«Il calcio mi ha dato tanto, ho giocato con campioni come Riva, Domenghini, Nené, Greatti, Cera, con Pulici, Graziani e Claudio Sala, il poeta del gol, con con Elkiaer, Di Gennaro e Verza»
L’inizio della storia di Renato Copparoni sa di romantico: inizia da centravanti della squadra giovanile della Monreale di San Gavino e si trasforma in portiere per difendere un suo gol contro il Santos Pirri, nella finalissima regionale giovanile, anno 1964. In porta poi ci resta, esordisce a 16 anni in Seconda categoria e dopo due mesi si ritrova riserva di Albertosi nel Cagliari anno 1969-’70, quello dello scudetto.
«Reginato era infortunato, Tampucci non aveva ancora firmato il contratto, nelle prime due partite di quell’anno, in Coppa Italia contro Palermo e Catania, fui portato in panchina dall’allenatore Manlio Scopigno. Non avevo neanche compiuto 17 anni».
Dopo 40 anni di calcio (prima portiere nel Cagliari, nel Torino e nel Verona, poi tecnico nella Lazio e nel Foggia) il ritorno in Sardegna.
Negli annali del calcio viene ricordato come il primo portiere italiano ad avere parato un rigore a Diego Armando Maradona.
La data fatidica era il 2 marzo 1986, quando si giocava l’ottava giornata di ritorno del campionato di serie A. Al San Paolo si affrontavano Napoli e Torino, con i granata sotto di 3 gol dopo essere passati in vantaggio, quando l’arbitro Magni assegnò un rigore ai padroni di casa.
Sul dischetto Maradona, che mai fino ad allora aveva fallito un penalty in Italia. Copparoni, che era cresciuto calcisticamente nel Cagliari, all’ombra di Albertosi e Reginato, si mosse soltanto all’ultimo, deviando in angolo il tiro del numero dieci.
Fu il momento migliore del numero uno, che in quella stagione difese 21 volte la porta del Toro per un infortunio del primo portiere, Silvano Martina, attuale procuratore di Buffon. In granata dal 1978 al 1987, dopo cinque stagioni al Cagliari con cui aveva debuttato in serie A, l’anno dopo finì al Verona, dove chiuse la carriera dopo una sola stagione.
Guarda anche