraio 1912 a Brașov, Iuliu Bodola è stato uno dei più grandi attaccanti del calcio romeno. Per mezzo secolo ha detenuto il record di 30 gol con la nazionale, superato solo da Gică Hagi e Adrian Mutu. Lo chiamavano “Duduș”, aveva occhi gentili e una faccia seria, ma dietro quell’espressione pacata si nascondeva un uomo dal destino tormentato, come se la storia del suo Paese lo avesse risucchiato nel suo vortice.

Bodola nel Club Atletic Oradea

Nel 1937, il suo nome scuote l’intero movimento calcistico. Il Venus Bucarest, squadra d’élite dell’epoca, paga un milione di lei per strapparlo al Clubul Atletic Oradea: una cifra astronomica per quei tempi.

Nella Romania contro l’Italia di Giuseppe Meazza


Bodola, che guadagnava anche un salario annuo di 300.000 lei, raccontava ai giornalisti: “Non l’ho fatto per avidità. Il CAO era in difficoltà, io ero la sua unica risorsa. Ma a 25 anni, il mio futuro si decide in pochi anni. Ho firmato per sicurezza, non per gloria”.

Bodola (quarto da sinistra) con la nazionale, con la quale ha avuto un rendimento invidiabile, 0,62 gol/partita

Diventò una star del Venus, giocò nella Mitropa Cup contro i giganti d’Europa, segnò alla vicecampionessa mondiale Cecoslovacchia, e fece sognare 40.000 spettatori a Bucarest. Ma la sua parabola di campione era solo all’inizio.

I giornali dell’epoca parlano del clamoroso trasferimento al Venus di Bucarest

Nel 1940, dopo il Dictat di Vienna e l’annessione dell’Ardealul del Nord all’Ungheria, Bodola tornò a Oradea – ora ungherese – e continuò a giocare nella prima divisione magiara. Con il CAO divenne campione d’Ungheria nel 1944, un traguardo straordinario. Ma proprio in quell’anno, le ombre iniziarono ad addensarsi.

Nel febbraio del 1945, il giornale Viața Nouă di Oradea pubblicò una notizia clamorosa: “Il noto calciatore Iuliu Bodola è stato arrestato per delitti fascisti. Ha servito la Gestapo, denunciando persone per appropriarsi dei loro beni”.

Con il Venus, Bodola (terzo da destra, in piedi) ha giocato anche nella Mitropa Cup,
una competizione dedicata ai paesi dell’Europa centrale

Altre testate confermarono. Testimoni lo accusarono di antisemitismo, di aver sottratto una fabbrica a una famiglia ebrea – i Rosenberg – con l’appoggio delle autorità pronaziste. Una donna del quartiere raccontò: “Quando arrivarono i tedeschi, Bodola lavorava per la Gestapo”.

Si scrive ancora del trasferimento record nella capitale romena

Paradossalmente, sua moglie era ebrea. L’assurdità della storia rifletteva il caos morale dell’epoca. Arrestato, forse condannato, fu liberato grazie all’amnistia generale del 1945. Poi scomparve.

Bodola schierato nel Venus

Dopo la guerra, Bodola si trasferì definitivamente a Budapest, dove visse fino alla morte, nel 1993, senza mai tornare in Romania. Aveva giocato per due nazionali – Romania e Ungheria – segnando in entrambe.

Immortalato in un undici della Romania

Oggi, lo stadio di Oradea porta il suo nome: “Iuliu Bodola”. Una decisione presa nel 2008 dal Consiglio comunale, nonostante le accuse mai chiarite del passato. Solo pochi si opposero, chiedendo di non onorare un uomo “dal passato oscuro”.

Iuliu Bodola fu un personaggio controverso

Nell’unica intervista intima concessa nel 1937, “Duduș” Bodola diceva:“Mi sposerò solo per amore. I soldi e l’amore si incontrano molto raramente”.

Fotografato insieme a László Bölöni

Forse anche la sua vita fu così: una lunga ricerca di equilibrio tra ambizione e fragilità, tra talento e colpa. E oggi, chi entra nello stadio che porta il suo nome, forse non sa che dietro ogni rete di Bodola si nasconde una domanda che nessuno ha mai saputo davvero risolvere: eroe o traditore?

Mario Bocchio

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