“Potete ingannare tutti per qualche tempo o alcuni per tutto il tempo. Ma non potete prendere per i fondelli tutti per tutto il tempo” (Abraham Lincoln).
Ha allestito non una squadra, ma una corazzata con gente da serie A: Braglia in porta, Gelsi a centrocampo, Rocco Pagano a furoreggiare sulla fascia destra per le punte che sono Cornacchini e Traini. All’inizio di quel campionato di serie C1 1992 – ’93 sono considerati gli intrusi, come gli Harlem Globetrotters. Poi faticano anche a tenere la terza piazza. Per la cronaca vanno su le prime due. Il presidente Luciano Gaucci è uno che non bada a spese. Un ex-braccio destro di Dino Viola, uno che subisce suggestioni da vari ambienti, tanto che nelle Marche ha messo su una scuderia di cavalli che con Tony Bin ha vinto l’Arc de Triomphe. L’anno scorso il suo Perugia è arrivato terzo e lui ha cacciato via un paio di allenatori. Uno dei due è Giuseppe Papadopulo , congedato così: “Mister non ho mai fatto nella mia carriera di imprenditore una telefonata così brutta e amara. Pur considerandola un professionista di primissimo livello e con qualità umane notevoli , mi vedo costretto ad interrompere il nostro rapporto di lavoro. Ho una mentalità diversa dalla sua. Mi dispiace . Auguri”. Papadopulo risponde che non ha mai avuto un rapporto con Gaucci, ma solo una sorta di “colpo di fulmine a rovescio, forse per una questione epidermica”.
E la strade di Papadopulo e Gaucci si rincrociano subito. Il tecnico non rimane disoccupato. A fine stagione, lo recluta l’Acireale per un campionato tranquillo. Poi in dieci giornate si ritrova in testa, imbattuto e con una piccola città intorno che sogna. Perché la serie B lì non l’hanno mai vista. Potrebbe essere la squadra rivelazione che si squaglia alla distanza , ma non è il caso dell’Acireale. Si lavora ai fianchi l’avversario senza concedere troppo alla platea. Anche qui c’è gente che ha fatto la serie A, ma staziona spesso in panchina: Papadopulo preferisce i giovani come Favi e Manetti.
Uomo simbolo della squadra è però Orazio Sorbello, nato qui e cresciuto con i granata. E’ stato delantero da categoria superiore . Adesso, a trentatrè anni, forse non ha più la progressione dei bei tempi, ma è un meraviglioso centroboa e in area non sbaglia un colpo . Accanto a lui Santino Nuccio , che ha solo un anno in meno e ha assaggiato il grande calcio col Napoli di Savoldi, per poi rotolare nell’anonimato. L’Acireale edifica la seconda miglior difesa del torneo su una coppia centrale in cemento armato, Infantino – Migliaccio e con Carmine Amato in porta. L’unica domenica del girone d’andata in cui ne prendono tre è nel derby col Giarre. Quello allenato dal signor Gian Piero Ventura. Ma alla fine le parate plastiche di Amato e le incornate di Sorbello fanno 3-3.
LE CORNACCHIE
L’Acireale e il Perugia stellare di Gaucci danno vita a un duello per il secondo posto che dura mesi, dentro e fuori dal campo e termina solo in piena estate. Il primo scontro diretto è in Umbria. I siciliani giocano con piglio sicuro e vanno in gol con un missile terra-aria di Donato Cancelli. E’ il gol della vittoria. Al novantesimo Papadopulo le manda a dire : “Mi avevano liquidato come un rottame. Oggi ho dimostrato quanto valgo e sono felice”. La giornata però non è finita. Perché a un chilometro dallo stadio, il pullman dell’Acireale viene assaltato da un gruppo di sedicenti tifosi del Perugia, capeggiati, pare, da Alessandro Gaucci, figlio del presidente. Rimangono feriti due calciatori acesi, il massaggiatore e un dirigente. Un’imboscata. Qualcuno dice che per miracolo non ci è scappato il morto. E non ci sono le scuse. La partita decisiva dell’intero campionato è però Siracusa – Perugia, del 25 aprile 1993. Ma tutto pare che si decida tre giorni prima. Perché Luciano Gaucci, proprio lui, il presidente del Perugia, decide di recarsi a pranzo a casa dell’arbitro designato per l’incontro: si chiama Emanuele Senzacqua.
