Avere un desiderio ed esprimerlo. Chiedergli, a quattro occhi, magari davanti ad un caffè, perché a Napoli si esaltava e faceva le partite della vita. Pura curiosità ma, dati alla mano, una costante che andrebbe spiegata, un fenomeno che si è ripetuto nel tempo e che lascia ancora oggi stupiti. Puntuale come un orologio svizzero, anzi blucerchiato. Quando la Sampdoria veniva a giocare al San Paolo, dagli anni del ritorno in Serie A del Napoli (1965) all’anno in cui Battara fu ceduto al Bologna per “raggiunti limiti di età” (1972), si poteva tranquillamente scommettere in una non vittoria degli azzurri.
Vietato scrivere uno sulla schedina del Totocalcio tanto in porta c’era lui, Pietro Battara da Torino. Si vocifera che la cantilena che più si ascoltava tra i tifosi, disperati dopo le sue prestazioni al San Paolo, era questa : “Ma quando vi decidete a comprarvelo?”. Insomma, pur di non vederlo più a difendere la porta della Samp.
Inizio carriera a Vicenza alla fine degli anni ’50, poi undici anni consecutivi a Genova, sponda Samp, che ne fanno un idolo incontrastato ed un finale di carriera a Bologna dove chiude nel 1974 a 38 anni compiuti per far spazio a Cacciatori. Battara è stato detentore del record di inviolabilità della porta blucerchiata con 641 minuti senza subire reti nella stagione 1969-70. Nel calcio di quell’epoca, dove di gol se ne segnavano pochi, le sue parate equivalevano ad una rete.
Dopo aver smesso col Bologna, con il quale conquistò una Coppa Italia, iniziò subito la carriera di preparatore di portieri, una figura professionale di cui fu una sorta di pioniere e che lo riportò alla Samp nella stagione dello scudetto con Vialli e Mancini nel 1990-‘91. Dalle sue parti sono passati Pagliuca, Zenga, Nuciari, Bistazzoni, Sereni, Pagotto e Ferron, tutti portieri di prima fascia. Un mestiere che ha trasmesso anche al figlio Massimo, ex estremo difensore, che ha seguito Mancini prima al Manchester City poi allo Zenit San Pietroburgo, poi in nazionale ed infine in Arabia Saudita. Tra l’altro, quando Massimo non era ancora molto conosciuto, con una modesta carriera in Serie B alle spalle, ha allenato anche Franco Mancini ed i portieri di un Napoli pre-fallimento nel 2001-‘02.
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Faccia da attore hollywoodiano, 183 centimetri di altezza, spalle larghe e balzi felini, Pietro Battara alternava splendide maglie nere con lo stemma dei blucerchiati ad altre verdi, uno dei primi a portieri a vestire a colori. Fu proprio uno dei suoi allenatori alla Samp, il celebre Fulvio Bernardini, a teorizzare quanto segue : “datemi un portiere che pari, un attaccante che segni e poi nel mezzo metteteci chi volete!”. Evidentemente il buon Fuffo sapeva che avere in porta un gatto magico come Battara significava avere le spalle al coperto e chiudere tutti gli spifferi che tentavano di entrare in quella porta. Quando scendeva in campo Battara, 229 presenze totali con i blucerchiati, i suoi tifosi potevano stare tranquilli.
Affidabile, tra i primi cinque portieri italiani della sua epoca, fu poco simpatico ai selezionatori della nazionale perchè lo reputavano poco costante e portiere che viveva di “giornate di grazia”. Era in quei giorni che diventava muro invalicabile e dava punti perfino a Zoff e Albertosi. E questo, ahinoi, accadeva sempre proprio al San Paolo dove passò alla storia dopo maiuscole prestazioni che permisero alla Samp di non perdere mai a Napoli.
Tra il 1965 ed il 1972, come si evince dalla sequenza sotto, fece guadagnare alla Sampdoria quattro pareggi e due vittorie, invertendo una rotta fino ad allora favorevole al Napoli. Quelle partite erano una sorta di maledizione con gli azzurri che attaccavano a testa bassa e triplicavano le forze pur di batterlo. Non ci riuscirono mai. Sottolineiamo anche come lo sportivissimo pubblico partenopeo tributò diverse volte applausi a scena aperta per Battara, un portiere che iniziarono a chiamare la “saracinesca” o il “secondo ragno nero” per dire che, dopo Cudicini, c’era lui.
1965-‘66: Napoli-Sampdoria 2-2 (Frustalupi, Juliano, Salvi, Panzanato);
1966-’67: la Sampdoria è in Serie B;
1967-’68: Napoli-Sampdoria 1-1 (Francesconi, Sivori);
1968-’69: Napoli-Sampdoria 0-3 (Francesconi, Frustalupi, Vieri);
1969-’70: Napoli-Sampdoria 0-2 (Salvi, Fotia);
1970-’71: Napoli -Sampdoria 0-0;
1971-’72: Napoli -Sampdoria 0-0.
Alla vigilia dell’arrivo della Samp a Napoli si sprecavano le dichiarazioni ed i titoloni sui quotidiani. Altafini, poi Sormani, quasi tutti si dicevano convinti di sfatare la maledizione di Battara una volta e per tutte. Invece dovettero arrendersi perchè l’estremo difensore doriano si esaltava e compiva puntualmente prodezze incredibili. La prestazione che fece il 7 febbraio del 1971, a 35 anni suonati, rimane ancora oggi negli annali del calcio.
Restò in campo con il pollice immobilizzato, compiendo interventi miracolosi tanto che il Corriere dello Sport titolò il giorno dopo : “Imbattibile Battara a Napoli anche col pollice ingessato!”. Alla fine lo zero a zero lo fece lui, i suoi voli da un palo all’altro e la sicurezza con cui bloccava i palloni calciati dagli azzurri nonostante il dolore che dovette sopportare per 73 minuti. Ancora oggi, quando gli chiedete quale fu la sua parata più bella a Fuorigrotta, vi dice “Quella in cui tolsi il pallone calciato da Juliano dall’incrocio dei pali. Alla fine del primo tempo il capitano del Napoli venne a congratularsi con me sulla scaletta che portava agli spogliatoi. Al 90esimo vincemmo 2 a 0 con gol di Salvi e Fotia”.
Per vincere una gara interna con la Samp i tifosi azzurri dovettero attendere il Napoli di Vinicio che sbloccò il caso Battara prima con un 1-0 (Braglia) e poi con un 2-0 (Massa e Bruscolotti). Battara, il portiere che infondeva sicurezza alla sua squadra e ai tifosi doriani, a Napoli è purtroppo ricordato come una leggenda. O un incubo. Scegliete voi.