La settimana della Cremonese è cominciata malissimo . Il presidente Luzzara si trova nella camera 107 del reparto di cardiochirurgia perchè ha avuto un infarto. Mentre il suo allenatore è andato a Roma a valutare l’offerta di Dino Viola. Poi contro il Palermo un gol di Bonomi e un rigore di Vialli danno il punto che mancava . Lo spogliatoio è chiuso a chiave. Ogni tanto si apre la porta . Qualcuno tira secchi d’acqua e poi richiude. Ma non è un calciatore, è il mister:Emiliano Mondonico. Si festeggia prima a cena, poi in discoteca e alle due di notte, qualcuno ha un’idea: andiamo a giocare a calcio. Si accendono i riflettori dello stadio Zini e torna subito in campo la squadra da poche ore promossa in serie A. Dall’altra parte c’è una rappresentativa di tifosi, con Vialli in porta. E vincono loro 4-2. Per la Cremonese in attacco viene schierato proprio mister Mondo e i due gol sono suoi.
All’alba tutti a letto. Piove fuori e Cremona è tutta imbandierata . Lui, Mondo, ha ancora qualcosa da dire. Ce l’ha con quei pochissimi che hanno provato a rovinargli la festa: “Chi ha fischiato ieri è gente maleducata che sta in tribuna. Non sanno niente del comportamento e degli schemi della Cremonese. Vengono ogni tanto per vedere la squadra”. Drago, Montorfano, Garzilli, Mazzoni, Bencina, Di Curzio, Viganò, Bonomi, Nicoletti, Della Monica, Vialli. Deve continuare Mondo, a ruota libera. Fa ancora più male per un cremonese (della provincia) come lui: “Non sono un diplomatico e quindi denuncio le critiche che abbiamo sempre subito , i pochi aiuti che ci sono stati offerti. Tenere insieme la squadra dopo la delusione degli spareggi non è stato difficile. Più difficile invece è stato sopportare la pressione dell’ambiente esterno, che non capisce come sia stato dispendioso rimanere sempre alla ribalta. Il presidente Luzzara si è sempre trovato solo . Quando si stancherà lui, finirà tutto”.
Una scelta professionale può essere pilotata dall’amore. Soprattutto se è il primo. E lui preferisce vincere meno che perdere l’innocenza : “Per restare a Cremona, ho detto di no alla Roma, perché credo che qui si possa costruire qualcosa di valido per il futuro“. Mondo stava per portare la borsa al signor Sven Goran Eriksson: “Meglio poter esprimere le proprie idee nella modesta Cremonese, che subire nella grande Roma. Non conosco il campionato di serie A. Ma a prima vista non vedo tante differenze rispetto alla B. Sarà interessante vedere come la vivremo tutti insieme. Anche perché vorrei tenere con me tutti i ragazzi”. Luzzara vuole mollare. Ma lo dice sempre e non lo fa mai. “La persona di cui mi fido di più è Mondonico: è un rompi, ma è un grande allenatore”. Non impressionano cinquemiladuecento abbonati. Ma Cremona ha ottantamila abitanti. Per non guastare gli equilibri dello spogliatoio, Luzzara e Mondo chiudono le frontiere. Nel campionato più bello (e più caro) del mondo, la Cremonese sarà l’unica squadra senza stranieri. E poi pare che Mondo apprezzasse solo Eric Gerets , quello squalificato.
Gli esperti a luglio condannano , retrocessione certa. La matricola si è isolata. Sembra la nave Pequod di Moby Dick, “non tanto diretta verso un porto a prua, ma in fuga da tutti i porti a poppa”. Il più giovane tecnico della massima serie ha perso Vialli, la sua creatura, si affida solo a comprimari e ai confusi umori di Alviero Chiorri: “Ora sono io a dover dimostrare di essere all’altezza di guidare una squadra da serie A. Con curiosità, ma senza angoscia. Siamo quelli del panino col salame, mentre gli altri hanno in tavola il caviale”. E come sponsor Latte Soresina. “In un gruppo cementato come il nostro, il giocatore che va e viene, non è fondamentale. La Cremonese è fatta di protagonisti, non di personaggi che assurgono al ruolo di prime donne. Se dovremo lottare per la salvezza, non ci servirà neppure Maradona. Dovrò cambiare qualcosa tatticamente, anche se il nostro gioco è stato giudicato il migliore del campionato cadetto. Ci vorrà più agonismo, correndo minori rischi. Finora mi è andato tutto bene, ma le difficoltà stanno per arrivare. E se a un certo punto qualcosa andasse male, sarò il primo a farmi da parte”.
