
Nel 1980 Diego Armando Maradona fu davvero a un passo dal vestire la maglia della Juventus. All’epoca era già considerato un talento eccezionale, e i bianconeri tentarono seriamente il colpaccio, presentando un’offerta clamorosa per quegli anni. Tuttavia, l’operazione naufragò per via delle resistenze della federazione argentina e del governo militare in carica, che non volevano privarsi del loro gioiello prima del Mondiale del 1982.

All’epoca Maradona aveva solo 19 anni, ma il suo nome era già conosciuto in tutto il mondo. Già nel 1978 Gianni Di Marzio, allora allenatore del Napoli, aveva cercato di portarlo in Italia, senza successo. Ma nel 1980 la situazione era cambiata: le frontiere si stavano riaprendo e i club italiani potevano tornare a ingaggiare giocatori stranieri. Maradona era nel mirino di molti. Il 13 maggio 1980, a Wembley, si giocava un’amichevole tra Inghilterra e Argentina. In tribuna erano presenti osservatori da tutta Europa. Anche Gianni Agnelli, patron della Juventus, era tentato dall’idea di assistere alla partita, ma alla fine preferì seguirla da casa, tramite una rete estera. L’Argentina giocò un ottimo primo tempo, e Maradona mostrò tutta la sua classe, nonostante la sconfitta per 3-1. Tanto bastò ad Agnelli per convincersi: voleva Maradona alla Juve.

Agnelli contattò subito Boniperti, all’epoca presidente della Juventus, e gli diede l’incarico di iniziare le trattative. Dopo pochi giorni, Boniperti volò a Buenos Aires e incontrò Maradona, il suo agente Jorge Cyterszpiler e Omar Sivori, che faceva da intermediario. L’offerta che la Juve mise sul tavolo era impressionante: 15 milioni di dollari, equivalenti a quasi 13 miliardi di lire dell’epoca. Un’offerta che superava nettamente quella del Barcellona, che da tempo seguiva il giocatore.

Ma il problema non erano solo i soldi. Le autorità argentine non volevano che Maradona lasciasse il Paese prima del Mondiale. Così venne proposta una soluzione intermedia: un prestito di un solo anno, dopo il quale il giocatore sarebbe tornato in patria. Questa formula, tuttavia, non convinse la Juventus, che si tirò indietro. Poco dopo, il club torinese chiuse per l’ingaggio di Liam Brady dall’Arsenal, un giocatore di grande classe ma che, agli occhi di Agnelli, rappresentava un’alternativa a Maradona, non certo la prima scelta.

La storia non si chiuse lì. All’inizio del 1981 si tornò a parlare di un possibile arrivo del “Pibe de Oro” a Torino, ma ormai il destino aveva preso un’altra strada. Maradona fu ceduto in prestito al Boca Juniors, squadra del suo cuore, in un’operazione che prevedeva una futura vendita all’estero. Così fu: nel 1982 il Barcellona lo acquistò definitivamente per una cifra complessiva inferiore a quella offerta dalla Juventus due anni prima.

E se Maradona fosse davvero approdato alla Juventus nel 1980? È una delle tante sliding doors della storia del calcio. Quel che è certo è che, pochi anni dopo, Napoli lo accolse e lui trasformò una squadra mediocre in un simbolo di riscatto e gloria. Ma pensare a cosa sarebbe potuto succedere con Maradona in bianconero rimane uno dei più affascinanti “e se” della storia del pallone.
Mario Bocchio