
In questo articolo vogliamo ripercorrere la carriera di Carlo Carcano, che ha costruito la prima grande squadra della Juventus e ha lavorato al fianco di Vittorio Pozzo per aiutare l’Italia a vincere la Coppa del Mondo del 1934.
Per oltre ottant’anni il suo record è stato ineguagliato. Tra il 1930 e il 1934, Carlo Carcano ha guidato la Juventus a quattro titoli di campionato consecutivi superando le varie sfide delle partenze dei giocatori e degli investimenti dei rivali nel rafforzamento della squadra per rimanere in cima.
Questa non era la Juventus di oggi, ma un club che prima dell’arrivo di Carcano era ancora all’ombra dei rivali cittadini del Torino. I soldi della famiglia Agnelli hanno aiutato, naturalmente, ma non avrebbero avuto lo stesso impatto senza Carcano. La prova di ciò sta nella lunga lista di grandi allenatori che hanno onorato il calcio italiano da allora senza avvicinarsi a replicare un’impresa simile prima che Massimiliano Allegri riuscisse a eguagliare (e, alla fine, battere) il record di Carcano nel 2018.

Eppure Carcano era molto più di un allenatore. Le sue opinioni erano visionarie, a partire dalla sua attenzione alla preparazione fisica dei giocatori fino allo studio, allora quasi inaudito, delle squadre avversarie per preparare meglio le partite. Niente del suo successo è stato casuale. Tutto in lui denota un allenatore che dovrebbe essere di status leggendario.
Eppure oggi il suo nome è a malapena ricordato; la sua inclusione nella hall of fame della Juventus è arrivata quasi come un ripensamento. Tutti sembrano essersi dimenticati di questo genio del calcio.

La carriera calcistica di Carlo Carcano è iniziata all’Alessandria FBC. Ora una squadra che languisce nelle fasce basse del calcio italiano dopo una recente comparsata in B per poi conoscere l’onta del fallimento, come peraltro era già successo negli ultimi cinquant’anni circa, ma quella dell’Alessandria era una volta una delle grandi squadre italiane. Sotto la guida dell’inglese George Arthur Smith, Carcano è diventato uno degli uomini di punta del club; il primo giocatore dell’Alessandria a essere convocato per l’Italia, apprezzato tanto per la sua intelligenza quanto per le sue capacità tecniche.
Questa intelligenza lo ha reso una scelta ovvia per assumere la carica di allenatore all’Alessandria e, una volta che lo ha fatto, ha dimostrato di essere piuttosto bravo nel ruolo. In effetti, lo stile di Carcano ha attirato l’attenzione di Vittorio Pozzo (il leggendario allenatore della nazionale italiana) che lo ha indicato come qualcuno che ha dimostrato che c’erano buoni allenatori italiani in un’epoca in cui molti club si rivolgevano ancora agli stranieri. “Che si possa riporre la massima fiducia negli allenatori locali per la disciplina, per l’allenamento e per l’organizzazione del gioco è dimostrato da un esempio per tutti: Carcano”, ha affermato.

La fiducia di Pozzo in Carcano era tale che lo aggiunse al suo staff come assistente speciale quando l’Italia trionfò nella Coppa del Mondo del 1934.
A quel punto Carcano aveva guidato la Juventus a quattro titoli di campionato e la squadra era sulla buona strada per riconfermarsi nella stagione successiva quando, all’improvviso, a dicembre La Stampa annunciò che Carcano non era più al comando.

Lo stesso giornale scrisse molto sul successore scelto (l’ex giocatore Carlo Bigatto) ma nulla sul motivo per cui Carcano era stato sostituito. Pochi mesi dopo Carcano si unì brevemente al Genoa, dando una mano “ufficiosa” alla promozione in Serie B, e poi, nel 1941, prese il comando della Sanremese di Serie C. Anche dopo la fine della guerra mondiale, era difficile trovare lavoro per lui. Tuttavia venne ingaggiato dall’Inter, che seguì durante il campionato 1945-’46, e sulla cui panchina si avvicendò, nelle due stagioni successive, con Giuseppe Meazza. Concluse la carriera allenando nel finale della stagione 1948-’49 l’Atalanta, sostituendo il dimissionario Ivo Fiorentini; rivestì poi il ruolo di direttore tecnico all’Alessandria, in B, nella stagione 1949-’50, allenata dall’inglese Bert Flatley, e alla Sanremese, nel 1952-’53 insieme a Filippo Pascucci.

Come era possibile che uno degli allenatori di maggior successo nella storia del gioco fosse scomparso senza lasciare traccia? Ci sarebbero voluti anni prima che emergesse una ragione: la sua (presunta) omosessualità.
A quel tempo, l’omosessualità non era accettata in Italia con il partito fascista che stabiliva che gli uomini italiani erano troppo virili per essere gay. Nonostante ciò, voleva sradicare ciò che vedeva come un disordine condannandone ogni menzione. E, in un certo senso, ci riuscì. All’epoca nessuno si fece avanti e confermò che Carcano fosse effettivamente gay. Tuttavia, la semplice possibilità che fosse omosessuale gli costò il lavoro e la carriera. Chissà cosa avrebbe ottenuto se gli fosse stato permesso di continuare a guidare la Juventus?
Tale era l’ombra di questa possibilità che il suo ruolo nei successi non è mai stato pienamente celebrato e quello di Carlo Carcano è un nome che è stato lasciato dimenticare. È una vergogna per il calcio che sia così.
Mario Bocchio