I Landi non discendono da una famiglia di guardie forestali. Eppure a loro piace difendere i legni. Forse è il richiamo della foresta o dei grandi spazi aperti. Finalmente è sul prato che volano, proprio come Pierre, il maggiore della tribù, che difenderà la porta del Racing e del Troyes tra gli altri, e Nicolas: un brutto infortunio gli interromperà una carriera iniziata all’A.S St-Eugène , un club di quartiere ad Algeri.
È sempre nella città bianca che il 10 gennaio 1941 nasce Louis Landi. Senza baffi ma con radici italiane di cui si vantava con aria allegra, facendosi chiamare Luigi per impressionare la tifoseria. Italiano straordinario, cosa potrebbe esserci di più normale, soprattutto se fatto al dente (mostrando i denti per tradurre)? Nei quartieri operai di Algeri, Louis si abitua presto alla palla, che gli piace tenere tra le guance non ancora pelose, che spesso gli impediscono di chiacchierare.
Luigi Landi ai tempi dell’Algeria (a sinistra)… poi gli sono cresciuti i baffi
L’italiano è educato e non parla con le mani occupate. Ha imparato il calcio per strada con i suoi amici finché non è partito per la metropoli. Astuto, imbroglione come Kader, l’allenatore dei Crocos, e un po’ delinquente in apparenza, Luigi fu notato dal Nîmes Olympique a metà degli anni ’50. Iniziò poi un contratto di circa vent’anni con il club Gard, firmato il 27 settembre 1959 a Le Havre, in sostituzione dell’allora titolare, Alex Roszak, infortunato. Louis ha 18 anni e ha i capelli in erba.
Il periodo migliore della carriera fu a Nîmes
Dopo un inizio timido soprattutto come sostituto di Pierre Bernard, il baffo volante diventa titolare a partire dalla stagione 1963-‘64. Uno status che lo avvantaggia, poiché ottiene subito una presenza con gli Espoirs che affrontano la Scozia (23 maggio 1964) e poi alcune selezioni per la Francia B (2) e un posto da sostituto con la A nel 1966 contro l’Ungheria. Anche se Luigi Landi non sfonda a livello internazionale, resta un ottimo giocatore di club e un vero pilastro del Nîmes Olympique, mettendo in fila 150 partite consecutive come pochi altri ,e infilando perle. Louis ha intenzione di agire a lungo termine e lo confessa all’amico Marcel Aubour, altro portiere leggendario, con la sua franchezza metaforica: “Vedremo chi di noi andrà più lontano col tempo. Impara ora, uccello sul ramo che non hai smesso di volare di nido in nido, che io, fedele e sedentario, intendo trattenermi fino al giorno in cui Jean-Vincent potrà prendere il mio posto nella gabbia di Nîmes”. Che piuma è questo Luigi!
Jean-Vincent è suo figlio. L’ultimo rampollo della famiglia Landi che, agli occhi di Luigi, “sembra sulla buona strada per garantire la continuità di una dinastia già trentennale fino al 2000”. Il bambino frequenta una buona scuola con papà, un poeta-custode che più tardi ispirerà Joël Bats. Un ragazzo tosto e dal carattere forte che segue un duro apprendistato presso il suo esperto capo, al quale non è rimasto più nulla da imparare, perchè conosce alla perfezione i trucchi del mestiere.
Nel luglio 1976, all’età di 35 anni, con più di 400 presenze in tutte le competizioni nelle fila del Gard, Luigi, convinto “di aver finito il suo apprendistato e che a quest’età comincia la vera professione” alza i guanti e parte per Montpellier dove c’è il giovane e ambizioso presidente Loulou Nicollin. Il nemico ereditario dei Crocos si evolve poi in D3 e inizia la sua trasformazione con il vecchio veterano baffuto.
La storia dura appena una stagione. Il 5 giugno 1977 Luigi rimase coinvolto in un incidente stradale e morì tre giorni dopo a causa delle ferite riportate, lasciando la famiglia e gli amici nello sgomento e nelle lacrime. Un’ultima sfilata a 36 anni. La meno riuscita di una carriera esemplare e onesta. Tre mesi dopo Marc Bolan di T-Rex ci regala il remake inglese. Nessun collegamento a priori se non che Luigi Landi fu anche l’ultimo dinosauro dei portieri francesi dell’epoca.
Mario Bocchio