“Incontro casuale” dirà il presidente, ma è una bugia: ci sono le telefonate che lo smentiscono. Nel novembre precedente la scuderia di Gaucci aveva già venduto (o regalato) un cavallo al suocero dell’arbitro che è un allevatore. “Al termine di una gara con il Nola, l’arbitro Senzacqua mi aveva avvicinato e mi aveva chiesto se fossi disposto a vendere altri cavalli a suo suocero , proponendomi di incontrarci nel suo paese natale, Petritoli nelle Marche. Io e il mio avvocato accettammo, cogliendo l’occasione per trascorrere una giornata di relax”.
Si vedono infatti in marzo nella trattoria “Le Cornacchie” per contrattare la cessione del cavallo, Veier . Costo : quindici milioni di lire. La trattoria quel giorno apre solo per loro. E i testimoni aggiungono che Gaucci e Senzacqua si danno del tu. Il cavallo arriva dall’Inghilterra. Il 20 marzo a Roma, l’arbitro Senzacqua, il padre e il suocero lo vanno a prendere . Un mese dopo, il pranzo incriminato a tre giorni dalla partita : “L’arbitro ha insistito . Io non volevo andare”. E forse Senzacqua insiste davvero anche perché Veier non è stato un grande affare: è morto dopo soli tre giorni e nessuno ha mai tirato fuori quei quindici milioni.
In quel pranzo, Gaucci dice che non si parlò di calcio, ma solo della sostituzione di Veier con un altro cavallo, di nome Hatith . Costo ancora 15 milioni, of course. Tre giorni dopo, l’arbitraggio di Senzacqua viene universalmente definito a senso unico: pochissimi calci di punizione a favore del Siracusa, tranne uno che blocca un’azione d’attacco al limite dell’area. E tantissimi a favore del Perugia. Come quello, assai dubbio, che permette il pareggio di Gelsi. L’Acireale ha la scorza dura , come il suo tecnico: recupera , è avanti di un punto. E c’è lo scontro diretto in Sicilia. Papadopulo annusa: “Faremo l’impossibile per regalare questo sogno ai tifosi. L’Acireale non teme nessuno, anche se qualcuno ha provato a indurci alla resa prima di scendere in campo. Temo soltanto i fattori esterni e spero che l’arbitro sia all’altezza della situazione”. Infatti il Perugia è già molto chiacchierato. Si parla anche di lettere e telefonate anonime.
In gran segreto qualche calciatore viene interrogato dagli ispettori. Maxi-schermo pronto in Piazza Duomo per quelli che non possono entrare. Va in loop l’inno dell’Acireale. Il vecchio stadio Comunale pieno due ore prima dell’inizio. I tifosi perugini hanno un loro spazio , ben delimitato: d’altronde sono addirittura una ventina. Una palla gol per Nuccio e un palo di Cornacchini. E’ uno 0-0 . Poi il Perugia riguadagna il punto. Chiudono insieme a quota 44 . E Gaucci premia l’allenatore Novellino cacciandolo e affidando la squadra a Castagner. Forse la differenza tra Acireale e Perugia è tutta qui. Sarà spareggio.
LA GARA
L’appuntamento è fissato per il pomeriggio di mercoledì 2 giugno. Spalti gremiti. C’è il promettente Hatith che corre alle Capannelle e l’allegra compagnia che deve definire la nuova presunta transazione. Ai Senzacqua serve una prova della buona salute di Hatith. E il quadrupede arriva terzo su cinque , vincendo tre milioni. Gaucci gongola. Ma il terzo posto di Hatith convince altri due potenziali acquirenti, che si avvicinano a Senzacqua e rilanciano con una grossa cifra: si può fare. In realtà, sono due collaboratori dell’ufficio indagini della Federcalcio. Improvvisamente Senzacqua nega tutto: dice che il cavallo non è suo. Poi prova a scappare e si nasconde in una zona dell’ippodromo riservata agli addetti ai lavori. L’indomani in una caserma dei carabinieri dice “sono confuso”. Per gl’inquirenti è una passeggiata di salute. Non ci sono intercettazioni con frasi di gergo o messaggi in codice. Né incontri furtivi o emissari . Nemmeno bustarelle per mani guantate, nè lire fruscianti dentro squallide valigette. Tutto alla luce del sole, quasi ostentato. Un illecito dai contorni esotici, con un tocco di noir che guasta quel clima vagamente sospeso tra la Stangata e la Mandrakata. Qualche giorno dopo, infatti, correndo ad Agnano, Hatith si frattura una zampa e viene abbattuto.
