L’oggetto del desiderio
Set 27, 2024

Umberto Barberis è sempre stato l’oggetto dei desiderio id molti, che gli hanno rivolto continue attenzioni durante la sua carriera. Il Sion, innanzitutto, sua società di formazione e città natale (vi è nato il 5 giugno 1952) con cui esordì all’inizio del 1970 e vinse il suo primo trofeo, la Coppa di Svizzera, alla fine della stagione 1974, la sua ultima in biancorosso. Poi gli altri. Il Grasshopper  dove trascorse un anno (1975-‘76) prima di saltare come una cavalletta al Servette di Ginevra.

Barberis nel Sion

Fin dai tempi dei Granata (1976-‘80), Umberto matura il senso della vittoria e le linee del suo curriculum. Un track record che cresce sulle sponde del Lago di Ginevra – Coppa di Lega (1977, ‘80), Coppa di Svizzera (1978) -. con il clou di un 1979 sontuoso durante il quale Barberis e il Servette vinsero quattro trofei stagionali: la Coppa Svizzera, la Coppa di Lega e quella delle Alpi (già vinte nel ’76) – sulle spalle la casacca del miglior giocatore – e infine lo scudetto. Salta Umberto!

Sulle figurine, nel Grasshopper (a sinistra) e nel Servette

Dopo questa impresa, Barberis ha scambiato la sua maglia con quella con la diagonale biancorossa del Monaco (1980-‘83). Lassù sulla Rocca, Umberto guadagna ulteriore quota e raggiunge la vetta: un titolo di campione di Francia nel 1982 e alcuni riconoscimenti personali come il trofeo di miglior giocatore straniero del campionato in due occasioni (1981 e ‘82) che si aggiunge alle tre nomination come giocatore svizzero dell’anno ottenute in precedenza (1975, ‘’79 e 80).

Umberto Barberis nel Monaco

Un piccolo saluto al principe Alberto, che porta sempre la sciarpa al collo, ed ecco Barberis di nuovo nel suo paradiso fiscale d’origine, al Servette di Ginevra (1983-‘85). Umberto chiude la carriera con nuovi lingotti in cassaforte: una coppa (1984) e una finale scudetto (1985).

Nella Svizzera

Un conto in banca credibile per un ritiro d’oro, coronato da ben 54 presenze in nazionale (e 7 gol) in dieci anni (1975-‘85) che, purtroppo per lui, non ha mai brillato come una medaglia d’oro nelle competizioni internazionali. Hop Svizzera!

Mario Bocchio

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