
L’estate del 1967 in cui Riva restò a casa e Nené, Boninsegna e compagni giocarono in America
Nell’estate del 1967 il calcio statunitense era un cantiere aperto, pieno di improvvisazioni e tentativi di lancio. Per riempire i campionati senza veri calciatori americani, la neonata United Soccer Association decise di importare intere squadre dall’Europa e dal Sudamerica. Così Aberdeen diventò Washington Whips, il Bangu brasiliano si trasformò negli Houston Stars, l’ADO Den Haag in San Francisco Gales. A Chicago, invece, toccò al Cagliari.

La scelta aveva senso: la città dell’Illinois ospitava una grande comunità italiana, anche se in pochi conoscevano davvero i rossoblù. La società isolana, prudente, lasciò a riposo Gigi Riva, ma spedì oltreoceano una rosa di tutto rispetto: Cera, Greatti, Martiradonna, Niccolai, Longo, Tiddia, Boninsegna e il brasiliano Nené, con Manlio Scopigno in panchina. A completare il gruppo anche due “stranieri di lusso”: l’inglese Gerry Hitchens e l’argentino Oscar Massei.

Nonostante il buon livello, i Mustangs-Cagliari si fermarono al terzo posto nel girone: undici reti di Boninsegna non bastarono per arrivare ai playoff. Le partite si giocavano davanti a spalti semivuoti – circa tremila spettatori – e l’organizzazione era ai limiti del dilettantismo, tanto che un match sospeso a Toronto venne convalidato con il risultato maturato al momento dell’interruzione.

Il torneo si chiuse con il successo dei Los Angeles Wolves (cioè il Wolverhampton) davanti a 18.000 spettatori. L’esperimento durò poco: nel 1968 le due leghe rivali si fusero, molte franchigie sparirono e anche i Mustangs si sciolsero nel 1969. Ma quell’estate surreale lasciò un ricordo curioso: per un paio di mesi, in un’America che non sapeva ancora cosa fosse davvero il calcio, il Cagliari giocò in maglia Mustangs, portando Boninsegna e Nené a segnare gol in stadi giganteschi e quasi deserti.
Mario Bocchio