Il 12 ottobre è la festa nazionale in Spagna. Una giornata molto sentita, durante la quale il Paese, fedele alla sua tradizione cattolica, celebra la Vergine del Pilar – la Virgen del Pilar – e, nel frattempo, la scoperta dell’America da parte di Cristoforo Colombo. È anche una data speciale per la Federcalcio spagnola, che sceglie questo giorno – precedentemente chiamato el Día de la Hispanidad – per disputare partite amichevoli e/o partite di qualificazione ai Mondiali o agli Europei.
Fu all’inizio degli anni ’70 che nacque l’idea di un trofeo per commemorare l’anniversario della scoperta dell’America. Le federazioni spagnola e argentina decidono di comune accordo di organizzare la “Copa de la Hispanidad”, che dovrà opporre ogni due anni le rispettive squadre in modalità alternata. Un modo per celebrare l’ispanicità nella moda calcistica.
Stranamente, il primo duello tra Spagna e Argentina ebbe luogo non il 12, ma l’11 ottobre 1972. Uno dei motivi: il 12 cadeva di giovedì, il mercoledì, invece, era il giorno del calcio in Spagna! L’incontro si tiene a Madrid. Va detto che la selezione spagnola dovrà affrontare la Jugoslavia una settimana dopo per la qualificazione ai Mondiali ’74. Lo stadio quindi si presenta mezzo vuoto quando entrano le due squadre, nonostante le numerose chiamate dei funzionari che hanno esteso gli inviti a scuole e caserme. Anche Franco non è presente al Bernabéu, probabilmente a causa della notte fredda nella capitale, Fa freddo in Spagna, soprattutto in autunno!
Nonostante la mancanza di interesse da parte del pubblico, la Spagna ha iniziato la partita alla grande, sotto lo sguardo dell’arbitro tedesco Tschencher. Gli uomini di Ladislao Kubala hanno la meglio sui giocatori di Omar Sivori, venuti per l’occasione a fare un piccolo giro turistico. Naturalmente Asensi apre le marcature dopo mezz’ora di gioco, poi la Spagna resta in silenzio fino all’intervallo. Al rientro dagli spogliatoi la partita cade in letargo. Gli spagnoli gestiscono la loro avanzata e i loro sforzi prima di affrontare la Jugoslavia. Dal canto suo, l’Argentina non sembra in grado di ribaltare il risultato, troppo debole e poco motivata per alzare il trofeo.
Il pubblico ruggisce e comincia ad abbandonare le tribune già spoglie del Santiago Bernabéu. Non c’è quasi più nessuno quando il vice-capitano della Roja Gallego – Amancio è uscito all’intervallo – ha ricevuto la prima Copa de la Hispanidad. Nell’indifferenza generale e nel freddo pungente. Una prima esperienza mista che ne causerà pochissime altre in futuro.
Mario Bocchio