10 settembre 1985, il giorno in cui Stein è morto e il mondo del calcio ha pianto la perdita di una delle sue figure più grandi.
Il popolo del Celtic Glasgow ha sempre avuto un’affinità speciale con Stein, prima come giocatore negli anni ’50 che aveva contribuito a vincere la Coronation Cup e il Double nel 1953-‘54, e poi come il manager che ha inaugurato un’era d’oro per il club cattolico, a livello nazionale e in Europa dove, nel 1967 raggiunse il successo nella Coppa dei Campioni.
Il leggendario capitano del Celtic, il grande Billy McNeill, disse del suo manager: “Lisbona non sarebbe stata possibile senza di lui. Se Jock Stein non fosse venuto al Celtic in quel momento, il club si sarebbe semplicemente arreso. Prima c’era Jimmy McGrory, ma Jock ha portato un diverso approccio. Posso onestamente dire che all’epoca avremmo potuto vincere la Coppa scozzese, ma ciò che sicuramente non sarebbe accaduto era il volume di trofei e successi che sono seguiti dopo, e questo dipende dal Grande Uomo. Per me, il moderno Celtic avrà sempre un grosso debito a Big Jock per quello che ha fatto”.
John Stein, nato il 5 ottobre 1922, divenne noto in tutto il mondo come Jock e riconosciuto come il miglior manager che la Scozia abbia mai prodotto. Per fortuna del Celtic ha forgiato la sua reputazione nell’East End di Glasgow, ed è difficile immaginare come il club si sarebbe sviluppato, o no, senza l’arrivo di Stein nel 1965. A quel punto si era già affermato come manager di notevole promessa, avendo guidato il Dunfermline Athletic a un trionfo della Coppa scozzese nel 1961, quando sconfisse proprio il Celtic, prima di trasferirsi all’Hibernian.
Ma fu a Celtic Park che si guadagnò davvero la sua reputazione mentre, a sua volta, contribuiva a rendere moderno il Celtic. Era nato a Earnock in mezzo alle miniere di carbone circostanti del Lanarkshire e, per com’era, apparve quasi immediatamente destinato ad andare oltre a quelle miniere che attraversavano il paesaggio desolato. Quegli anni in miniera hanno contribuito a plasmare l’uomo che sarebbe diventato, ma c’era qualcosa che lo ha fatto distinguere dal resto dei minatori che si sono fatti strada tra le cuciture del carbone. Era abile con un pallone da calcio – non così eccessivamente, non sarebbe stato il più grande calciatore che i campi del Lanarkshire abbiano mai prodotto – ma sarebbe sicuramente diventato il più grande allenatore di sempre ad emergere da quell’ambiente.
Ha avuto una carriera da giocatore piuttosto semplice, anche banale, iniziata quando scambiò i campi del Lanarkshire con la maglia dell’Albion Rovers, per poi risentire l’odore delle miniere del Galles quando giocava nel Llanelli. Una carriera banale, sino a quando il tecnico delle riserve del Celtic Jimmy Gribben, alla ricerca di un giocatore maturo per aiutare la sua squadra, si ricordò di lui. Ha firmato per il Celtic nel 1951, praticamente come centrocampista di quarta scelta e il destino è stato benevolo quando Jock Stein si è trovato improvvisamente nella prima squadra. Non solo rimase al suo posto, ma Lady Luck gli sorrise di nuovo quando Sean Fallon suggerì che Stein fosse nominato capitano.
La fortuna attraversò ancora una volta il Celtic Park quando Stein subì un infortunio alla caviglia. Quell’infortunio arrivò il 31 agosto 1955, appena quattro giorni dopo, il 4 settembre, fu giocata la prima partita di Coppa dei Campioni con lo Sporting Lisbona, bianco e verde, che affrontò il Partizan Belgrado all’Estadio Nacional di Lisbona. Il recupero dall’infortunio alla caviglia si rivelò impossibile. Convinse il club ad acquistare il campo di allenamento di Barrowfield e si mise ad allenare i giovani, molti dei quali sarebbero assurti agli onori della storia dieci anni dopo a Lisbona.
Tuttavia, il calcio delle riserve non era per lui. Andò al Dunfermline, dove riuscì anche a sconfiggere il Celtic nella finale della Coppa scozzese nel 1961, e poi all’Hibernian prima che la chiamata arrivasse ancora una volta da Celtic Park nel 1965. Ciò che seguì sarebbe stato considerato “Fantasy Football” , che cancellò la lunga sofferenza per gli anni sterili di successi. Nove campionati tutti di fila, otto Coppe scozzesi e sei Coppe di Lega, ma forse l’aspetto più significativo del Celtic di Stein rimane quello di essere temuto in tutta Europa.
L’apice di tutto fu quel 2-1 sulla Grande Inter, nella finale di Coppa dei Campioni del 25 maggio 1967 a Lisbona. Il successo fu sorprendente quanto inaspettato, e rappresenta ancora il periodo più grande della storia del club. Ci sono tre epoche riconosciute nella storia del Celtic: i decenni di successi della prima epoca, gli anni del declino e il ritorno alla gloria. Se non fosse stato per Jock Stein, i cattolici di Glasgow potrebbero ancora benissimo essere nella seconda fase e non sapere se mai sarebbero capaci di uscirne. L’impatto di questo uomo sul Celtic si fa ancora sentire ed è giusto e appropriato che un monumento permanente a Jock Stein si trovi all’esterno dell’entrata principale del Celtic Park. La statua – Jock che tiene in mano la coppa dalle grandi orecchie- suona anche come promemoria per le giovani generazioni.
Mario Bocchio