
Dalla nascita nel 1913 al ritorno in Serie D: la squadra che racconta la città

La storia dell’Orvietana Calcio è un viaggio che attraversa più di un secolo, intrecciandosi con quella della città della Rupe, dei suoi uomini e delle sue passioni. Tutto cominciò nel 1910, quando un gruppo di ragazzi – Molaioni, Lardani, Tristizia, Presenzini, Bettoni, Boccalini, Olimpieri, Bianconi, Pallottini e Piscini – guidati dal professor Amperio Canali, partì per Rieti a un concorso di educazione fisica. Nessuno di loro poteva immaginare che quella trasferta avrebbe acceso una fiamma destinata a non spegnersi più.
L’11 febbraio 1913 arrivò l’atto ufficiale: nacque l’Unione Sportiva Orvietana, con primo presidente il conte Vittorio Ravizza, che qualche mese dopo avrebbe arbitrato la prima partita in assoluto disputata in città, nel “Campo della Fiera”, contro la Fortebraccio Perugia. Persero 2-1, ma era solo l’inizio di una lunga avventura.

Negli anni Venti e Trenta emerse la figura che più di ogni altra avrebbe segnato la storia biancorossa: Luigi Muzi, presidente e anima della società. Fu lui a ridare slancio al club nel dopoguerra, conducendolo nel 1947-’48 fino alla Serie C, il punto più alto mai toccato. Erano anni di entusiasmo popolare: lo stadio di via Roma accoglieva una comunità intera, e nel 1956 persino la Nazionale Militare arrivò a sfidare l’Orvietana.

Proprio in quel periodo spuntava un talento che avrebbe fatto strada: Mario Frustalupi, orvietano, regista fine e coraggioso, che debuttò in prima squadra a fine anni Cinquanta prima di diventare campione d’Italia con la Lazio e con l’Inter. Poco dopo arrivarono anche altri ragazzi a scrivere il proprio nome nella storia del club, come il portiere Graziano De Luca.
Il decennio successivo regalò nuove soddisfazioni: la monetina di uno spareggio contro il Gubbio nel 1967 costò la Serie D, ma pochi anni dopo l’Orvietana ci arrivò lo stesso. Nel 1975, alla morte di Luigi Muzi, lo stadio di Ciconia prese il suo nome, e la Lazio campione d’Italia di Frustalupi fu invitata per l’inaugurazione.

Gli anni Ottanta furono più duri, segnati da crisi societarie e ripartenze dalle categorie minori. Ma la passione non si spense, e nel 1992-’93 arrivò una stagione leggendaria: l’Orvietana vinse il campionato di Promozione senza mai perdere, stabilendo un record che ancora oggi profuma d’impresa. Poco dopo, negli anni Novanta, comparve sulla scena anche il discusso finanziere Giancarlo Parretti, mentre il derby contro la Ternana nel 1994-’95 restò una pagina indimenticabile.
Il nuovo millennio riportò entusiasmo. Con presidenti e dirigenti capaci di costruire squadre solide, i biancorossi tornarono stabilmente in Serie D. Memorabile la semifinale di Coppa Italia del 2004 e i playoff del 2005, vinti ma senza il ripescaggio in C2. Poi di nuovo alti e bassi, retrocessioni e risalite, fino al presente.

Il tempo scorre, ma l’Orvietana continua a battere. Dopo un decennio difficile, nel 2021-’22 la squadra ha dominato l’Eccellenza umbra, riconquistando la Serie D e mantenendola fino a oggi. È come se la storia, iniziata oltre cento anni fa con un gruppo di giovani orvietani pieni di sogni, continuasse a risuonare nelle domeniche biancorosse: tra vittorie e sconfitte, tra entusiasmo e sofferenza, con un solo filo conduttore, l’amore per la maglia.
Perché l’Orvietana non è solo una squadra di calcio: è la memoria viva di una città, un legame che unisce generazioni e che, come un vecchio pallone consumato, rotola ancora, senza mai fermarsi.
Mario Bocchio