
Dal primo pallone calciato a Montevideo alla nascita della lega nazionale: la storia del club che accese la passione celeste
Quando Jorge Valdano descrisse l’Uruguay come un immenso campo di calcio punteggiato solo da case, strade e qualche mucca, non esagerava. In quel piccolo paese il pallone non è semplice passatempo: è identità, respiro quotidiano.

Tra i pionieri che piantarono il seme di questa passione c’è Henry Candid Lichtenberger, nato a Montevideo nel 1873 da padre tedesco e madre inglese. A soli diciotto anni radunò alcuni ex studenti della English High School e fondò la prima squadra interamente uruguaiana, la Football Association, che presto assunse un nome destinato a entrare nella storia: Albion Football Club.

Il debutto arrivò nel 1891 contro il Montevideo Cricket: sconfitta 3-1, vendicata tre settimane dopo con un clamoroso 6-0. Era l’inizio di un cammino che portò l’Albion persino oltre confine, in Argentina, dove seppe imporsi con orgoglio contro le prime società locali.
Pochi anni più tardi nacque il CURCC – il futuro Peñarol – e con esso una rivalità che infiammò Montevideo. Tra il 1892 e il 1899 le due squadre si affrontarono venticinque volte, con l’Albion spesso vincitore. Ma la crescita del calcio era ormai inarrestabile: nel 1900 Lichtenberger riunì diverse società, dando vita alla Uruguay Association Football League, primo embrione del campionato nazionale.

Il destino però non fu generoso con la sua creatura. L’Albion non riuscì mai a conquistare un titolo: il CURCC e le nuove realtà come il Nacional presero il sopravvento, mentre l’imminente guerra civile spense gli entusiasmi. Nonostante ciò, il merito di Henry Lichtenberger resta intatto: senza di lui e senza l’Albion, l’Uruguay non sarebbe diventato la terra del fútbol che tutto il mondo conosce.
Mario Bocchio