L’ex rossonero Mauro Tassotti, prima da giocatore e poi da secondo di Carlo Ancelotti, Max Allegri e Pippo Inzaghi, oggi è il vice di Andriy Shevchenko nella Nazionale dell’Ucraina. “Nasco romanista e giocavo nel settore giovanile della Lazio. Nella prima partita all’Olimpico, il derby, presi un palo. Forse quel gol avrebbe cambiato la mia storia” ricorda Tassotti.
In particolare si concentra sul suo arrivo al Milan: “All’epoca il cartellino era di proprietà della società, non c’era lo svincolo. Quando mi comprò il Milan accettai con entusiasmo. Giocai il primo campionato in rossonero in B ma sapevo che il futuro sarebbe stato glorioso. I primi anni furono complicati ma so che il Milan era una squadra incredibile. Vincemmo tanto con Arrigo e furono anni stupendi. All’epoca non avevi possibilità di scelta e bisognava sottostare alle decisioni del club. Non esistevano i procuratori e si parlava direttamente con il presidente. Non era semplicissimo. Nel mio caso però giocare al Milan era come toccare il cielo con un dito”.
Tassotti parla di un calcio che non esiste più: “I magazzinieri erano solo due. Una volta scendevamo dal pullman con il borsone in mano. Era un calcio molto diverso. Non utilizzo molto i social. Una volta i momenti insieme erano partite di carte e grandi chiacchiere. Sono stato molti anni in camera con Maldini. Sacchi amava i calciatori dello stesso ruolo in camera insieme. Prima di dormire infatti passava a dare gli ultimi dettami tattici e ci voleva insieme”. Con l’arrivo di Arrigo Sacchi, il Milan proseguì con la collaudata difesa a zona già impostata da Nils Liedholm schierando Paolo Maldini a sinistra, Franco Baresi – affiancato prima da Filippo Galli e quindi da Alessandro Costacurta al centro – e Tassotti nel ruolo di terzino destro nonché vicecapitano. Il primo successo per Tassotti fu lo scudetto del 1988, seguito da due Coppe dei Campioni, quindi dai tre titoli consecutivi fra il 1992 e il 1994 e dalla vittoria della Champions League nel 1994, alzata da capitano per l’assenza in finale dello squalificato Franco Baresi.
Tassotti, nel febbraio 1997 subì un grave lutto. Antonella Peraboni, sua compagna di vita, morì all’età di 32 anni dopo aver lottato per molto tempo contro un tumore. I due si erano sposati nel maggio del 1986 a Milano e dalla loro unione nacquero Niccolò e Lucrezia. Quando Mauro e Antonella si conobbero, lui arrivava dalla Lazio, e da Roma si trasferì a Milano. Aveva i capelli ricci e diventò milanese milanista per lei. Lei era ragioniera e frequentava l’università. Era una ragazza semplice e dolcissima che ha cambiato il modo di vedere le cose alla futura leggenda rossonera. Mauro e Antonella dopo essersi sposati andarono a vivere in un appartamento in zona Fiera e lui aveva pochi hobby. Nessuno dei due amava la vita notturna, ma si dedicavano a tempo pieno al lavoro e ai loro figli. L’hobby più grande per loro era la famiglia. Nel 1988, anno del suo primo scudetto in rossonero, nacque il suo primogenito: Niccolò. Nel novembre del 1990, invece, un mese prima del secondo trionfo della Coppa Interncontinentale a Tokio, nacque Lucrezia.
“I nostri bambini sono anche i nostri portafortuna”, affermava sua moglie che non amava le trasferte. Infatti, come rivelò lei stessa: “Le trasferte le ho fatte quasi tutte al telefono con Mauro”. Era una mamma e una moglie stupenda. Un sabato del 1995 però la loro vita cambiò e prima di una vigilia di campionato, Fabio Capello chiamò i giornalisti in una saletta e disse: “Mauro Tassotti è andato a casa, non gioca. Non viene con noi perché è disperato: Antonella ha un tumore”. Da quel momento la tragedia, finita poi con la morte di lei a febbraio 1997.