Il fedele rappresentante del vecchio “inganno” argentino nel calcio
Ott 27, 2024
Elmo Bóvio nel Peñarol

Da quando è stato introdotto il calcio in Brasile, abbiamo avuto personaggi molto interessanti, come Elmo Bóvio. Centravanti argentino, un catimbeiro, furbo e opportunista,  approfittando del suo fisico imponente, spiazzava sempre i portieri durante i calci d’angolo. Giocò per il Palmeiras e il San Paolo e uno dei suoi momenti più curiosi avvenne durante una partita del São Paulo contro il  Portuguesa nel 1953. Il portiere del Lusa era un giovane con il fisico di un sollevatore di pesi, chiamato Lindolfo, che aveva un forte autocontrollo. Non era il tipo da cadere nella trappola di Bóvio che, a sua volta, già si sentiva a disagio, poiché nulla irritava Lindolfo che, pur dotato fisicamente, non si lasciava condizionare nalla sua area di gioco. Incapace di sopportare un simile avversario, Bóvio ha avuto un’idea brillante e ha detto a un compagno che avrebbe messo fine alla posa “piuttosto carina”. Sul primo calcio d’angolo si è piazzato alle spalle del portiere e mentre stava per saltare ha infilato un dito nel… diciamo… punto critico della difesa. Calcolate lo choc e il rimprovero di Lindolfo, pesantemente vessato dal pubblico femminile. Si voltò e quasi stese il temerario.

Risultato: nonostante avesse perso un dente, l’argentino è stato estremamente felice, perché ha eliminato il portiere dal gioco ed è riuscito a ribaltare il risultato, cosa sfavorevole al San Paolo. Non dimentichiamoci che a quei tempi non esistevano le sostituzioni e il Portuguesa doveva improvvisare un esterno per la porta.

Bovio, nato a Junín, provincia di Buenos Aires (Argentina) nel 1925, giocò per la prima volta in un club professionistico al Sarmiento de Junín. Era noto per la sua qualità tecnica e, allo stesso tempo, per la sua innegabile capacità di segnare gol.

Inter 1946-’47. da sinistra: Bibiano Zapirain, Bóvio (con il caratteristico baschetto) e Alberto Cerioni

Dopo essersi affermato nel calcio argentino, ha avuto l’opportunità di giocare per un club molto famoso in un paese vicino. Il giocatore è stato infatti ingaggiato dal Penãrol di Montevideo. Ha vissuto anche periodi (come accennato in precedenza) a San Paolo e al Palmeiras. Ha giocato anche per il Bangu a Rio de Janeiro, al fianco di Zizinho, e per un grande club europeo, l’Inter.

Siamo nel 1946, al porto di Genova sbarca il piroscafo Giamaica partito da Montevideo con cinque oriundi destinati a  vestire la maglia nerazzurra: Ceroni, Pedemonte, Volpi e Zapirain e Bóvio.

Bóvio in azione, a sinistra, e Zapirain con la maglia nerazzurra dell’Inter

Il quintetto fa fatica ad affermarsi, si fa umiliare nel derby, Bóvio soffre il clima freddo, gioca con un buffo baschetto in testa e spesso transitando davanti alla panchina tira qualche nota di sigaretta. L’Inter di Carlo Carcano stenta e ha una media disastrosa, alla fine Bóvio torna nell’America del Sud, dopo aver giocato appena dieci partite e realizzato comunque cinque gol, uno dei quali al Grande Torino.

Nel Palmeiras, anno 1949

Baffi indefettibili, Bóvio è stato il protagonista del Palmeiras in due vittorie molto importanti: il Paulista del 1947 e il titolo di campione del Brasile del 1948. Per chi non lo sapesse, questo titolo onorifico è stato conteso più volte e ha sempre messo di fronte il campione di San Paolo e il campione di Rio de Janeiro dell’anno precedente. Significativa la media dei gol segnati da Bóvio con la maglia del Palmeiras: 0,78 a partita giocata. E il dettaglio più interessante è che non è sempre stato lui il punto di forza dell’attacco della squadra. In diverse partite ha ceduto il suo posto a Lima, il “Golden Boy”, e ha giocato un po’ più in profondità, a centrocampo sulla destra.

Da sinistra a destra: Gersio Passadore (accovacciato), il portiere Laércio (in piedi) e Bóvio (in piedi). Seduto, un giocatore non identificato

Dopo un tour europeo infruttuoso alla fine del 1949, Bóvio si scontrò con la dirigenza e fu ceduto al San Paolo. È stato terribile, perché gli acquisti fatti dalla squadra per sostituire l’ex titolare non hanno funzionato: i centravanti Abelardo, Ieso Amalfi e Washington non hanno dato ciò che ci si aspettava da loro.

Successivamente è stato acquistato dall’América di Cali e al termine del suo contratto è tornato nella sua città natale. Un anno dopo ha concluso la sua carriera da calciatore.

Mario Bocchio

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