
Gli anni astigiani che lanciarono Antognoni
Estate 1969. Ad Asti arriva un quindicenne dai capelli biondi e dallo sguardo malinconico. Si chiama Giancarlo Antognoni, gioca nella Juventina di Perugia e viene portato in Piemonte grazie a un accordo tra il Torino e l’Astimacobi del presidente Bruno Cavallo. I granata non lo hanno ritenuto pronto per la scuola del Filadelfia, così lui finisce in provincia, ospite prima all’hotel Salera e poi al più spartano “Da Carlo” in corso Alfieri. A prendersi cura di lui ci sono due vecchie glorie locali, Nanni Tosetti e Gep Cavagnero: per Antognoni diventano figure paterne, guide in campo e fuori.

Asti di quegli anni è una città operaia, tra le fabbriche della Way Assauto e dell’Avir, con piazza San Secondo ancora parcheggio e i ragazzi che si danno appuntamento sotto i portici di piazza Alfieri. Per Giancarlo non è facile lasciare casa così presto: a scuola prima al Don Bosco, poi al Giobert, attira l’attenzione delle compagne con il ciuffo biondo e la fossetta sul mento. Ma lui pensa solo al pallone.

In campo mostra subito un talento diverso: gioca a testa alta, vede linee di passaggio che gli altri non immaginano. I cronisti locali lo paragonano a Rivera, qualcuno già lo chiama “golden boy”. A sedici anni esordisce in prima squadra e segna al debutto. Un problema al ginocchio lo ferma per qualche mese, ma al ritorno la sua classe è ancora più evidente.

Nell’estate del 1971 il suo destino sembra scritto: Cavallo lo ha ceduto al Torino, in cambio dell’ala Bertuzzo. Ma Tosetti e Cavagnero non ci stanno: partono per Perugia e convincono il padre a non firmare il trasferimento. “Troppo presto per la Serie A – spiegano – meglio un altro anno ad Asti, per crescere davvero”. È la scelta che cambia la storia.



Da sinistra: Antognoni con la maglia dell’Astimacobi, dietro lo stadio “Comunale” dove oggi c’è il campo 2; sullo sfondo l’hotel “Salera”. Lo stesso Antognoni con Bruno Cavallo la sera della vittoria del titolo italiano “Berretti” a Forte dei Marmi nel 1972. Insieme al massaggiatore dell’Astimacobi Guido Marello (il “Moretto”)
Quella stagione l’Astimacobi conquista lo scudetto “Berretti”: in finale, a Forte dei Marmi, segna proprio Antognoni. È il suo biglietto per Firenze, dove Liedholm lo vuole senza esitazioni. Nel 1972 prende il treno che lo porterà alla Fiorentina, maglia che indosserà per vent’anni, diventando simbolo e capitano. Da lì la Nazionale, le 73 presenze in azzurro e il Mondiale vinto nel 1982.


Nel 1972 ad Asti, a sinistra, e sei anni dopo a Firenze
Il legame con Asti non si è mai spezzato. Quando Nanni Tosetti muore nel 2000, “Gisto” – così lo chiamavano i compagni per una buffa imprecazione – torna da Firenze per salutarlo. E ogni volta che rivede un giovane talento, ricorda quegli anni tra nebbie, cortili e pane e salame a Valmanera. Gli anni in cui un ragazzo fragile e geniale imparò a diventare campione.
Mario Bocchio