Capitano dei capitani
Nov 5, 2024

Una vita dedicata alla Cremonese. Dal settore giovanile, alla prima squadra alla panchina delle giovanili fino al 1997. Stiamo parlando di Luciano Cesini da Piadena, la bandiera grigiorossa per antonomasia. 436 presenze con la maglia della Cremonese, che lo rendono il giocatore più presente di sempre. Appesi gli scarpini al chiodo è diventato allenatore dei più giovani, vincendo con la Primavera una Coppa Italia, un Trofeo Dossena e arrivando in finale per la conquista dello Scudetto.

Dopo i primi anni alla Danilo Martelli di Piadena tra Allievi e Seconda Categoria, nel 1966 è arrivato alla Cremonese (insieme a Mondonico) legandosi ai colori grigiorossi per tutto il resto della sua carriera. Ha vinto per ben due volte il campionato di D (il primo dei quali nella “Cremonese dei Cremonesi”) e nel 1977 anche quello di C. Nelle ultime due stagioni ha avuto così l’emozione di giocare in cadetteria con la maglia della Cremo.

Nella Cremonese 1972-’73

Luciano Cesini era un ottimo difensore, di quelli old style. Poco propenso al gol (7 reti) ma bravo nelle marcature. Arcigno ma corretto infatti non è mai stato ammonito in carriera. Oltre al calcio è stato anche un calciatore impegnato. Per anni ha fatto il consigliere comunale e il segretario comunale del PCI nella sua Piadena dando sempre il massimo come in campo.

GLI INIZI E LA CONSACRAZIONE

Luciano Cesini da Piadena approda giovanissimo al settore giovanile della Cremonese. Dopo anni passati con tutte le selezioni grigiorosse, ecco che nel 1966 arriva la chiamata con la prima squadra. Il difensore collezionerà sette presenze ma la squadra retrocede in D. Dopo qualche anno i grigiorossi ripiombano nel baratro della Quarta Serie. Il presidente Maffezzoni è stanco e lascia l’incarico a Domenico Luzzara. La fine degli anni ’60 coincide con un’altalena fra Serie C e Serie D, ma corrisponde anche alla consacrazione di Cesini. Il biondo piadenese è un difensore vecchio stile: non tira mai indietro la gamba, è arcigno e combattiero ma senza esagerare con gli eccessi.

Cremonese–Verbania 1972-’73. La colonna grigiorossa Luciano Cesini in uno scatto da velocista
Cesini sulle figurine “Panini”

ALTALENA DI EMOZIONI

Gli anni passano e Luciano vive mille emozioni con indosso la maglia grigiorossa. Si passa dallo spareggio perso contro il Marzotto (che segna l’ennesima retrocessione in Quarta Serie) agli inediti derby contro la Leoncelli (il primo, tra l’altro, perso 2-1 in casa) fino ad arrivare al ritorno in B dopo quasi trent’anni di assenza. Nel mezzo, tante battaglie, tanti avversari tallonati, tante botte prese e tante vittorie: Cesini diventa il capitano di una squadra che ha voglia di ritornare grande come all’inizio della sua storia. E dopo tanto sudore, come detto, arriva la promozione in B. Nel 1976 i grigiorossi iniziano una cavalcata vincente che culminerà con il ritorno in Purgatorio dopo tante stagioni. La difesa subisce solo 18 gol ed è la migliore del girone: ed il merito va soprattutto a lui, al biondo difensore con la Cremo nel cuore.

LA FINE DELLA CARRIERA

La cadetteria dura soltanto una stagione, ma Cesini si toglie lo sfizio di esordire giocando alla fine trentaquattro gare di campionato. La sua carriera è però agli sgoccioli e, dopo un nono posto ottenuto nella stagione 1978-‘79, Luciano appende le scarpe al chiodo ponendo la parola fine su un ciclo durato dodici anni. Tuttavia, come tutte le bandiere che si rispettino, la sua avventura in grigiorosso non termina dopo il ritiro dall’attività agonistica. Cesini diventa il tecnico della Primavera della Cremonese. Dopo anni di gioie e dolori, nel 1987 arriva

In un undici della “Cremo” nel campionato 1970-’71

il primo prestigioso trofeo: la Coppa Italia Primavera. La squadra dell’ex difensore grigiorosso asfalta in finale il Como (4-0 all’andata, 0-0 sulle rive del lago) e porta a casa una coppa ancora oggi molto ambita. In quella squadra giocavano Turci, Gualco, Lombardo, Pedretti, Galletti e Ferraroni: tutta gente che farà la storia della Cremonese. Nel 1990 la Primavera sfiora anche la vittoria dello Scudetto di categoria, ma la Roma di Muzzi e Giannini è troppo forte. Ciò che conta è che la Cremo è una fucina di talenti e Cesini è il maestro di un’orchestra veramente sorprendente.

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