Il procuratore Cesare Martellino dice che “il rapporto tra Gaucci e Senzacqua è anomalo. Perché un personaggio come Gaucci non tratta brocchi e non si capisce perché sia intervenuto personalmente; inoltre il rapporto è tra un presidente di società e un arbitro che dirige nella stessa categoria. Da parte dell’arbitro c’è stata una specie di concussione: è un matrimonio di interesse e lui poteva trarne vantaggio perché poteva far pesare il suo ruolo”. “Retrocedere la squadra per un pranzo. Onestamente mi sembra eccessivo”. Gaucci prova a essere credibile, dando le dimissioni. Non se ne accorge nessuno. Neanche lui. Poi si presenta in aula e chiede rispetto. “Il primo cavallo che ho venduto al suocero di Senzacqua non correrà mai: è un brocco. E poi non sapevo nemmeno di averglielo venduto. Non ricordo nemmeno come si chiama”. Parla di processo politico e di un complotto messo in piedi dalla Federcalcio nella persona di Antonio Matarrese . Anche a lui, Gaucci dice di aver regalato un cavallo. Alla presunzione d’innocenza subentra solo la presunzione. “Questo è un calcio corrotto . L’ottanta per cento delle partite lo sono”. Ormai è in balia di se stesso. La sua deposizione viene ritenuta ininfluente. Forse si dà definitivamente all’ippica. D’altronde dice sempre: “Meglio i purosangue dei calciatori. Sono meno esosi e poi non hanno procuratori”.
Alla fine brandisce amicizie nientemeno che con Giulio Andreotti e il cardinale Angelini. Che a quei tempi pare valessero almeno un quinto posto in classifica (ma con i due punti per la vittoria). L’interrogatorio di Senzacqua dura un ora e ventisei minuti. Occhiali scuri e sulla difensiva, provando a dissimulare un evidente disagio. Nega, farfuglia , si rimangia dichiarazioni, nega ancora e poi conferma. Forse è vero che l’isteria non è mai da una parte sola. E alla fine anche lui minaccia gl’inquirenti: “Sono stato interrogato nella caserma dei Carabinieri del mio paese dall’una di notte alle sei e trenta della mattina. Questa storia non finisce qui “. E le minacce sortiscono subito effetti concreti. Alle 19.47 di venerdì 9 luglio 1993 alla sede dell’ Acireale arriva un fax: i tifosi possono scatenarsi. Per la prima volta nella storia è serie B. L’Acireale non dispone dei mezzi del Perugia. Non c’è ancora uno stadio da cadetteria. Quello nuovo è un cantiere. Non può nemmeno accogliere la Juve o il Milan in amichevole. Gli highlights che fanno il giro d’Italia sono unici, con la telecamera in curva anzichè in tribuna. L’incasso domenicale si aggira tra i dieci e i quindici milioni di lire: il prezzo di un buon cavallo, direbbe Gaucci.
Su Papadopulo getta un’ombra di illecito il presidente dell’Ischia , ultima in classifica. Ma è uno con la fama del pataccaro e riesce soltanto a consolidarla. La festa ad Acireale non si ferma. Tra i calciatori ci sono anche i signori Corrado Vaccaro, Calogero Breve e Riccardo Chico, detto “il professore”: sono quelli delle tre promozioni in cinque anni, dal polveroso Interregionale alla serie B.Papadopulo voleva andar via. Era pronta una squadra di A: alla fine cambia idea. “A tavolino si vince solo a carte. Ma l’Acireale ha meritato la B sul campo”. Piange di gioia e non c’è nessuna vendetta. Almeno così dice.
Ernesto Consolo
Da Soccernews24.it