La freccia di Caltignaga
Nov 19, 2024

Si è vero lo chiamavano la freccia di Caltignaga … ma limitarne l’estro, l’intuizione e la velocità di gioco ad un paesino (con tutto il rispetto per i suoi abitanti) di 2000 anime è limitante; Renato Gavinelli, assieme a tanti che se ne sono andati (e pochi che sono rimasti), ha scritto la storia di uno stadio che ha scaldato i cuori di una generazione che continua, con stucchevole ostinazione, a coltivare il culto di una memoria ormai perduta.

Gavinelli con la maglia del Novara

Quando arrivava con la sua BMW serie 2 (ed a quei tempi non ce n’erano tante) all’allenamento con i Ray-Ban ed i basettoni dentro il vecchio stadio di via Alcarotti sembrava quasi bello nonostante la sua figura esile; due saluti indialetto (erano parecchi i giocatori che legavano la loro vita a Novara ) ai pochi tifosi ragazzi o anziani che li aspettavano) e poi dentro a cambiarsi per riapparire, dopo pochi minuti, in quel campo che sembrava sconfinato e bellissimo.

Quasi 200 partite (oggi ne varrebbero almeno il doppio) con lo scudetto rosso crociato sul petto, tante corse sulla fascia destra imbeccato a volte da Carrera o da Giannini per poi rimettere in mezzo la palla per gli Enzo, gli Jacomuzzi, i Bramati o i Gabetto di turno.

Di gol non ne fece tanti ma ne ricordiamo uno, era primavera (chissà contro chi giocava il Novara .. boh … ma era serie B) l’aria era tiepida e, verso la curva dei Commandos, tirò una punizione dal vertice basso dell’area, vicino al corner, direttamente in porta, segnando.

I tifosi novaresi che lo video, si porterò certamente questo frammento di ricordo prima di addormentarsi perché il Gavinelli ha contribuito a rendere felice quella gioventù.

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