Esiste un detto nel calcio e dice che vincere non è poi così impossibile, mentre assai più complicato è confermarsi e ripetersi. Provate a chiederne conferma a Stefano Rebonato, centravanti in auge a metà degli anni Ottanta, e la cui fama è durata il breve spazio di un’annata, una stagione sfavillante che in riva all’Adriatico è ancora d’attualità, a cui è però seguito un declino veloce ed inarrestabile.
Stefano Rebonato nasce a Verona il 31 maggio 1962, di professione fa l’attaccante, una punta rapida nonostante il fisico robusto, un atleta tutto mancino che abbina potenza, scatto e precisione. Nella squadra della sua città, il Verona, non riesce a trovare molto spazio anche dopo un’ottima trafila nel settore giovanile della formazione scaligera, così nella stagione 1981-‘82 finisce in prestito alla Rondinella (la seconda squadra di Firenze) dove con 8 reti in 33 presenze contribuisce alla promozione dei toscani in C1 attirando pure su di sè l’interesse di svariate compagini di serie B, ma il Verona non lo molla e lo gira nuovamente in prestito, stavolta alla Cremonese dove sigla 4 reti nel torneo cadetto mettendosi in mostra come uno dei migliori giovani del campionato, tanto che il Pescara fa l’offerta giusta al Verona e acquista Rebonato a titolo definitivo. Un anno in Abruzzo con 5 reti, uno in prestito al Campobasso (sempre in B) e completamente da dimenticare (una sola rete all’attivo), quindi il ritorno a Pescara con i biancoazzurri in difficoltà economiche ed una serie B sempre a rischio. Fino alla magica estate del 1986 che il mondo del calcio ricorderà per i Mondiali messicani vinti dall’Argentina di Maradona, ma che a Pescara ricordano e ricorderanno sempre come l’inizio del miracolo di Galeone.
Giovanni Galeone è il tecnico della formazione pescarese, è un allenatore sui generis, a volte nelle interviste rilascia dichiarazioni filosofiche senza parlare della partita, altre volte se la cava con battute spiritose; ma Galeone è anche un professionista preparato ed intelligente, sa come mettere in campo le sue squadre e dà loro pure un’impronta offensiva riconoscibile ma difficilmente contrastabile, un 4-3-3 tutto corsa e rapidità, coi due attaccanti esterni che volano avanti e indietro come in una staffetta. Nel luglio del 1986 il Pescara si raduna nel pieno di una difficoltà societaria che risolverà di lì ad un anno: al centro di allenamento si ritrovano in 19: l’allenatore Galeone, il direttore sportivo Alberti e 17 calciatori fra reduci dell’anno precedente e giovanotti acchiappati qua e là; fra di loro c’è Stefano Rebonato, ufficialmente sul piede di partenza (lo cerca la Reggiana in serie C), in realtà punto di forza dell’idea di calcio di Galeone che nella sua mente ha già deciso che quello sarà il centravanti titolare della squadra. E Galeone glielo dice chiaro e tondo: “Stefano, questo sarà il tuo anno, non te ne andare da Pescara”. Rebonato crede al suo allenatore e resta in Abruzzo.
L’annata del Pescara si trasforma in un trionfo, la squadra biancoazzurra è uno spettacolo puro da ammirare: corre, gioca a memoria, diretta da un Galeone che sembra un direttore d’orchestra perfetto; poi c’è Rebonato che, dopo anni di singhiozzi in zona gol, applica alla perfezione i dettami del suo allenatore, si muove su tutto il fronte d’attacco e sfrutta il gioco della squadra pescarese che offre al bomber veneto una decina di palloni giocabili a partita, una manna per ogni attaccante. Rebonato non si lascia pregare ed inizia ad andare in gol con una regolarità impressionante issandosi ben presto in vetta alla classifica dei marcatori, alla pari del Pescara che, a dispetto di tutti, è la grande protagonista della serie B 1986-‘87. I tifosi pescaresi si innamorano di quell’attaccante che finalmente sta mettendo in mostra le sue qualità, traducendo ogni azione in gol, acquistando fiducia e carica partita dopo partita. A Bologna segna nei minuti di recupero, a San Benedetto del Tronto davanti a oltre 10 mila tifosi del Pescara, realizza il gol partita con un missile da fuori area che fa impazzire la curva biancazzurra nel sentitissimo derby adriatico con la rivale Sambenedettese. Il Pescara è un rullo compressore e a fine stagione festeggia un’insperata ma meritatissima promozione in serie A, Stefano Rebonato è anche il capocannoniere del campionato con 21 reti, eguagliando il record di Paolo Rossi e Giorgio Chinaglia, allora migliori bomber della storia della serie B con 21 centri ciascuno in un solo campionato.
Nell’estate del 1987 la serie A si scatena su Rebonato, il Pescara sa che, nonostante la promozione, non può trattenere il suo bomber e anzi col ricavato della sua cessione può organizzare la squadra che dovrà affrontare il massimo campionato. L’Inter è la società che più si fa sotto per il capocannoniere dell’ultima serie B: i nerazzurri pressano il Pescara, offrono soldi e qualche giovane in cambio, poi all’improvviso si inserisce la Fiorentina che sferra l’attacco decisivo, convince il Pescara e si aggiudica Rebonato per rilanciarsi dopo qualche annata anonima. A Firenze le aspettative sono tante: i viola hanno in rosa un talento purissimo come Roberto Baggio che finora non è riuscito ad esprimersi al cento per cento per via dei suoi continui malanni al ginocchio, mentre Rebonato può essere la ventata di freschezza in grado di riportare la Fiorentina almeno in zona Uefa nella prima stagione del post Antognoni. L’allenatore è Sven-Göran Eriksson, ex tecnico svedese della Roma; assieme a Rebonato, nell’attacco viola c’è anche l’argentino Ramón Diaz, il già citato Baggio, il nuovo arrivo Davide Pellegrini (che è un’ala pura), oltre ad Alberto Di Chiara che è un uomo di fascia a tutto campo e che chiuderà la carriera come terzino sinistro nel Parma di Scala e nella nazionale di Arrigo Sacchi.