La Coppa Italia è un disastro. La squadra è una massa informe. Anche se Mondo la nasconde un po’. Il campionato comincia a Marassi. Dalla strategia si passa alla tattica: “Se i deboli devono vincere , devono industriarsi a modo loro”. E la matricola gioca alla pari. Prende un gol di Souness su piazzato. “Le cose sono andate bene perché Nicoletti e Chiorri tornavano in appoggio”. Poi Bonomi potrebbe pareggiare e perde l’attimo. In mezzo al campo è uno di quelli che si fa notare di più. Qualche giornalista lo chiama “anziano centrocampista”, ma Fulvio Bonomi ha soltanto ventiquattro anni e la chioma poco folta. L’esordio in casa è contro il Torino. Sembra ci sia un cremonese su tre nello splendido Zini rinnovato. Chiorri ce l’ha incollata al piede. Prima irride Zaccarelli e provoca il rigore, trasforma Bonomi. Poi manda in bambola quattro avversari e prende fallo. Sulla respinta corta di Martina, segna Nicoletti: 2-0 in venti minuti. A centrocampo sempre a testa alta Bencina, dietro è tornato sui suoi standard Paolinelli. E dalle gradinate parte il canto: “Fratelli d’Italia”. Mondo in mezzo ai microfoni. Ce l’ha fatta. Cerca di contenersi: “Tenere la linea di difesa trenta metri dalla porta si è dimostrato efficace. Garzilli ha annullato Schachner. Galvani ha giocato una bella partita”.
La Cremonese ha due punti in due partite, il Napoli di Maradona uno in meno. Finchè dura: “Se è per questo, siamo a due punti dalla vetta. Scherziamo perché siamo consci dei nostri limiti e questo deve essere la nostra forza. Non siamo una squadra di fenomeni, ma di brava gente che sa giocare al calcio. I miei sviluppano una enorme mole di gioco. Ma semplice , acqua e sapone . E allo stesso tempo vera e trasgressiva come la musica dei Rolling Stones”. Quelli che, quand’era calciatore, gli costarono una squalifica: quando si fece cacciare dal campo pur di non perdere un concerto. “Io provengo dal settore giovanile, dove il risultato è una diretta conseguenza del gioco. Preferisco passare attraverso la manovra, attaccare. Non vedrete mai una Cremonese sulle barricate. Io non sono un indovino, ma un allenatore e allora vi spiego cosa farò a San Siro contro il Milan: manderò in campo una squadra rischiando di vincere” .
Viganò lungo per Nicoletti, che rientra sul sinistro e la mette all’incrocio. Nel primo tempo sono padroni del campo: “Mi rendevo conto che il Milan non mollava e speravo che la mia squadra potesse continuare a giocare alla grande anche nella ripresa” . Invece qualcuno si sente troppo sicuro: è doppietta di Hateley. “Giochiamo troppo bene , quasi mai con cattiveria. Potrebbe essere un nostro grosso limite. Lo ripeto ai miei ragazzi che nel calcio ha ragione chi segna. E continuando a guardare più la palla e meno l’uomo, rischiamo di raccogliere poco”. Diventano parole inutili e il calcio non c’entra. Perché mentre lui parla, fuori dallo stadio muore accoltellato un giovane tifoso: è un milanista, si chiama Marco Fonghessi, faceva il tornitore. La sua unica colpa è quella di trovarsi nel momento sbagliato su una macchina targata Cremona: ucciso da un altro milanista , per quel poco che conta. E’ lunedì. Mondo mette da parte il solito taccuino con tutte le osservazioni sulla partita da fare ai ragazzi. Non è più il momento di pensare alla squadra. Anzi, non è più il momento di pensare. E’ quasi in lacrime : “Da tempo sollecitavo amici e simpatizzanti della Cremonese a starci vicino , a seguire una squadra che , dopo mezzo secolo, si batte sui campi celebri con gli squadroni della serie A. Sarà bene non invitare più i nostri tifosi a seguirci . La squadra dovrà farne a meno , dovrà battersi da sola. Non riesco a raccapezzarmi. E’ come se mi sentissi colpevole di questo assurdo delitto. Mi sento complice , sia pure involontario, di un crimine che non trova giustificazioni”. All’Olimpico con la Lazio, Nicoletti si divora un gol fatto al quarto d’ora. La Lazio è inesistente. Poi Viganò segna un gran gol. E si compie il destino della matricola: il gol del pareggio è una frittata di Borin e Galvani su tiro di Garlini. Poi Bonomi riparte. Dentro per Chiorri e squisitezza di tacco per Nicoletti, tutto solo: tiro sul portiere. Mondo spacca la panchina con un pugno.
