Ove Kindvall, il centravanti che portò il Feyenoord sul tetto d’Europa
Ago 12, 2025

Dal Norrköping alla gloria di “San Siro”, passando per tre titoli da capocannoniere in Olanda: la storia dell’uomo che raccolse l’eredità di Nordahl.

C’era un tempo in cui la Svezia produceva centravanti come fossero diamanti di ghiaccio. Dopo il regno di Gunnar Nordahl, il testimone passò a un ragazzo di Norrköping, nato il 16 maggio 1943: Ove Kindvall. Agile, rapido nei primi metri, dotato di fiuto e colpo di testa micidiale, si fece largo nelle giovanili dell’IFK Norrköping sognando le gesta di Kurt Hamrin.

Esordì in prima squadra nel 1962, conquistando subito un posto tra campioni come Björn Nordqvist e Harry Bild. Arrivarono presto lo scudetto e le prime esperienze in Coppa dei Campioni, dove segnò gol pesanti contro Partizan Belgrado e Standard Liegi. Nel 1966 fu capocannoniere dell’Allsvenskan e miglior giocatore svedese dell’anno, abbastanza per convincere il Feyenoord a portarlo in Olanda.

Nel Feyenoord contro il Celtic, nella vittoriosa finale della Coppa dei Campioni disputata a “San Siro”



A Rotterdam esplose definitivamente. Con compagni come Moulijn e van Hanegem e, in seguito, sotto la guida di Ernst Happel, vinse tre volte la classifica marcatori dell’Eredivisie. L’apice arrivò nel 1970: il Feyenoord conquistò la Coppa dei Campioni battendo il Celtic 2-1 ai supplementari, con Kindvall autore del gol decisivo al minuto 117. Fu un trionfo epocale, completato dalla vittoria in campionato e in Coppa Intercontinentale contro l’Estudiantes.

Dopo cinque stagioni, 144 partite e 129 gol con la maglia biancorossa, Kindvall tornò in patria nel 1971 per motivi familiari, chiudendo la carriera tra Norrköping e Göteborg.

In azione nel Norrköping, il club che lo ha allevato e lanciato



Con la Svezia collezionò 43 presenze e 13 reti, disputando i Mondiali del 1970 e del 1974, segnando gol chiave nelle qualificazioni e vivendo successi memorabili come il primo storico trionfo contro il Brasile nel 1973.



Appesi gli scarpini, divenne volto televisivo e dirigente. Suo figlio Niclas avrebbe seguito le sue orme, giocando in Svezia e Germania. Ma il ricordo più vivido resta quello di un attaccante che, con un tocco dolce e implacabile, scrisse il capitolo più glorioso della storia del Feyenoord.

Mario Bocchio

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