Di anni ne sono passati, ma lui ha sempre quello sguardo da lottatore che lo ha fatto diventare il nemico numero uno per il popolo grigio. Stiamo parlando di Attilio Fait, lo storico capitano del Casale. Ha ancora i baffi di un tempo, che nello sforzo del gesto atletico lo facevano sembrare ancora di più un duro, proprio come nella tradizione dei film western.
Classe 1950, detiene il record di presenze in maglia nero stellata, 327 ma ci sono da calcolare anche quelle con la Junior, che poi si fuse con lo stesso Casale.
“Dodici anni di Casale sono tanti, così come numerosissimi sono i ricordi legati a ogni stagione, soprattutto alle sfide con l’Alessandria – esordisce lo storico leader nell’aprire l’album dei ricordi -. Erano partite nelle quali trovavi più stimoli, soprattutto perché giocavi davanti ad un pubblico numerosissimo. Odio per i Grigi? No, direi solo una accesa rivalità e da parte nostra c’era un grande rispetto per gli avversari in maglia grigia. Una volta diventato allenatore, io ho addirittura lavorato nelle giovanili dell’Alessandria”.
Fu soprattutto con il tecnico Guido Vincenzi che Fait trascorse quattro anni indimenticabili, con la famosa partita con l’Udinese che pose fine all’imbattibilità di una squadra che non perdeva da circa due anni.
“Ma ripeto, le sfide con l’Alessandria non solo fanno parte del patrimonio personale di chi vi ha preso parte, ma dal mio punto di vista anche dell’intero patrimonio del calcio italiano. Io cattivo? Non sono d’accordo con questa definizione. Mi sono sempre impegnato sino alla morte, ero un grintoso e non mollavo mai, ma non sono mai intervenuto direttamente per fare male all’avversario?” ancora Fait.