26 maggio 1960, una città non capoluogo di provincia ammessa in Serie A. Per la prima volta nella sua storia, il Lecco staccava il biglietto per accedere all’Olimpo del calcio italiano: era il traguardo sognato, e poi raggiunto con estremo merito, dalla squadra allestita dal Presidentissimo Mario Ceppi, che vide in Angelo Piccioli l’uomo giusto per guidare un gruppo dal grande talento, pronto per spiccare il grande salto dopo un anno di apprendistato in cadetteria e rinforzato con alcuni acquisti di grande spessore in fase di calciomercato estivo.
I blucelesti duellarono a lungo con Torino, Catania e Triestina, ma il 26 maggio 1960 fu il giorno del giubilo: al “Mario Rigamonti” il pericolante Venezia cadde sotto i colpi di Gotti, Savioni e Fontanot, permettendo alle Aquile di stappare le bottiglie di spumante.
Si trattò del culmine di un progetto che vedeva già in cantiere l’espansione dello stadio comunale per volontà del futuro sindaco Alessandro Rusconi: fino a 22mila cuori blucelesti avrebbero battuto contemporaneamente per le sfide alle grandi del calcio nazionale grazie al politicamente molto discusso progetto Meschi.
Lecco festeggia la serie A
Torniamo a noi: nel pomeriggio di giovedì 26 maggio sono la punizione a foglia morta di Glauco Gilardoni, la botta secca di Marco Savioni e il rasoterra di Franco Fontanot a regalare il sogno più grande a Ceppi e alla città intera. Le ultime due apparizioni con Parma (1-1) e Catanzaro (2-0) permisero al Torino di vincere il campionato con un punto di vantaggio.
La stampa sportiva, e non solo, sottolineava il “miracolo” di una città di provincia che entrava tra le stelle della massima serie calcistica nazionale. Lecco aveva superato i 46.000 abitanti; soffiava più che mai il vento gagliardo del boom economico, che provocava un benessere crescente di piena occupazione e di eccezionale attività industriale.
Mancavano alcuni giorni alla festa della promozione, quando le prime bandiere blucelesti con la scritta gigante A venivano posizionate nel centro cittadino, in particolare presso il caffè Commercio di piazza XX Settembre, noto ritrovo di dirigenti, giocatori e tifosi blucelesti, ed anche presso il bar Cristallo, sul lungolago. I vessilli aumentarono di numero nei giorni seguenti e vennero anche affiancati da bandiere tricolori, omaggio di saluto per i bersaglieri della Lombardia, che sarebbero giunti a Lecco lo stesso fine settimana per un raduno accompagnato dal suono festoso delle fanfare dei fanti piumati. La centrale operativa del raduno venne collocata nell’ormai abbandonato edificio solo di piano terra che c’era all’angolo di via Cairoli con viale Dante, di fronte al collegio Volta, che aveva visto la Trattoria Pesa, il negozio di frutta e verdura della Cecchina, il parrucchiere Odille e l’ultimo maniscalco, con ferro per i cavalli, sul tratto antistante il Volta. La bassa costruzione era pronta alla demolizione per realizzare l’area sulla quale sarebbe sorto il nuovo complesso delle Poste e degli Uffici finanziari, inaugurato ufficialmente dal presidente Aldo Moro nella visita a Lecco di fine febbraio 1969.
La partita casalinga con il Parma fu un’apoteosi per i blucelesti chiamati prima della gara a percorrere tutto il perimetro laterale del terreno di gioco, accompagnati da vibranti applausi e dal lancio di fiori. Alla fine dell’incontro vi fu un’invasione di campo con lo stendardo della società, portato dal super bluceleste Ulisse Monetti, con altre bandiere e vessilli. La partita si concluse in parità, con una rete di Gilardoni e con quella del Parma segnata da Fracassetti. Quest’ultima marcatura merita di essere ricordata 60 anni dopo, perché nel tripudio di un Lecco promosso in Serie A nessuno menzionò il singolare caso di Giovanni Battista Fracassetti, nativo di Ponte San Pietro, che aveva giocato nel Lecco nel campionato 1951-’52, con venti incontri e una rete contro l’Alessandria. Quel giorno Fracassetti segnò forse quella più importante della sua carriera, proprio sul terreno amico di un tempo del vecchio Cantarelli. Il pareggio ottenuto a Lecco consentì infatti al Parma di rimanere in serie B e di evitare gli spareggi di fine campionato, che coinvolsero altre squadre, per evitare la retrocessione in C.
La promozione in A venne ufficialmente festeggiata anche presso il municipio di Lecco, una domenica del mese di giugno, quando giunse in città la squadra francese del Rouen, chiamata a disputare il primo turno della Coppa delle Alpi. Il ricevimento avvenne nel cortile centrale del Comune, con il saluto del sindaco Angelo Bonaiti e la consegna di una medaglia d’oro in ricordo della stupenda ascesa alla massima serie nazionale al presidente Mario Ceppi. Il Corpo musicale cittadino Alessandro Manzoni eseguì i due inni nazionali, italiano e francese. La partita Lecco-Rouen si giocò al Sinigaglia di Como, in quanto al vecchio Rigamonti Cantarelli erano già iniziati i lavori di ampliamento dell’impianto sportivo, soluzione obbligatoria d’urgenza per disputare la serie A.
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