Józef Mlynarczyk: il guardiano del 1987, tra trionfi europei e redenzioni nazionali
Ago 8, 2025

Esistono molte sfumature del ruolo del “numero uno”, ma ce n’è una che brilla in particolare: quella incarnata da portieri che, in un’annata magica, diventano invalicabili. Józef Mlynarczyk è stato uno di questi, un interprete formidabile del ruolo che ha raggiunto il picco assoluto nel 1987 con il Porto, conquistando ogni trofeo possibile e scrivendo il suo nome nella storia.

Originario di Nowa Sól, in Polonia, Mlynarczyk si distinse fin da giovane per la sua versatilità atletica. Praticava molte discipline, dal calcio alla pallamano, dalla pallavolo fino al tennis tavolo. È stato un insegnante di educazione fisica a intravedere in lui lo spirito competitivo e a spingerlo a inseguire una carriera sportiva. Fu un consiglio che gli cambiò la vita.

A difesa della porta del Widzew Łódź, contro il Liverpool

Dopo aver mosso i primi passi nel BKS Stal Bielsko-Biała, passò all’Odra Opole nel 1977. Qui si mise in luce al punto da essere convocato in Nazionale. Non solo: nel campionato 1977-’78 segnò addirittura un gol, evento raro per un portiere, in una sfida persa contro il Widzew Łódź, futura sua squadra.

Tra il 1980 e il 1982 fu tra i protagonisti del doppio scudetto del Widzew, al fianco di fuoriclasse come Boniek e Zmuda. Nel 1983, fu insignito del titolo di calciatore polacco dell’anno: un evento storico per un estremo difensore, replicato solo da Dudek nel 2000 e da Fabianski nel 2018.

Nel 1984 si trasferì in Francia, al Bastia. L’esperienza durò due stagioni e fu segnata dalla retrocessione del club, ma il rendimento personale rimase comunque degno di nota.

Nella Polonia al Mondiale messicano del 1986

Porto e la stagione perfetta. Fu proprio il Porto, notando le sue prestazioni solide, a puntare su di lui. In quel momento la squadra portoghese era già tra le più temibili d’Europa. Con l’affievolirsi della fiducia verso Zé Beto, si aprì la porta per Mlynarczyk. Il portiere polacco colse l’occasione e nella stagione 1986-’87 fu protagonista assoluto: Coppa dei Campioni, Supercoppa UEFA e Coppa Intercontinentale finirono nella bacheca del club anche grazie alle sue parate decisive.

Il suo contributo fu essenziale e apprezzato dai tecnici che si alternarono in panchina, Artur Jorge prima e Tomislav Ivic poi. Purtroppo, un infortunio alla spalla nel 1989 lo costrinse ad appendere i guanti al chiodo, dopo 67 presenze in maglia biancoblu.

Portiere del Porto

L’eredità in Nazionale: gloria e polemiche Sostituire una leggenda come Jan Tomaszewski nella porta della Polonia era un compito gravoso, ma Jozef non si lasciò intimidire. Fu il titolare nelle spedizioni Mondiali del 1982 e del 1986, contribuendo al terzo posto in Spagna, il miglior piazzamento mai ottenuto dalla nazionale polacca.

1987, nella vittoriosa finale di Coppa dei Campioni contro il Bayern Monaco

Un episodio simbolico della sua dedizione risale al 1981, quando la Polonia sfidò l’Argentina campione del mondo a Buenos Aires. Mlynarczyk, infortunato a un dito, era convinto di assistere al match dalla panchina. Ma, a causa di circostanze impreviste, fu costretto a giocare nonostante il dolore lancinante. Il risultato? Una vittoria prestigiosa.

Coppa Intercontinentale: dopo la vittoria del 1986 contro il Peñarol nella nevicata di Tokyo

Tuttavia, la sua carriera internazionale non fu priva di ombre. A fine novembre 1980, si rese protagonista di un episodio controverso: si presentò all’aeroporto per la trasferta di qualificazione contro Malta visibilmente ubriaco. L’incidente – passato alla storia come lo “scandalo di Okęcie” – provocò tensioni e squalifiche all’interno della squadra. Fortunatamente, le acque si calmarono e nel 1981 tornò a essere il numero uno della Polonia, proseguendo fino a collezionare 42 presenze.

Portato in trionfo dai suoi compagni della Nazionale: si riconosce anche Boniek

Un’eredità che va oltre i trofei. Anche se il suo palmarès brilla di successi europei e internazionali, per Mlynarczyk non c’è nulla che eguagli l’emozione di difendere la maglia biancorossa: “Ho vinto Coppa dei Campioni, Supercoppa Europea e Coppa Intercontinentale, ma la gioia più grande è sempre stata rappresentare la Polonia”.

Una carriera vissuta con passione, attraversata da ostacoli e riscatto, che fa di Józef Mlynarczyk un simbolo autentico del ruolo più difficile del calcio: quello di portiere.

Mario Bocchio

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