Deve sostituire niente poco di meno che Valentino Mazzola
Nov 27, 2024

Quella che vi stiamo per raccontare è una storia dal finale tragico.

Argentina, anni Quaranta, lui è un giocatore che si chiama Benjamín Santos. Ha iniziato a lavorare come panettiere a Cafferata, dove è nato nel 1924.  Attaccante, arriva al Rosario Central nel 1944 con Enrique Palomini come allenatore, proveniente dal Círculo Social y Deportivo General Belgrano de Santa Isabel, provincia de Santa Fe.

Le sue credenziali sono quelle di essere un grande opportunista, capace di farsi sempre trovare nel posto ottimale al momento giusto, il tutto impreziosito da un tiro potente. La sua prima stagione è di adattamento, gioca 15 partite e segna 6 gol. È nel campionato di Prima Divisione del 1946 che si consolida e realizza 19 gol. A quel punto diventa l’alter ego di Torito Aguirre.

Benjamín Santos, Antonio Vilariño e Waldino Aguirre nel Rosario Central

Poi, in maniera del tutto naturale, eccolo come partner ideale prima di Rubén Bravo e poi di Ruso Vilariño e Tato Mur. Nel 1948 è il capocannoniere del torneo segnando 21 reti in 20 partite. Le sue buone prestazioni attirano l’attenzione del Torino in Italia. Il trasferimento viene contrastato dall’AFA, la Federcalcio argentina, poiché il giocatore è considerato una buona scelta per giocare nella Selección, che deve affrontare i Mondiali del 1950. Emigrando proprio in quel momento, sarebbe stato irraggiungibile per essere convocato.

In azione nel Rosario Central

Questa situazione solleva anche divergenze all’interno del club, quindi la sua vendita viene definita attraverso un voto tra i membri. Il trasferimento vale 275.000 pesos argentini. In totale nel Rosario Central ha giocato 111 partite e segnato 66 gol, diventando tredicesimo tra i migliori cannonieri, oltre ad essere il primo ad essere incoronato capocannoniere in un torneo di campionato di Prima Divisione in Argentina. Le sue vittime preferite sono state il Lanús, contro il quale ha segnato 9 gol, e il Platense, contro il quale ne ha realizzati 7 gol. Nella classica contro il Newell’s Old Boys ha perforato la rete quattro volte.

Nel Torino 1949-’50: è il secondo, in piedi, da sinistra

Si trasferisce dunque al Torino nel 1949, quando la società granata si sta appena riprendendo dalla tragedia di Superga e deve sostituire niente poco di meno che Valentino Mazzola.

Nella Pro Patria contro la Sampdoria (foto “Il Bustocco”)

Nella sua prima stagione segna 27 gol, diventando così il quinto giocatore con più gol nella stagione d’esordio in Serie A. Nel 1950-‘51 realizza 14 gol, ma la squadra gioca un campionato debole, concluso al diciassettesimo posto ed evitando di un soffio la retrocessione. Santos va a Busto Arsizio. Arriva alla Pro Patria per disputare il campionato 1951-’52, dove realizza quattro reti.

Il Genoa 1963-’64 guidato da Santos

Questo perché ha cambiato posizione in attacco, viene  arretrato di qualche metro in campo e da lì guida il gioco offensivo della sua squadra, dimostrando un grande talento. All’inizio dell’ annata successiva subisce un grave infortunio al ginocchio che lo lascia inattivo per lungo tempo. Chiude la carriera al Deportivo La Coruña in Spagna nella stagione 1956-‘57.

Allenatore del Toro, con la famiglia e alla guida del Genoa

Dopo il ritiro si stabilisce proprio a Busto Arzisio, dove inizia la carriera da allenatore nelle giovanili della Pro Patria. Nel 1960 ha l’opportunità di allenare ai massimi livelli del campionato italiano, e niente meno che il Torino, per tre stagioni. Tra il 1963 e il 1964 è al Genoa, dove riesce a guidare la squadra alla vittoria nella Coppa delle Alpi.

Beniamino Santos calciatore, nel Toro con Sauro Tomà, e la sua autovettura dopo l’incidente

Tra i giocatori da lui valorizzati, nell’arco della sua intera carriera, ci sono Vieri, Ferrini, Rosato, Fossati e Meroni.

Il 21 luglio 1964 muore in un incidente stradale ad Arévalo, in Spagna, dove si trova in vacanza con la moglie e la figlia. La vettura, con targa italiana, quella di Varese 129252, si schianta contro un albero. La moglie e la figlia appaiono subito solo contuse e spaventate, Benjamin ha ferite più serie ma non sembra in pericolo di vita. Invece dopo viene colto da una fatale emorragia interna. Viene sepolto nella sua città adottiva, Busto Arsizio.

Mario Bocchio

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