Stadio “Rigamonti” di Brescia. È un grigio pomeriggio di metà ottobre di quarantaquattro anni fa. Gli spalti delle vecchie tribune sono gremiti. È un tripudio di bandiere giallorosse in ogni settore. La curva Sud riservata ai catanzaresi è stracolma con gli ultras a trascinare la squadra. È la quinta giornata di un campionato molto equilibrato, come spesso accade nelle prime partite. I valori in testa non sono ancora delineati. Il Catanzaro, scampato alla retrocessione grazie allo scandalo-scommesse, è considerato tra le più serie candidate alla retrocessione. Merlo, durante l’estate, ha venduto, puntando in panchina su un allenatore rampante, Tarcisio Burgnich, e su una squadra molto giovane. Ranieri, Palanca, Majo, Sabadini, Orazi, Massimo Mauro e Braglia hanno il compito di guidare i compagni appena arrivati. Cambia la spina dorsale della squadra: il portiere Zaninelli, il libero Morganti, la mezzala Sabato, i due attaccanti De Giorgis e Borghi. Tutti acquisti di categoria inferiore, tranne il mediano Boscolo.
Sembra l’inizio di un’agonia, ma il Catanzaro comincia bene e ci prende gusto. I giallorossi rimontano due volte in trasferta, a Napoli e a Firenze, mentre in casa ci pensa Palanca a stendere Torino e Como. Così i ragazzi di Burgnich si presentano al “Rigamonti” dietro alla Roma, con l’entusiasmo di chi si sente miracolato.
Dopo mezzora, la Roma è già sotto 2-0 a Napoli, mentre Fiorentina e Inter non si schiodano dallo 0-0. Le quattro squadre adesso sono appaiate in testa alla classifica. A Brescia una tegola si abbatte sul Catanzaro. Palanca si accascia a terra ed è costretto ad abbandonare il campo. Entra un ragazzino di 22 anni, Carlo Borghi, che la domenica precedente contro il Como, aveva vestito per la prima volta una maglia da titolare in serie A. Smilzo, riccioli neri, è appena arrivato dal Catania con cui ha centrato la promozione in serie B.
È il 39’ del primo tempo. C’è un lungo spiovente in area, una respinta corta. Capitan Ranieri, in proiezione offensiva, irrompe in area ma, contrastato da un difensore bresciano, svirgola il tiro. La palla finisce magicamente tra i piedi di Borghi che approfitta di uno scivolone dell’ex stopper giallorosso Groppi e trafigge il portiere Malgioglio. Borghi corre, braccia dritte verso il cielo, poi si inginocchia abbracciato da Ranieri, Sabato, Mauro, poi da tutti i compagni, da un’intera regione. È il suo primo gol in serie A. È il gol che manda in paradiso il Catanzaro, proiettando i giallorossi solitari in testa alla classifica del massimo campionato. La magia dura mezzora. Al decimo della ripresa una sfortunata deviazione di Sabadini riporta il Catanzaro alla pari con Roma (sconfitta 4-0 al San Paolo), Fiorentina e Inter (che chiuderanno sullo 0-0). Una settimana di sbornia, guardando tutti dall’alto in basso, fino al gol di Bagni che, col suo Perugia, gela il “Militare” sette giorni più tardi.
Carlo Borghi nel Catanzaro
L’assenza di Palanca, che rientrerà per uno spezzone contro l’Udinese dopo due gare di stop, pesa sul rendimento dei giallorossi che ottengono un solo punto in tre partite, rientrando nei ranghi. A fine stagione la squadra di Burgnich terminerà al settimo posto alla pari col Bologna.
Borghi nel Torino (a sinistra) e nell’Ascoli
Oggi Borghi ha 66 anni. Nato il primo gennaio 1958 a Castiglione della Pescaia, si legò all’età di 22 anni al Catanzaro, dal 1980 al 1982, collezionando complessivamente 66 presenze e 12 gol tra Serie A e Coppa Italia.
Borghi è entrato nella storia del Catanzaro rendendosi protagonista del campionato di Serie A 1981-‘82 (il migliore della storia del club), che le Aquile guidate in panchina da Bruno Pace chiusero al settimo posto. In quella stessa stagione, i giallorossi sfiorarono anche la finale di Coppa Italia venendo eliminati in semifinale dall’Inter. Una figura, quella di Carlo Borghi, ricordata ancora oggi con grande affetto dai tifosi.