Spalletti esonerato, Gravina saldo: ma il problema è il sistema
Giu 12, 2025

Dopo il disastro contro la Norvegia, qualcuno ha pagato. Ma non tutti. Ed è l’intero calcio italiano a rimanere sotto accusa.

Alla fine, il capro espiatorio è stato trovato: Luciano Spalletti non sarà più il commissario tecnico della Nazionale. La disfatta contro la Norvegia ha chiuso un cammino da dimenticare e ha riacceso i riflettori sulla crisi endemica del nostro calcio. Un film già visto. Ma mentre il ct fa le valigie, il presidente federale Gabriele Gravina resta saldo al suo posto. E la domanda è inevitabile: è davvero solo colpa dell’allenatore?

La figuraccia di Italia-Svizzera 0-2 agli ultimi Europei



A ben guardare, il fallimento non nasce ieri. Né con Spalletti, né prima ancora con Roberto Mancini, né tanto meno con Gian Piero Ventura, l’uomo che tutti misero alla gogna dopo la mancata qualificazione al Mondiale del 2018. Forse fu proprio in quel momento che bisognava aprire una riflessione più profonda, che invece non c’è mai stata davvero. Si preferì cambiare volto, ripartire dai trionfi effimeri (come l’Europeo 2021), senza toccare le radici del problema.

Il presidente federale Gabriele Gravina



Il nodo sta a monte: in Italia si continua a trascurare il lavoro sui giovani. I vivai delle società, salvo rare eccezioni, producono poco o vengono depredati presto. La Serie C, che potrebbe essere palestra di crescita, resta un limbo di precarietà. Si preferisce acquistare calciatori stranieri, spesso mediocri, funzionali più ai bilanci che al progetto tecnico. E mentre altrove si investe su scouting, formazione e infrastrutture, qui si inseguono scorciatoie e plusvalenze.

Giampiero Ventura



Spalletti, certo, ha le sue responsabilità. Le scelte tattiche discutibili, la gestione del gruppo, la fatica nell’imporre un’identità di gioco. Ma può un commissario tecnico, in un anno scarso di lavoro, risolvere un deficit strutturale che dura da vent’anni? Può supplire all’assenza di un vero progetto federale di sviluppo?

La recentissima disfatta in Norvegia, costata la panchina a Spalletti



Il problema è sistemico. Un movimento che produce pochi talenti, che forma male i tecnici, che costruisce calendari impossibili, che tutela sempre e solo i grandi club. In questo contesto, il cambio del ct è solo un pannicello caldo.

Servirebbe il coraggio di un passo indietro anche ai vertici federali, a partire dallo stesso Gravina. Ma, ancora una volta, il potere si autoassolve. E il calcio italiano, lentamente, continua ad affondare.

Mario Bocchio

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