Tra le trattative che hanno segnato la storia del calciomercato c’è quella che nel 1992 portò Gianluigi Lentini a vestire la maglia del Milan. In un’era senza social e con un mercato fatto di cifre contenute rispetto alle attuali, quella trattativa fu un vero e proprio fenomeno sociale, tanto che i tifosi del Torino scesero in piazza per protesta. Lentini, nonostante la giovane età, era già una bandiera granata: Gigi Radice lo fece esordire in Serie A a 17 anni nel 1986, poi il prestito all’Ancona e il ritorno al Toro, tra i protagonisti della promozione in Serie A.
Lentini – come ha scritto Giovanni Mazzola – abbinava le sue straordinarie doti tecniche a grande qualità sotto porta, per questo rappresentava la grande speranze per il futuro del Torino.
Le sue abilità, però, non passarono inosservate, tanto da attirare a sé l’attenzione di Milan e Juventus. “Lentini era l’oggetto del desiderio dei due uomini più importanti d’Italia – ricorda ancora Claudio Pasqualin, procuratore di Lentini – L’Avvocato e il Cavaliere”.
Gianni Agnelli da una parte, Silvio Berlusconi dall’altra. A fare la differenza, però, è la mossa del Milan che già a marzo aveva firmato un preliminare d’accordo con Gian Mauro Borsano, presidente dell’epoca del Torino. Un preliminare che sarebbe scaduto alla mezzanotte del 30 giugno 1992.
E per chiudere la trattativa si è arrivati proprio sul gong. Lentini, infatti, tentennava. “Gigi non sembrava molto intenzionato a firmare con il Milan, quasi lo costrinsi a venire a Milano – ancora Pasqualin – La mattina del 30 giugno parlavamo con la Juventus, il pomeriggio eravamo a Milano”. Dal bianconero al rossonero nel giro di poche ore e, soprattutto, con una lunga corsa verso Milano per non perdere il treno rossonero: “Avevo l’auto in riserva, ma per paura di arrivare in ritardo non mi fermai a fare benzina – prosegue Pasqualin – Arrivati in città non mi raccapezzavo nel traffico cittadino, ci fermammo davanti a un hotel e chiamammo Galliani. Dopo 5 minuti arrivarono lui e Braida, chiedemmo una sala riunioni per l’ultima discussione e la firma”.
Un accordo passato alla storia per le cifre da record, spropositate per l’epoca: 65 miliardi di lire in tutto. Quarantadue al giocatore (32 di stipendio in 4 anni, più 10 di bonus), ventitré al Torino.
Il tutto nel silenzio generale: “La stampa non sapeva nulla, la notizia è uscita quando dovevamo depositare il contratto e fu un fulmine a ciel sereno perché nessuno se l’aspettava”. Anche i tifosi del Toro rimasero spiazzati, tanto da radunarsi il 1° luglio sotto la sede dell’Ansa di Torino, lì dove Lentini organizzò una conferenza stampa per spiegare le sue ragioni.
“All’uscita i tifosi tentarono di aprire il bagagliaio della mia auto perché pensavano che Lentini fosse lì – racconta Pasqualin – In realtà l’accordo con Gigi prevedeva che mi avrebbe aspettato davanti a un negozio, sarei passato da lì e saremmo andati via. Qualche tifoso, però, intuì il tutto e vide Gigi in lontananza che usciva dal negozio ed entrava nella mia macchina. I tifosi iniziarono a correre e li vedevo dallo specchietto retrovisore. Davanti avevo un semaforo, sperai non diventasse rosso”.
Rosso (e nero) come i colori che Lentini vestì per quattro anni. Una carriera in rampa di lancio che subì una brusca frenata il 2 agosto 1993, giorno in cui Gigi Lentini ebbe un incidente stradale sulla Torino-Piacenza.
Uno schianto a duecento chilometri all’ora e due giorni di coma prima del risveglio. Un’ascesa verso il successo bloccata, ma la vita riconquistata un anno dopo quella storica trattativa.