
Di nuovo, dal fango alla gloria: i Grigi tornano a crederci
C’era una volta una squadra che faceva tremare il Nord. Una città intera che la domenica si stringeva attorno a un colore solo: il grigio. Ma il grigio non era tristezza. Era appartenenza. Era cuore, fatica, storia. Era il colore delle maglie sudate da Adolfo Baloncieri e Gianni Rivera prima ancora che diventassero leggende. Poi, però, la storia si è fermata. Anzi, è deragliata.
Nel 2024 l’Alessandria è caduta. Non una caduta come le altre, ma un crollo strutturale: fallimento, macerie societarie, lo spettro del dilettantismo peggiore. Al posto dei Grigi, un surrogato dal nome storico per non fare crollare tutto: Forza e Coraggio. Una toppa su uno squarcio. Un cerotto su un’arteria. I tifosi – quelli veri, quelli che si erano fatti chilometri in pullman e in treno anche in Serie C – si sono aggrappati alla speranza. Lo stadio Moccagatta, ha continuato a tremare di cori, ma non di certezze.
Ma ogni città ha il suo tempo per risvegliarsi. Ed evitare un nuovo fallimento, che a giugno era nuovamente dietro l’uscio.
E ad Alessandria il risveglio ha un nome e un volto: Antonio Barani. Imprenditore, pragmatico ma visionario. Uno che il calcio lo prende sul serio. E che ha deciso, senza proclami roboanti, di rimettere in piedi i Grigi. Non un remake, non una versione sbiadita: l’Alessandria Calcio, quella vera, è tornata. Dall’Eccellenza, sì, ma con un progetto, un’identità, un cuore.

“Non vogliamo fare i miracoli. Vogliamo fare le cose per bene”, ha detto Barani nella conferenza che ha sancito il nuovo inizio. Non ha promesso la Serie B in tre-quattro anni, né l’arrivo di ex glorie a fine carriera. Ha parlato di settore giovanile, di stadio aperto alla città, di trasparenza. Un linguaggio che il popolo grigio, disilluso da troppe promesse, ha finalmente riconosciuto come autentico.
Il nuovo credo è già stato messo in chiaro, a partire dal riconfermato tecnico Alberto Merlo: “Qui si viene per sudare, non per farsi un nome”. I primi acquisti non sono figurine ma giocatori veri, presi per dare sostanza. E il Moccagatta ha ricominciato a vivere. I gruppi storici della curva, i vecchi ultras, i genitori con i figli, i nostalgici: tutti di nuovo lì, in fila per un abbonamento, per un pezzo di futuro.

In Eccellenza si gioca ancora su campi difficili, dove l’erba è più terra che prato, dove le tribune sono gradoni di cemento. Ma da lì si parte, se si ha il coraggio – e stavolta la parola è giusta – di credere che un’identità non si compra, si costruisce.
Alessandria, la città del Tanaro e delle nebbie, della sobrietà piemontese e del calcio popolare, torna a sognare. E lo fa con misura, con dignità. Il grigio, oggi, è di nuovo colore di speranza.
Perché dalle macerie può nascere una cattedrale. E al Moccagatta, ora, si ricomincia a costruire. Un mattoncino alla volta. Con fede. E finalmente, con entusiasmo.
Mario Bocchio
Fotografie US Alessandria Calcio