La battaglia di un calciatore per la giustizia
Feb 27, 2025

Nel calcio italiano degli anni Sessanta e Settanta, dove il professionismo era spesso un’illusione per molti giocatori delle serie minori, spicca la vicenda di Eugenio Brambilla, un centrocampista talentuoso e combattivo che si trovò al centro di un caso senza precedenti nel mondo del pallone. La sua storia con il Potenza, squadra di Serie C, rappresenta uno dei primi casi in cui un calciatore portò in tribunale la propria società per il mancato pagamento degli stipendi. Un gesto che scosse il sistema calcistico dell’epoca e che sollevò il velo sulle difficoltà economiche delle squadre fuori dai grandi riflettori.

Brambilla nel Messina (a sinistra) e nel Genoa

Eugenio Brambilla, nato nel 1938 a Cassano d’Adda, lo stesso paese dell’immenso Valentino Mazzola, iniziò la sua carriera nelle giovanili della SPAL, per poi passare al Piacenza in Serie C nella stagione 1958-‘59. Il suo talento lo portò rapidamente ad attirare l’attenzione di squadre più blasonate, tanto che nel 1959 fece un provino con il Milan, ma venne scartato a favore di un giovanissimo Gianni Rivera.

Due formazioni del forte Messina degli anni Sessanta, quello in cui giocava anche Brambilla

Dopo aver militato nella Jesina, Brambilla trovò il successo con il Messina, squadra con cui ottenne una storica promozione in Serie A nel 1962. La sua esperienza con il Genoa dal 1965 al 1969 lo consacrò come un leader e un capitano carismatico. Tuttavia, nella fase finale della sua carriera, decise di trasferirsi al Potenza, squadra di Serie C, dove si trovò a vivere una delle vicende più turbolente della sua carriera.

Brambilla ai tempi del Potenza

Nel 1971, mentre militava nel club lucano, Brambilla e diversi suoi compagni di squadra si trovarono a fronteggiare una situazione insostenibile: la società, in gravi difficoltà economiche, non pagava gli stipendi da mesi. Questo problema era diffuso tra le squadre di Serie C e D dell’epoca, ma i giocatori spesso erano costretti a subire in silenzio per paura di ritorsioni o di perdere il posto nel mondo del calcio.

Un undici del Potenza 1970-’71 con Brambilla

Brambilla, invece, decise di reagire. In un’epoca in cui la figura del calciatore era considerata poco più di un semplice dipendente della società, ebbe il coraggio di portare la questione in tribunale, chiedendo il fallimento del Potenza per inadempienza contrattuale. Fu un atto rivoluzionario che sconvolse il panorama calcistico italiano.

La decisione di Brambilla di intraprendere un’azione legale contro il suo stesso club fu accolta con clamore e, per molti, con diffidenza. La sua battaglia, tuttavia, portò alla luce una realtà scomoda: molti club delle serie inferiori non erano in grado di garantire stipendi regolari ai loro giocatori, che spesso si trovavano in condizioni precarie senza alcun tipo di tutela.

Il tribunale accolse la richiesta e il Potenza venne dichiarato insolvente, segnando una delle prime volte in cui una società calcistica subiva conseguenze legali per il mancato pagamento dei propri tesserati. Il caso di Brambilla aprì un dibattito più ampio sulla necessità di maggiori garanzie per i calciatori e sulla fragilità economica di molte società professionistiche al di fuori della Serie A.

Sebbene il suo gesto fosse un precursore delle future battaglie sindacali nel calcio, Brambilla pagò un prezzo alto: dopo quell’episodio, la sua carriera volse rapidamente al termine. Nel 1971-‘72, tornò alla Jesina, ma ormai il suo rapporto con il mondo del calcio era compromesso. Il sistema calcistico dell’epoca non era pronto per giocatori che mettevano in discussione l’ordine costituito.

Nella Jesina, Brambilla è il primo accosciato, partendo da sinistra

La vicenda di Eugenio Brambilla resta un simbolo di resistenza e coraggio. Se oggi i calciatori, anche nelle categorie inferiori, possono contare su maggiori tutele contrattuali e sindacali, è anche grazie a gesti come il suo. La sua battaglia anticipò di decenni la necessità di regolamentazioni più rigorose a tutela dei giocatori, ispirando indirettamente la crescita dell’Associazione Italiana Calciatori (AIC) e delle protezioni sindacali oggi in vigore.

Oggi, il suo nome non è spesso ricordato nelle cronache calcistiche, ma la sua storia merita di essere raccontata. Eugenio Brambilla non è stato solo un valido centrocampista, ma anche un pioniere che sfidò un sistema ingiusto, lasciando un’eredità che ancora oggi risuona nel mondo del calcio professionistico.

Mario Bocchio

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