Antonio Conte nasce il 31 luglio del 1969 a Lecce. Proprio nel capoluogo salentino inizia a tirare i primi calci al pallone, e con la maglia della squadra locale esordisce in serie A a soli sedici anni e otto mesi, il 6 aprile del 1986, durante la sfida Lecce-Pisa, terminata 1-1. La prima rete in campionato, invece, risale all’11 novembre del 1989, e viene realizzata nel corso di Napoli-Lecce, finita 3 a 2 per gli azzurri. Centrocampista incontrista che fa della corsa il suo punto di forza (ma con gli anni imparerà a sviluppare anche un notevole senso del gol), Conte rimane al Lecce fino alla sessione del calciomercato autunnale del 1991, quando viene comprato per sette miliardi di lire dalla Juventus.
L’allenatore che lo lancia in maglia bianconera è Giovanni Trapattoni, ma è con Marcello Lippi che Conte trova la sua consacrazione. A Torino vince cinque scudetti, una Coppa Uefa, una Champions League, una Supercoppa Europea e una Coppa Intercontinentale, e nel 1996 diventa capitano della squadra, complici le cessioni di Fabrizio Ravanelli e Gianluca Vialli. Conte rimane titolare fino alla stagione 2001-‘02, quando, dopo l’esperienza non felice di Carlo Ancelotti, sulla panchina bianconera torna Marcello Lippi: a quel punto le sue presenze in campo dal primo minuto iniziano a diradarsi, e la fascia di capitano passa ad Alex Del Piero.
Conte appende le scarpette al chiodo al termine della stagione 2003-‘04, dopo aver collezionato in totale 418 presenze con la maglia juventina, condite da 43 gol (259 partite e 29 reti in campionato). L’ultima gara ufficiale per il centrocampista salentino in serie A è quella contro l’Inter disputata allo Stadio Meazza di Milano il 4 aprile del 2004; l’ultima in Europa, invece, risale al 25 febbraio 2004, data della sconfitta subita in trasferta dalla Juve contro il Deportivo La Coruña.
Conte, quindi, lascia da vincente, anche se non è mai riuscito a sollevare un trofeo con la maglia della Nazionale: ha partecipato sia ai Mondiali del 1994 che agli Europei del 2000, perdendo entrambe le competizioni in finale, rispettivamente contro il Brasile e contro la Francia. In occasione degli Europei di Belgio e Olanda 2000, il giocatore leccese ha anche segnato un gol contro la Turchia in rovesciata, mentre ha dovuto abbandonare i quarti di finale giocati contro la Romania per colpa di un fallo subito da Hagi.
Terminata la carriera di calciatore, Conte decide di iniziare ad allenare: nella stagione 2005-‘06 è il secondo di Gigi De Canio al Siena. La squadra si classifica al diciassettesimo posto (e quindi si salva), ma viene promossa al quindicesimo in conseguenza delle penalizzazioni di Lazio e Juventus a causa di Calciopoli. L’anno successivo, Conte rimane in Toscana, diventando l’allenatore in prima dell’Arezzo, formazione di serie B. Esonerato il 31 ottobre del 2006, dopo quattro sconfitte e cinque pareggi rimediati nelle prime nove partite, torna alla guida degli aretini il 13 marzo del 2007: l’ultima parte di campionato è a dir poco stratosferica, con 24 punti conquistati nelle ultime dieci gare, ma non basta a evitare la retrocessione in Lega Pro, complici anche i sei punti di penalizzazione con cui la squadra aveva iniziato la stagione.
Lasciata la Toscana, Conte torna nella sua Puglia: il 28 dicembre del 2007 viene nominato nuovo tecnico del Bari, al posto del dimissionario Giuseppe Materazzi. La decisione, tuttavia, non viene accolta con piacere dai tifosi del Lecce, che in occasione del derby lo prendono a male parole, indirizzandogli cori offensivi. Il Bari a fine stagione si posiziona a metà classifica, ma Conte diventa ben presto il beniamino della tifoseria biancorossa. Rimane sulla panchina dei Galletti anche per la stagione successiva: potendo allenare la squadra sin dall’inizio del campionato, imprime la propria mano sul gioco del team, concentrandosi sulla ricerca del bel calcio ottenuto attraverso gli esterni sulle fasce. Il Bari, così, domina il campionato, conquistando la Serie A con ben quattro giornate di anticipo, l’8 maggio del 2009 (guarda caso, lo stesso giorno di San Nicola, santo patrono del capoluogo pugliese). Conte, dunque, riporta il Bari nel massimo campionato a otto anni di distanza dall’ultima volta, e il 2 giugno firma il rinnovo del contratto fino al 2010. Il matrimonio tra società e tecnico, tuttavia, si interrompe all’improvviso il 23 giugno del 2009, quando viene comunicata la rescissione consensuale del contratto.
