
Dalla firma di Impallomeni nel 1930 al ritorno in Serie D nel 2025, la storia di una squadra che non ha mai smesso di rinascere
Ci sono date che diventano pietre miliari. Per la città di Milazzo il 16 dicembre 1930 segna l’inizio di una lunga avventura: quel giorno il professor Giovanni Impallomeni, direttore dell’ospedale civile, ufficializzava l’ingaggio di Federico Auletta come allenatore-giocatore della neonata Società Sportiva Milazzo. Un trafiletto sulla Gazzetta di Messina e delle Calabrie sanciva la nascita del calcio organizzato nella città del Capo.

La prima partita, il 6 gennaio 1931 al campo di S. Papino, fu un trionfo: 6-1 contro la Pro Messina, con tre reti del diciannovenne Guglielmo “Moscaglione” Nastasi, destinato a diventare in futuro allenatore e presidente del club. Pochi mesi dopo, il 19 luglio, veniva inaugurato il nuovo campo Grotta di Polifemo, sorto sulle ceneri del velodromo Nino Cumbo. Con esso arrivò anche la maglia azzurra con lo stemma cittadino, che affiancò e poi sostituì le casacche rosso-azzurre e rossonere dei primi tempi.

Impallomeni lasciò presto il timone, ma nel 1937 la società rinacque grazie all’energia del giovane Peppino Isgrò, che con i suoi ragazzi vinse la Coppa Sicilia del 1938 al vecchio stadio Marrone di Palermo. In quella fase il Milazzo scelse per sempre i colori rossoblù: “il rosso dei picciotti di Garibaldi, il blu del nostro mare”.
Il dopoguerra vide i mamertini salire lentamente la scala dei dilettanti, fino al debutto in Serie D nel 1971, dopo trent’anni di attese. La squadra di Nino La Malfa e di mister Romanetti si tolse soddisfazioni importanti, ma anche amarezze: come nel 1974, quando un’invasione di campo contro il Modica portò a una penalizzazione pesantissima e alla retrocessione.

Gli anni successivi furono una continua altalena tra Promozione e Serie D, con momenti di gloria e crisi profonde, fino al primo vero stop nel 1981. Rinascite e fusioni si susseguirono: Pro Milazzo, Aquila Milazzo, il ritorno alla SS Milazzo, fino alla stabilità degli anni Novanta, quando il club conobbe un nuovo ciclo in Serie D sotto tecnici come Mauro Zampollini e Pasquale Marino, lanciando talenti poi affermatisi nei professionisti, da Giorgio Corona a DouDou.
Ma la storia del Milazzo è fatta di partenze e ritorni. Nel 2007 l’imprenditore Pietro Cannistrà costruì un miracolo sportivo: tre promozioni consecutive riportarono la squadra in Lega Pro, dove i rossoblù affrontarono piazze storiche come Avellino e Trapani. L’esperienza nei professionisti, però, durò poco: tra cambi societari e debiti la caduta fu inevitabile, fino al fallimento del 2013.

Ancora una volta, però, Milazzo non si arrese. Con nuovi nomi e nuove sigle la squadra si rialzò, tornando protagonista nell’Eccellenza siciliana. L’ennesima rinascita ha portato i suoi frutti: dopo anni di attesa e di sofferenze, il 27 aprile 2025 i rossoblù hanno espugnato Santa Teresa di Riva conquistando la promozione in Serie D, quindici anni dopo l’ultima volta.
Quella del Milazzo non è soltanto la cronaca di vittorie e sconfitte, ma il ritratto di una città che si specchia nella sua squadra: testarda, capace di cadere e rialzarsi, sempre fedele ai suoi colori. Perché il calcio, qui, non è mai stato solo un gioco, ma una lunga, instancabile dichiarazione d’amore.
Mario Bocchio