
Paul Breitner non è stato solo un grande calciatore, ma anche una delle figure più controverse e affascinanti della storia del calcio. Nato nel 1951 a Kolbermoor, in Germania, Breitner divenne uno dei pilastri del Bayern Monaco e della Nazionale tedesca, vincendo numerosi titoli, tra cui il Mondiale del 1974. Ma ciò che lo rese unico fu la sua forte inclinazione politica, che lo portò ad abbracciare il maoismo e a sfidare apertamente il conformismo del mondo calcistico.

per 2-1 sui Paesi Bassi
Breitner emerse come uno dei migliori terzini sinistri della sua epoca, grazie alla sua tecnica sopraffina, alla potenza del tiro e alla capacità di leggere il gioco. Tuttavia, oltre alle sue qualità calcistiche, si fece notare per il suo carattere ribelle e la sua posizione ideologica. Negli anni Settanta, in un’epoca di profondi cambiamenti sociali e politici, Breitner divenne un simbolo di contestazione nel mondo del calcio.

Si lasciò crescere la barba e i capelli lunghi, portando spesso con sé il Libretto Rosso di Mao Tse-tung, simbolo della rivoluzione culturale cinese. Le sue posizioni di sinistra e il suo spirito anticonformista lo resero una figura atipica nel panorama calcistico dell’epoca, dominato da atleti poco inclini a esprimere opinioni politiche. Le sue dichiarazioni erano spesso provocatorie e non esitava a schierarsi su temi sociali e politici, attirando tanto il supporto dei giovani contestatori quanto la critica dell’establishment.
Le sue idee e dichiarazioni spesso provocarono polemiche. Breitner non esitò a criticare apertamente le istituzioni, difendendo la giustizia sociale e opponendosi all’autoritarismo. Tuttavia, non mancarono le contraddizioni: dopo il suo periodo maoista, accettò di giocare nel Real Madrid, simbolo del franchismo spagnolo, e divenne testimonial della Mercedes-Benz, un marchio legato al capitalismo tedesco. Questo cambio di rotta gli valse l’accusa di incoerenza, ma Breitner non si lasciò intimidire e continuò a vivere secondo le sue convinzioni.

Nonostante queste apparenti contraddizioni, Breitner continuò a esprimere le sue opinioni senza remore. Si oppose al militarismo, criticò il ruolo della FIFA nella commercializzazione del calcio e sostenne diverse battaglie per i diritti dei lavoratori. Il suo carattere lo portò spesso a scontrarsi con i dirigenti calcistici, ma anche con alcuni compagni di squadra, che non sempre condividevano il suo atteggiamento battagliero.

Dopo il ritiro dal calcio giocato, Breitner ha proseguito la sua carriera nel mondo dello sport come opinionista e dirigente, mantenendo sempre il suo spirito critico, distinguendosi per la sua franchezza e per la capacità di andare controcorrente. Ha anche collaborato con il Bayern Monaco, pur senza mai rinunciare alla sua indipendenza di pensiero.
Oggi Paul Breitner è ricordato non solo come un campione sul campo, ma anche come un’icona di un’epoca in cui il calcio poteva ancora essere un veicolo di ribellione e di pensiero libero. Il suo nome rimane legato a un’idea di sport in cui gli atleti non erano semplici intrattenitori, ma potevano essere voci critiche della società, capaci di influenzare il dibattito pubblico e di ispirare intere generazioni.
Mario Bocchio