A sette minuti dalla fine, Laudrup per D’Amico che fa 2-1. Se chiedono a Radice qual è la squadra che gioca meglio , risponde “il mio Torino. Poi viene la Cremonese”. Se chiedono a Liedholm qual è la squadra che li ha messi più in difficoltà, risponde la Cremonese. “Comincio ad essere stufo di ricevere tanti elogi che non fanno punti. In fase conclusiva non riusciamo ad esprimerci come potremmo anche perché non sempre ci aiuta la fortuna. Certe volte dubito che le porte siano più strette che in B. E i pali più grossi”. Qualcuno pensa al malocchio, altri a partire per un pellegrinaggio. L’ultima volta all’Olimpico, Mondo aveva pianto: era lo spareggio promozione col Catania. Tre punti in cinque partite e tutti offrono stranieri alla Cremonese. Mondo vuole una punta. Juary prima tira sull’ingaggio e poi si presenta a una rete privata cremonese: lancia un appello a Luzzara in lacrime. Lo convince, anche perché è l’Inter a pagare. Alle ore 15 di martedì 30 ottobre 1984, Juary oltrepassa il cancello dello Zini per il primo allenamento . Trova trecento persone. Un pensionato lo guarda: “Ma com’è piccolino”. “Certo così passo tra le gambe dei difensori giganti”. E col Verona capolista provoca un rigore , appena entrato: Chiorri se lo fa parare. Poi Briegel in slalom gigante chiude la partita. A fine gara a Bagnoli scappa qualcosa: “Potevamo vincere sia noi che loro. Siamo stati abbastanza fortunati”.
Mondo ha poca voglia di parlare. Un altro, in un’altra città, l’avrebbero già portato via. Già perché questo è uno dei tre casi in quarant’anni di serie A (al netto delle penalizzazioni) di una squadra ultima in classifica che non cambia tecnico. Si perde e non ci si lamenta. Nessuna manipolazione, congiura di palazzo o arbitri da crocifiggere. In piena serie negativa, Luzzara si trova di fronte la fatidica domanda sull’esonero di Mondo: “Scenderemo in B con lui”. E si va tutti all’inaugurazione del “Cremonese club Finardi”. Luzzara prova a prendere anche Zmuda, ma c’è un problema burocratico. Potrebbe risolversi col consenso dei presidenti di A. Sono tutti d’accordo, ma Rozzi dell’Ascoli pone il veto. Dice “per non falsare il campionato”. E Aldo Biscardi fa il colpaccio: in trasmissione fa incontrare Rozzi proprio con Mondo. Magari lo convince : “La Cremonese non vive di carità”. E tanti saluti. Poi al moviolone si scherza su una richiesta di penalty per la Cremonese e anche stavolta Mondo chiude il discorso: “Si ride alle nostre spalle. E se a voi certi personaggi fanno comodo, a noi non sta bene fare la figura dei fessi”. Gelo in studio, la faccia di Biscardi assume lo stesso colore dei capelli. “Nonostante gl’interessi che ruotano attorno a questo calcio, penso che alla base di tutto ci sia ancora la passione e l’enorme desiderio , di sempre, di giocare . Come in tutte le cose che si fanno con piacere, è difficile che ci sia molta esasperazione”. Arriva l’Inter e gli mancano Zenga e Rummenigge. Quando qualcuno chiede a Mondo se le due assenze peseranno, risponde : “ Anche a noi mancano Mei e Montorfano “.
