Raffaele Costantino nasce a Bari il 14 giugno 1907. Come molti giovani locali si appassiona al gioco del calcio arrivando alle giovanili della Liberty Bari, assieme all’Ideale la maggiore società cittadina. Ala destra di grande astuzia e velocità, il giocatore entra diciottenne in prima squadra, per non uscirvi, nemmeno quando, nel 1928, le due società una volta acerrime nemiche, per volere del Direttorio Fascista locale si fondono, facendo nascere l’Unione Sportiva Bari. Nonostante i 15 gol di Costantino, il Bari manca la qualificazione e nel 1929 dovrà partire dalla serie B.
Raffaele dimostra di essere un campione e la militanza nella cadetteria non gli impedisce di entrare in nazionale con Vittorio Pozzo, guadagnandosi il posto da titolare praticamente inamovibile, nonostante che in serie A giochino campioni come Federico Munerati ed Enrico Rivolta e diventando altresì il primo giocatore appartenente ad una squadra del Sud a vestire la maglia azzurra. Per oltre trent’anni, tra l’altro, Costantino rimarrà l’unico calciatore ad aver esordito in nazionale pur militando in serie B, impresa che riuscirà ad un certo Giorgio Chinaglia.
Raffaele Costantino in nazionale (a sinistra) e nella Roma
Col Bari manca la promozione, ma in nazionale si toglie parecchie soddisfazioni: nella gara del 1930 vinta in Ungheria per 5 a 0, con la quale gli Azzurri conquistano la prima Coppa Internazionale, Costantino è grande protagonista confezionando ben tre assist decisivi per Meazza e andando lui stesso a rete. Nella partita successiva, persa con la Spagna per 3 a 2, Costantino si toglie la soddisfazione di battere per ben due volte il mitico Zamora, diventando l’unico calciatore ad aver realizzato una doppietta al celeberrimo portiere iberico.
Per dirla con i termini di oggi, Costantino è un autentico uomo-mercato e la Roma, desiderosa di costruire una squadra in grado di contendere lo scudetto agli squadroni del Nord, se lo accaparra. Il primo anno è fantastico: sotto la guida del tecnico inglese Burges, i giallorossi lottano per il titolo, togliendosi tra l’altro la soddisfazioni di umiliare la Juventus futura campione d’Italia per 5 a 0.
Tatticamente sagace come pochi, Costantino ha un innato senso del gol che ne fanno un uomo ideale per qualsiasi linea avanzata. Rimane in giallorosso per cinque stagioni disputando, tra coppe e campionato, oltre 150 partite con 42 reti all’attivo.
I giornali dell’epoca parlano di lui
Nel 1935, dopo aver ormai perso il posto in nazionale da qualche anno, accetta le proposte del Bari, appena tornato in serie A. Subito la società giallorossa si mette di traverso, non volendo perdere un grande giocatore ancora nel pieno delle sue facoltà fisiche, ma alla fine, data la sua determinazione ad andarsene, gli concede la “lista” ad un buon prezzo e così può tornarsene a casa.
Costantino nel Bari
Per quattro stagioni è l’anima di una compagine capace di raggiungere la salvezza con tranquillità e, di tanto in tanto, facendo degli sgambetti agli squadroni del Nord.
Al tiro contro la Cecoslovacchia
Terminata l’attività da calciatore intraprende quella di allenatore sedendo esclusivamente sulla panchina barese. Se ne andrà e tornerà per ben otto volte in 13 anni: dal 1939, al 1952.