La stagione della Fiorentina non è un granchè, anzi, la squadra gigliata si stacca quasi subito dalle zone alte della classifica, ma la stagione di Rebonato è ancora peggio: l’ex attaccante del Pescara fatica a capire i movimenti della squadra, la Fiorentina gioca senza molto equilibrio, tutto il contrario del suo vecchio Pescara e il centravanti veronese risente troppo della mancanza di organizzazione della squadra e finisce lentamente ai margini dei titolari, già in molti iniziano a dire malignamente che la serie A non è la serie B e che Rebonato è il classico bidone. La Fiorentina arriva ottava e fuori dalle coppe europee, Rebonato sigla solamente due reti, la prima il 17 gennaio 1988 nell’ultima gara del girone di andata al Franchi contro la Juventus (1-1 il finale), la seconda il 1 maggio 1988 nella terz’ultima di ritorno all’Olimpico di Roma (2-1 per i giallorossi) e finendo col lasciare la Toscana fra i fischi del pubblico viola, indispettito per l’annata deludente dell’attaccante veneto, e tanti rimpianti per un esordio in serie A del tutto opposto alle aspettative e alle premesse dopo le 21 reti dell’anno precedente. Il tutto mentre il Pescara di Galeone festeggia una grande salvezza in massima serie; rimpianto e rammarico nella testa di un Rebonato che sceglie di ripartire da quella serie B che tante soddisfazioni gli ha fatto togliere.
Lo acquista il Catanzaro che nella stagione 1987-‘88 è andato vicino alla promozione in serie A e che vuole provare a centrare una delle prime quattro posizioni che significano salto di categoria. I tifosi accolgono Rebonato con entusiasmo: in fondo ha realizzato 21 reti solo due stagioni prima e poco importa che a Firenze abbia incontrato difficoltà, era pur sempre chiuso da Baggio e Diaz. A Catanzaro Rebonato fa coppia con l’idolo della città, Massimo Palanca, ma le cose non girano: la squadra gioca male, l’attacco segna poco, il pubblico acclama Rebonato ad ogni partita, ma le difficoltà sono tantissime per una formazione che chiude all’ottavo posto il campionato 1988-‘89, Rebonato segna solamente 4 reti (fra cui una doppietta in Catanzaro-Empoli 2-0 dell’ottava giornata) ed è lontano parente del cecchino infallibile dei bei tempi pescaresi. L’involuzione è evidente, la sensazione è che gli schemi perfetti di Galeone abbiano favorito Rebonato in un’annata magica ma difficilmente ripetibile; in molti iniziano ad avere tale sospetto, nessuno si aspetta ciò che accadrà da qui in poi: il campionato 1989-‘90 è un disastro per il Catanzaro che finisce ultimo e retrocede in C1, per Rebonato va quasi peggio (se possibile) con nessuna rete all’attivo e i sostenitori calabresi inferociti e pronti ad esporlo alla pubblica gogna come capro espiatorio dell’annata fallimentare dei giallorossi; del resto, un attaccante che chiude il campionato a zero gol fa pensare, soprattutto se solamente tre anni prima lo stesso attaccante era stato il capocannoniere del torneo cadetto. La stella di Stefano Rebonato si sta eclissando inesorabilmente, la serie A è durata lo spazio di un anno, ora anche la serie B lo emargina, nessuno ha fiducia in lui, nessuno gli offre la possibilità di rilancio, di una rivincita, di confermare che quel trionfo di Pescara non è stato il frutto del caso.
Rebonato trova un contratto a Mantova, C1: in Lombardia resta due anni, segna 6 reti il primo campionato (1990-‘91), 2 il secondo (1991-‘92), ma è ormai in fase di declino, non ha più stimoli, sente il peso di quel titolo di capocanniere considerato casuale, ma sente anche che a quel punto ogni tentativo di ripresentarsi in serie B ad alti livelli è impossibile, forse anche il fisico inizia a cedere. Così la carriera di Stefano Rebonato termina con la stagione 1992-‘93 in serie D con il Treviso, una buona annata con 11 reti e la vittoria dei veneti nella Coppa Italia di categoria. Una chiusura di carriera discreta, nonostante i soli 31 anni di età ed una malinconia negli occhi di chi ha ammirato quel bomber infallibile di quella meravigliosa cavalcata a Pescara nell’anno di grazia 1986-‘87. Una gloria durata lo spazio di un anno, 187 presenze e 43 reti in serie B, la metà in una sola stagione; le chiamano meteore, quelle storie di calciatori che fanno faville un anno solamente, perdendosi poi nelle annate successive. A Stefano Rebonato è accaduto proprio così, poca fama a Firenze e a Catanzaro, ma il ricordo di un titolo di re dei bomber con annessa promozione che hanno regalato a Rebonato quell’icona di immortale che a Pescara nessuno gli toglierà mai; pazienza che la candela si sia spenta subito, restano quelle 21 gemme e quella promozione miracolosa che nella storia della serie B e a tutt’oggi leggenda.