La lista dei sospetti
Dic 4, 2024

Aveva vissuto gli ultimi nove anni in silenzio, prima su una sedia a rotelle, poi adagiato sul letto di casa sua a Seregno. Il 22 marzo 2006 – infine – Pino Longoni, l’ex terzino sinistro della Fiorentina anni Settanta se n’è andato. A 63 anni, dopo molte sofferenze, ma ironia della sorte nel giorno di un Cagliari-Fiorentina, le squadre più amate di una lunga carriera e tanto girovagare. Longoni soffriva di una vasculopatia cronica con lesioni cerebrali (in pratica, il restringimento delle arterie del cervello), malattia degenerativa dalle conseguenze irreversibili.

Nessun rapporto col morbo di Lou Gehrig o con altri mali che la scienza abbia in qualche modo messo in correlazione con la pratica sportiva, ma la morte di questo ex difensore di Modena, Cagliari, Fiorentina e Vicenza, inevitabilmente ha riportato e riporta l’attenzione sullo sfortunato gruppo viola dei primi anni Settanta: troppi i giocatori che ne fecero parte e che sono stati colpiti da sindromi degenerative, tumori, infarti, leucemie.

Giuseppe “Pino” Longoni tra Roberto Boninsegna e Gigi Riva ai tempi di Cagliari

Quando per la prima volta i riflettori si accesero anche sulla condizione di Pino Longoni, la moglie Grazia trovò il coraggio di raccontare il lento spegnersi di una vita. “Cominciò ad avere inspiegabili sbandamenti, gli mancava la memoria, non riconosceva gli amici” disse l’ex ragazza di Cagliari che si era innamorata di quel terzinaccio lombardo e al suo fianco aveva iniziato a girare l’ Italia. Non è che Giuseppe Longoni vegetasse: sentiva, guardava la televisione e ogni tanto lacrime di pianto ne solcavano il viso. “Non riesce a coordinare i pensieri con le parole, non parla – disse ancora Grazia Longoni – Non si conoscono nemmeno le cause che lo hanno costretto in questo stato, hanno escluso che sia legato alla sua attività di calciatore”. Ma poi: “Non accuso nessuno, dico semplicemente che mi sembrano una strana coincidenza tutte queste malattie e morti di ex calciatori”.

Longoni nel L.R. Vicenza

Coincidenze che, a proposito di quella Fiorentina, sono diventate davvero tante. Il primo a morire fu il centrocampista Bruno Beatrice, di leucemia nell’ 87. Un attacco di cuore nel 2003 stroncò il compagno di squadra Nello Saltutti a soli 56 anni; un cancro alle tonsille l’anno dopo portò via Ugo Ferrante. Poi Longoni. E la lista si allunga se si prendono in considerazione i guai patiti da altri ex viola: a 51 anni una crisi cardiaca fece temere per il grande Giancarlo Antognoni; con un tumore al fegato ha combattuto Mimmo Caso; il portiere Massimo Mattolini è morto nel 2009 per insufficienza renale dopo aver ammesso di aver fatto uso di Cortex (ma non è stato possibile dimostrare con certezza la relazione tra la malattia e l’uso del ricostituente); un ascesso al cervello ha colpito Giancarlo De Sisti che, però, ha sempre decisamente negato qualsiasi possibile legame tra questi fatti, mentre la demenza frontale temporale s’è portato via Giovanni Galdiolo nel 2018. Un ano dopo la SLA ha piegato la resistenza di Giovanni Bertini. Altri suoi ex compagni (come Saltutti) e i loro familiari hanno, invece, spesso ricordato il massiccio ricorso ai raggi Roentgen per curare la pubalgia, al Cortex, al Micoren, da parte dell’equipe medica della Fiorentina di quegli anni.

Massimo Mattolini nella Fiorentina

Da quelle accuse è nata un’inchiesta della magistratura e dei Nas, che hanno voluto conoscere i ricordi di altri due ex viola, Claudio Desolati e Mauro Della Martira. Nel 1971-‘72 con Pino Longoni nella Fiorentina giocò anche Ferruccio Mazzola, il meno noto dei due figli di Valentino, autore di un libro molto discusso, Il terzo incomodo, in cui si denuncia l’uso di sostanze proibite già nell’ Inter di Helenio Herrera. Il libro ricorda che cinque giocatori di quella squadra sono morti prematuramente: Giusti, Tagnin, Picchi, Bicicli, Miniussi. In quell’ Inter, ennesima coincidenza, anche Longoni aveva iniziato il suo viaggio nel grande calcio.

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