Nella partitella infrasettimanale prova il tridente Chiorri – Nicoletti – Juary. E lo lancia quando l’Inter va sul 2-0. Con un tuffo di testa, Nicoletti accorcia le distanze. E su angolo scoppia il caso da moviola: il portiere Recchi blocca incerto, forse trascinando dentro. D’Elia non convalida. A quel punto interviene Nicoletti : “Arbitro ha ragione lei. Non mi sembra gol”. E qui si arrenderebbe anche Biscardi. “Non mi contestano perché non ce n’è la possibilità: basta avere gli occhi e guardare le nostre partite . Voglio dire che se per chi sta fuori Cremona è una specie di oasi, io dico che intorno c’è il deserto”. Due giorni prima di Natale c’è Roma – Cremonese. Lui ha cambiato ancora. Un po’ perché vuol rendere la squadra imprevedibile, un po’ per gl’infortuni. A un quarto d’ora dalla fine è 2-2 in rimonta. Un grandissimo Finardi ha fatto doppietta. E Nicoletti ha avuto quattro occasioni. Mondo mette dentro Galletti, che ha diciassette anni . Alla fine la Cremonese prende gol addirittura su una ripartenza: 3-2. “Abbiamo avuto sei palle gol , la Roma quattro. E’ giustizia questa ? Se cerchiamo il risultato giocandoci le gare, è perché giocare per la pagnotta non ci paga. E se dovremo tornare in serie B, lo faremo senza drammi”. In tribuna c’è il tifoso illustre, Ugo Tognazzi. Prova a spiegare: “La Cremonese è come una donna bellissima e sfortunata, una di quelle splendide verginone che ti fanno mille promesse con lo sguardo, ma alla fine quando ti sembra di poterle avere tra le braccia e tutto sembra meraviglioso, non succede nulla. Ma non c’è cattiveria nel suo negarsi a noi che siamo innamorati . E chi è innamorato della Cremonese, è anche innamorato del bel calcio”. Si vince con l’Ascoli, ma guai a parlare di vendetta. A Udine, dopo soli sette minuti, Nicoletti esce dal campo per uno scontro con Billia. Partita bloccata. Juary abulico, Chiorri perde palle sempre meno importanti. Poi decide di vendicare il compagno e rifila una gomitata a Billia, mandandolo in ospedale. Nella ripresa i due gol, con grosse responsabilità della difesa e di Borin. Mondonico parla di tre o quattro che “non si sono comportati da uomini veri”. Girone d’andata chiuso a 6 punti. Sembra il finale , ma è solo un nuovo inizio.
“Il mio segreto è non arrendermi mai, nemmeno in condizioni disperate. E poi non è nostra abitudine lamentarci”. Poi il colpo di scena: il 26 febbraio 1985, come abbondantemente previsto, il presidente Luzzara ringrazia Emiliano Mondonico e lo riconferma per la stagione successiva. Accordo sulla parola. E poi, con lui, Mondo non ha mai firmato contratti. Ora la Cremonese sembra regredire a squadra materasso. Così anche i pronostici estivi sono onorati. Zmuda e compagni vengono affondati dalla Juve: cinquina. Mondo è una furia: “Ho visto qualcuno turbato e dispiaciuto. Segno che c’è chi conserva almeno un po’ di dignità. Ho visto invece altri contenti. Li ho visti sorridere , come se avessero vinto. Vuol dire che troppi non hanno più stimoli , né motivi per soffrire e reagire, che non hanno più nulla da dare alla squadra. E questo proprio non posso accettarlo”. Sabato 9 marzo la tensione cala: gioca la Nazionale, campionato fermo. E poi è il suo compleanno. Tra i primi a chiamarlo c’è Luzzara, quello che non lo caccerà mai. Proprio lui tre anni prima l’aveva promosso dalle giovanili al posto di Vincenzi, con la Cremonese sull’orlo della retrocessione in C : “Mancano sette partite. Facciamo fare esperienza all’Emiliano. Tanto solo un miracolo ci salverebbe”. Per la cronaca, squadra imbattuta, dodici punti e salvezza. Stavolta sa che è impossibile. Prova a mettere in porta Rigamonti e ne prende cinque anche lui. Ma la squadra non sbraca. Nicoletti chiude il triangolo sul tacco di Bonomi e c’è il primo punto in trasferta a Firenze. Poi la vittoria sul Como : “Io cerco di farmi detestare dai miei ragazzi: è il segreto per ottenere il meglio”. E il 19 maggio 1985 accade l’incredibile. E’ l’ultima di campionato: tredici punti in ventinove partite. Ancora ultimi. Striscioni sul campo, stendardi. Poi la Cremonese vince 2-0, Borin torna e para tutto. E alla fine i tifosi corrono, si rotolano sull’erba. Non c’era stata invasione di campo nemmeno il giorno della promozione. “Grazie ragazzi tornerete in serie A”. E solo applausi per lui.
Ernesto Consolo
Da Soccernews24.it