Nato il 30 settembre 1956 a Copenaghen (Danimarca), Frank Arnesen avrebbe voluto essere il cantante dei Rolling Stones. Essendo già stato preso quel posto da un altro, ha deciso di intraprendere la carriera con la palla invece che con il microfono in mano. Perché “è solo calcio, ma mi piace” come aveva l’abitudine di dire ai suoi amici. Franky fa quindi vedere per la prima volta il suo talento al Fremad Amager (1974-‘75) durante la sua giovinezza.
È il giro dei (piccoli) club prima che degli stadi per il giovane esordiente che si è fatto subito notare per le sue prestazioni, soprattutto per la qualità di frontman (buon giocatore in francese) dai dirigenti dell’Ajax che gli regalano un contratto di sei anni (1975-‘81).
Spesso piazzato al vertice delle classifiche in Olanda (tre titoli, 1977, ‘79, ‘80 e una Coppa nel 1979), il sosia di Mick Jagger si rilassa poi in Spagna, al Valencia (1981-‘83) dove beneficia dei suoi diritti d’autore. Normale. Ma non troppo, in termini di motivazione. Dopo due anni senza vincere un trofeo, Franky ha provato a rilanciare la sua carriera in Belgio, all’Anderlecht (1983-‘85), dove ha riconquistato parte del suo patrimonio tecnico, ma soprattutto grazie alla selezione danese (52 presenze) e il suo fragoroso tour a Euro ‘84, ripetuto due anni dopo in Messico (1986) con la stessa formazione o quasi.
Ma ancora nessun titolo per l’artista danese che, temendo la perdita e l’oblio, decide di tornare nei Paesi Bassi cercando ispirazione nel fumo e nella buona attrezzatura hi-fi del PSV Eindhoven (1985-‘88).
Buona scelta. Franky è tornato ad essere il number one (tre titoli consecutivi: 1986, ‘87 e ‘88 e una Coppa nel 1988) ma conclude la sua carriera con una nota negativa. L’artista salta la finale di Coppa dei Campioni per infortunio e osserva i suoi amici tenere il conto più alto nel backstage. Nessuna soddisfazione per ora.
Mario Bocchio