La prima vera stella del PSG esce precipitosamente da Sedan! Un’altra volta, altri costumi. Il cinghiale delle Ardenne si adatta meglio al clima parigino rispetto al tacchino disossato arrostito al sole della California. “Mouss” ha la pelle dura e si cimenta con il cuoio fin dall’infanzia, nella sua nativa Algeria – è nato a Bougie l’8 febbraio 1952 – che ha dovuto lasciare all’età di due anni per Flohimont nelle Ardenne, a pochi passi dal confine belga, dove diventa una specie di re. Prima in paese, poi nella squadra locale nella quale entra a far parte all’età di 10 anni firmando il suo primo contratto nonostante la passione per il ciclismo. Senza dubbio a metterci lo zampino l’influenza dei campioni belgi dell’epoca, che lo incoraggiavano a salire in sella con i suoi amici per gare improvvisate attraverso i muri della regione.
Dalla Grande Boucle ai lacci degli scarpini, c’è solo un passo che il giovane Mustapha compie con disinvoltura, servito da un VO2max straordinario. Potenza e tecnica, qualità subito individuate dai dirigenti della UA Sedan-Torcy e da un uomo in particolare, Louis Dugauguez, il suo primo mentore che venne a prenderlo a 14 anni – il più giovane apprendista del calcio francese dell’epoca – sotto il riluttante occhio di papà, contrariato a lasciare che suo figlio indossi i pantaloni corti sul prato, preferendo quelli della scuola per studi solidi.
Grazie al fratello maggiore che alla fine riuscì a farlo cedere, Mustapha Dahleb firmò un lungo contratto con il club delle Ardenne e iniziò come professionista quando non aveva ancora 18 anni – il 14 dicembre 1969 ad Angers – pur continuando la formazione scolastica da elettrotecnico. Un periodo interrotto dai suoi impegni militari in Algeria. Due anni al servizio del suo paese alla scuola sottufficiali di Blida, prima e poi a Benis Messous, il battaglione locale di Joinville, agli ordini dell’ex Stéphanois Rachid Mekloufi. Nel frattempo, “Mouss” firmò un contratto con il C.A Belcourt e contemporaneamente indossò anche la maglia della nazionale militare, per poi approdare ai Fennec. Un decennio (1974-‘84) per onorare la maglia della selezione algerina segnata da alcuni exploit, tra cui quello clamoroso nei Mondiali dell’82 con la vittoria contro la Germania Ovest (2-1), futura finalista, che lavò l’affronto e si vendicò con la complicità dei cugini austriaci nella partita della vergogna qualche giorno dopo.
Ritornato nelle Ardenne dopo il servizio militare (settembre ’73), Dahleb non può evitare la retrocessione del Sedan nonostante i suoi 17 gol e lo status di capocannoniere del club. Lo contendono le grandi squadre: Bastia, Reims, Anderlecht, Standard Liège e perfino Real, ma il jackpot è vinto dal PSG e da Daniel Hechter.
Un giocatore su misura per lo stilista che sogna un grande club, il suo, nella Capitale. “Mouss” dovette però aspettare i primi anni 80, in epoca Borelli, per avere successo con la squadra parigina. Il suo desiderio più grande, una brillante carriera nella Coupe de France – “Con Sedan non sono mai andato molto lontano in questa manifestazione che tuttavia mi piace moltissimo. Spero che un giorno con il Paris S.G avrò più fortuna” dice al suo arrivo a Parigi – si realizza due volte di seguito (1982 e ‘83) come se qualcuno lassù avesse ascoltato le sue preghiere. Alla fine rimangono gli unici trofei importanti della sua lunga carriera.
Mustapha Dahleb ancora nel PSG (a sinistra) e nel Nizza, al termine della carriera
Troppo poco per questo giocatore tecnico eccezionale, affascinante dribblatore che serpeggia sui campi che lascia alla fine della stagione 1984-‘85 dopo un’esperienza al Nizza (e un titolo di campione francese D.II), dove tutto sarebbe dovuto iniziare per lui quando parla del suo primo contratto con il Sedan: “Avevo 14 anni. C’erano altri club interessati, il Reims e il Nantes. Ma se Dugauguez non avesse spintoavrei firmato per il Nizza”. Il cerchio è chiuso.
Mario Bocchio