Nacque con i colori nerazzurri dell’Inter cuciti addosso, quasi fosse un predestinato visto che abitava a due passi da Appiano Gentile. Poi è diventato una delle bandiere e degli uomini-simbolo del Venezia dalla fine degli anni ’60 fino a metà del decennio successivo. In laguna ha poi trovato casa, mettendo radici anche dopo aver smesso di giocare.
Il calcio veneziano, e non solo, piange la scomparsa di Bruno Bianchi, bomber dei neroverdi dal 1969 fino al 1975, con la cui maglia ha totalizzato 192 presenze in Serie C segnando ben 43 reti, (numeri riferiti solo al campionato, a cui poi andrebbero aggiunti quelli di Coppa Italia, amichevoli e altri competizioni). Bianchi è morto per un improvviso malore che lo ha colto nella sua casa di Mestre, a pochi giorni dal suo compleanno: il 27 novembre avrebbe infatti compiuto 77 anni.
Nato ad Olgiate Comasco, ha sempre mantenuto vivo e profondo il suo legame con la città natale, confinante proprio con Appiano Gentile, dove ha sede il centro sportivo dell’Inter. In gioventù studiò al collegio “Gallio” di Como, dove le sue abilità calcistiche vennero subito notate sia dall’Inter che dal Milan, le due squadre principali della Lombardia, che se lo contesero come in un derby meneghino. Nel calcio di una volta, senza procuratori, più sano, semplice e genuino rispetto a quello attuale, le decisioni, anche sui trasferimenti, venivano prese dalle famiglie. Fu abbastanza scontato, per la famiglia Bianchi, dunque preferire il neroazzurro al rossonero.
Per il giovane Bruno iniziò così l’avventura all’Inter dove rimase dal 1965 al 1967, militando però nella seconda squadra, vista anche la giovane età, e partecipando al campionato delle “riserve” che una volta esisteva per permettere soprattutto ai grandi club di far ruotare l’intera rosa a disposizione. Era l’epoca della Grande Inter della doppietta Coppa Campioni e Intercontinentale. Lui sarebbe stato il sostituto naturale di Jair, per ruolo e posizione in campo, campione quasi inarrivabile che perciò lo “chiuse” lasciandoli ben poco spazio. Molti anni dopo, però, fu Helenio Herrera in persona, durante la presentazione di un libro a Venezia, a dire che Bianchi era stato uno dei giovani più forti che il “Mago” avesse visto in circolazione.
Dall’Inter passò in prestito al Como in C, poi in prestito al Rapallo, quindi arrivò in laguna a titolo definitivo nel 1969. Giocò in maglia neroverde fino al campionato 1975, con la sola eccezione della stagione ‘72-‘73 quando andò in prestito all’Alessandria di Pippo Marchioro. Quell’anno vinse la prima edizione della Coppa Italia di serie C. Dopo aver smesso di giocare, fu assunto in banca.