La stagione 2009-‘10 inizia senza panchina per Conte, che tuttavia trova una squadra già a settembre: è l’Atalanta, reduce dalla fallimentare esperienza di Angelo Gregucci. Con i bergamaschi il tecnico salentino firma un contratto annuale, anche se l’esordio non è dei più fortunati: in occasione del pareggio per 1 a 1 contro il Catania, viene espulso per proteste. I risultati con la Dea, però, tardano ad arrivare: in tredici partite vengono ottenuti solo tredici punti, risultato di sei sconfitte, quattro pareggi e tre vittorie. Per questo Conte il 7 gennaio del 2010 si dimette, dopo la sconfitta interna contro il Napoli. Un mese dopo, gli viene assegnato il premio “Panchina d’Argento”, riservato ai tecnici di serie B che più si sono distinti nel corso del campionato precedente. Il 23 maggio del 2010 Antonio Conte firma un contratto biennale con il Siena: i toscani guadagnano nel 2011 l’accesso alla serie A con tre turni di anticipo. Dopodiché, Conte passa da un bianconero all’altro: il 31 maggio del 2011, infatti, firma un accordo con la Juventus della durata di due anni. Dopo aver indossato la maglia bianconera per tredici anni e portato la fascia di capitano per cinque, Conte torna a essere un idolo della tifoseria juventina. I risultati arrivano in fretta: l’esordio in casa, nel nuovo Juventus Stadium, fa segnare una vittoria per 4 a 1 sul Parma, che rappresenta l’inizio di una cavalcata al vertice. Dopo la nona giornata di campionato, il successo ottenuto contro la Fiorentina garantisce alla Vecchia Signora il primo posto in solitaria, evento che non si verificava da cinque anni.
Grazie alla vittoria conquistata in trasferta contro il suo Lecce, invece, l’8 gennaio del 2012 l’allenatore salentino eguaglia lo storico record di diciassette risultati utili consecutivi stabilito nella lontana stagione 1949-‘50, record che viene battuto la settimana successiva grazie al pareggio per 1 a 1 contro il Cagliari. La Juve chiude il girone di andata in vetta alla classifica, conquistando il simbolico titolo di campione d’inverno con otto pareggi, undici successi e nessuna sconfitta. È il preludio alla conquista dello scudetto, che va in scena il 6 maggio 2012 (nel frattempo, a marzo Conte si è visto assegnare anche il “Premio Maestrelli”) con la vittoria per 2 a 0 sul Cagliari, alla 37esima giornata, mentre il Milan perde contro l’Inter. I bianconeri, quindi, vincono il campionato con una giornata di anticipo, anche se non mancano le polemiche arbitrali, soprattutto a causa della rete non assegnata al milanista Muntari nel corso della sfida diretta contro i rossoneri. I torinesi avrebbero l’opportunità di impreziosire la stagione vincendo anche la Coppa Italia, ma in finale vengono sconfitti dal Napoli.
Il mese di maggio del 2012, per Conte, è comunque pregno di eventi: oltre alla conquista del campionato, che gli vale il rinnovo del contratto, l’allenatore salentino deve fare i conti anche con l’iscrizione nel registro degli indagati da parte del tribunale di Cremona con l’accusa di associazione a delinquere finalizzata alla frode sportiva e alla truffa. Tutto nasce dalle dichiarazioni rilasciate ai giudici dal calciatore Filippo Carobbio, nel corso dell’inchiesta sul calcioscommesse, a proposito di azioni compiute da Conte quando allenava il Siena. Dopo aver subito una perquisizione domiciliare il 28 maggio per ordine del gip di Cremona, il 26 luglio Antonio Conte viene deferito dalla procura Federale della Federcalcio: il capo di imputazione è di omessa denuncia, per presunte combine andate in scena in occasione delle sfide del campionato di serie B della stagione 2010-‘11 Albinoleffe-Siena 1-0 e Novara-Siena 2-2.
Cavaliere Ordine al merito della Repubblica Italiana dal 12 luglio del 2000, Conte è il protagonista del libro “Antonio Conte, l’ultimo gladiatore”, scritto da Alvise Cagnazzo e Stefano Discreti, e edito da Bradipolibri nel settembre del 2011.
Nella stagione 2012-‘13 porta la Juventus a vincere il secondo scudetto consecutivo. Si ripete anche l’anno successivo proiettando la Juve ad altissimi livelli. Giunge invece come un fulmine a cielo sereno la notizia che vede Conte stesso annunciare a metà luglio del 2014 la separazione consensuale dalla società, dando le dimissioni da allenatore.
Nel 2013 esce il suo libro, scritto con il giornalista Antonio Di Rosa dal titolo “Testa, cuore e gambe”.
Un mese più tardi viene scelto come nuovo Ct della nazionale di calcio italiana dal neoeletto presidente della Figc Carlo Tavecchio. Nel 2016 porta la nazionale azzurra agli Europei che si svolgono in Francia a luglio. L’Italia parte tra le sfavorite ma la squadra di Conte brilla per il gioco corale e il temperamento. Esce solo ai calci di rigore, ai quarti di finale contro la Germania. Dopo l’esperienza europea Antonio Conte torna sulla panchina di un club blasonato: vola in Inghilterra per allenare il Chelsea di Roman Abramovich. Alla fine del mese di maggio 2019 firma per diventare il nuovo allenatore dell’Inter. Vince lo Scudetto, poi ancora Inghilterra con il Tottenham. E oggi lo ritroviamo in Italia, sulla panchina del Napoli.