L’inferno chiamato Estudiantes
Dic 23, 2024

Chi è più o meno giovane , non ricorda quando l’attuale Campionato mondiale di club, si chiamava ancora Coppa Intercontinentale e la si disputava in gara di andata e ritorno. La Coppa se la contendevano la vincitrice della Coppa dei Campioni e della Libertadores. Cinquantuno anni fa, toccava al Milan questa sfida sangue e arena. Correva il giorno 22 ottobre 1969, ed i rossoneri uscivano dal sottopassaggio per entrare alla Bombonera di Buenos Aires per affrontare l’Estudiantes di La Plata nella partita di ritorno dell’Intercontinentale.

Il clima intimidatorio (foto LazioWiki)

Gli ultimi metri della “passeggiata”, non sono protetti e appena i primi giocatori sbucano fuori, su di loro viene rovesciato del caffè bollente. Comincia così, come racconta Raffaele Cioffi, una delle più violente partite della storia del calcio, una selvaggia caccia all’uomo che si concluse addirittura con l’arresto del rossonero Combin.

L’Estudiantes


L’andata si era giocata a San Siro l’8 ottobre. Il dominio rossonero era stato totale, 3-0 con doppietta di Sormani inframmezzato da una rete di Combin. La rimonta per gli argentini è assai difficile
Bagnati di caffè, i milanisti sono al centro del campo schierati per la foto. E mentre si mettono uno accanto all’altro, chi in piedi e chi in ginocchio, ecco che entrano i biancorossi dell’Estudiantes. Hanno un pallone a testa e inventano una strana maniera per il riscaldamento: prendere a pallate i milanisti impettiti.
Giovanni Lodetti a chi gli ha chiesto una testimonianza, ricorda: “La partita è stata tutta così, quando avevi il pallone arrivava qualcuno e ti spaccava. L’arbitro, un cileno, se ne fregava bellamente. Ci fu un terzino che falciò Prati, poi arrivò il portiere Poletti e gli mollò un calcio nella schiena. Prati dovette uscire dal campo”.

Il Milan


Nonostante il clima infuocato, con la massima attenzione a non farsi spaccare le gambe, il Milan si porta in vantaggio con Rivera in un’azione di contropiede. L’Estudiantes, non sta a guardare e ribalta subito il punteggio con Conigliaro e Suarez, ma il Milan è abbastanza tranquillo dato il punteggio dell’andata. In quel momento sul 2-1, C’era solo da salvare la pelle. Nella ripresa, se non è possibile vincere la Coppa, per gli argentini l’obbiettivo era punire il disertore Combin, argentino di nascita, ma naturalizzato francese.
A palla lontana, Combin viene colpito da un cazzotto devastante ed esce dal campo con la faccia sanguinante. La prognosi diceva naso e zigomo spaccati. Ma non se la cava con così poco. A fine partita arrivano quattro poliziotti con una macchina e lo portano via, senza sapere quale fosse la destinazione.

Nestor Combin sanguinante viene soccorso dal dottor Ginko Monti e dal massaggiatore Carlo Tresoldi (foto Magliarossonera.it)


Dopo il triplice fischio finale, il Milan si prende la Coppa e scappa subito all’ aeroporto. Passate un paio d’ ore, ma di Combin non vi era nessuna traccia. A quel punto la squadra, con il Paron Rocco in testa, è compatta: senza di lui non si parte. Da quel momento in poi, si mette in moto la diplomazia, ci sono contatti tra le due ambasciate, gli argentini vogliono trattenere Combin per mandarlo a fare il militare. Finalmente la situazione si sblocca, il centravanti appare all’imbarco, l’aereo può decollare. La Coppa Intercontinentale finisce così, ormai era diventata una guerra tra due continenti. “Certo il fascino delle due gare era superiore…” racconta ancora Lodetti.

Nel ’75 e ’78 non fu disputata, perché nessuno volle giocarla, proprio per quelle sfide sangue ed arena, che prendevano vita jn terra sudamericana.

Si festeggia sull’aereo di ritorno da Buenos Aires (foto Magliarossonera.it)

Quella manifestazione, alla fine la salvarono dall’80 i giapponesi, con la loro fame di calcio, in un paese che andava alla ricerca di un volano a cui far appassionare un popolo che amava solo baseball e sumo. Sotto l’occhio vigile della Toyota, che ne era sponsor, si è giocata in gara unica in campo neutro a Tokyo, fino al giorno della nuova innovazione. Non più la sfida secca, ma una serie di match in partita secca, cui partecipano le squadre dei cinque continenti, che vincono l’edizione della propria Champions League, cui si aggiunge la formazione che ospita la manifestazione.

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