Nella storia del calcio ci sono numeri uno che associamo a una determinata squadra, ci vengono in mente Dino Zoff e la Juventus oppure Walter Zenga e l’Inter o ancora Sebastiano Rossi e il Milan… Invece alcuni estremi difensori li immaginiamo ritratti con una determinata maglia, pensiamo a Campos e il suo completo arcobaleno oppure a Pino Taglialatela e la sua divisa che raffigurava Batman, alias l’Uomo Pipistrello… In questo caso, il nostro protagonista, Carlo Della Corna, appartiene alla seconda categoria.
Negli anni ’70 e fino alla metà degli anni ’80 era molto raro vedere dei portieri, soprattutto nel campionato italiano, vestire colorato. Uno dei primi fu Ricky Albertosi con la sua maglia color rosso al Cagliari e gialla nella Milano rossonera, invero il nero e il grigio la facevano da padrone. Diversamente all’estero – come scrive Massimiliano Lucchetti – qualche baluardo di rango internazionale sfoggiò delle maglie giallo canarino molto particolari, tra cui “il tabaccaio” Jan Jongbloed (indossava anche il numero 8 ma questa è un’altra storia), “il Pato” Fillol con una divisa color verde e il numero 5 sulle spalle e il mitico Friedrich Koncilia, che non ricordiamo senza il suo inseparabile maglione giallo.
Carlo Della Corna nasce a Monza il 17 luglio del 1952 e cresce calcisticamente nella squadra dell’oratorio di Brugherio. Sempre a livello giovanile passò alla Pro Victoria per poi far parte della Primavera del Varese. La squadra lombarda lo diede in prestito al Chieti e per lui furono 12 presenze nella stagione 1971-‘72. Dall’anno successivo tornò in pianta stabile a fare parte della compagine lombarda e si guadagnò i galloni di titolare alle spese di Leopoldo Fabris. L’anno della gloria fu il 1973-‘74 quando la squadra che giocava nello stadio intitolato al grande Franco Ossola e guidata in panchina da Pietro Maroso (fratello di Virgilio), concluse il campionato cadetto in prima posizione. Un po’ a sorpresa il nostro non fu confermato titolare nell’annata seguente di A e nelle successive di B.
Nel 1977 Carlo fu acquistato dall’Udinese che militava nel campionato di Serie C. Arrivò assieme al mister Massimo Giacomini e, fra gli altri, al bomber Nerio Ulivieri. La presidenza Sanson (con Dal Cin come deus ex machina) era all’alba, le ambizioni alte quanto la frustrazione per una promozione in cadetteria che sfuggiva ormai da quattordici anni. I bianconeri capirono fin dalla prima missione corsara a Mantova che quella era l’annata buona; e finirono in carrozza, battendo la valorosa Juniorcasale di Basili e Tormen, perdendo solo a Casale e a Sant’Angelo, dove giocarono con la Berretti a promozione acquisita. Carlo, nonostante fosse solo 25enne, guidava con sicurezza ed esperienza una difesa ermetica. L’anno successivo la squadra impreziosita dagli acquisti dai vari Delneri, Bilardi, Fellet, Sgarbossa e Vagheggi divenne un’orchestra dove ogni solista suonava alla perfezione il proprio spartito dominando il campionato con ventidue reti incassate e sei punti sul Cagliari che annoverava gente come Corti, Lamagni, Longobucco e Piras.
La vittoria-promozione, 1-0 casalingo sul Palermo (il 9 giugno 1979), fu una gioia immensa considerando che l’Udinese e Carlo in due anni avevano compiuto il doppio salto. La giornata seguente però il portiere lombardo fu vittima di un grave infortunio al ginocchio (lesione del crociato), per questo motivo la società in estate si cautelò acquistando un altro estremo difensore, Ernesto Galli. Quando iniziò il campionato di A 1979-‘80, con allenatore Corrado Orrico, Della Corna reclamò il posto di titolare, ma il tecnico gli preferì Galli.
Ernesto tornò a Vicenza e finalmente per il nostro estremo si aprirono le porte della definitiva titolarità nella massima serie. A quel punto, per festeggiare questo evento, Carlo si fece cucire la sua maglia su misura di color giallo, con il colletto personalizzato e il numero 1 nero sul retro.
Purtroppo però le amare sorprese erano ancora in agguato… dopo la prima partita di Coppa Italia giocata contro la Juventus (in cui Carlo fu il titolare), quattro giorni dopo i bianconeri volarono a Genova per disputare il secondo match. Perani diede la formazione e partì con: “numero 1 Andrea Pazzagli”. Andrea prese la maglia gialla dal borsone ed in quell’istante successe il finimondo; Della Corna si arrabbiò (per usare un eufemismo) e gliela sfilò di mano, facendogli capire che gli stava soffiando forse il posto ma la maglia no, la maglia era sua!
Poche settimane dopo ci fu l’esordio in campionato e quando il sabato sera nel ritiro il mister diede la formazione, confermando titolare il giovane Pazzagli, Della Corna lasciò la borsa, ma si portò con sé la maglia, nessuno e dico nessuno avrebbe dovuto giocare con la sua maglia indosso. La partita terminò 4-0 per l’Inter e Pazzagli scese in campo con un completo rosso ed ebbe l’onere di subire da Pasinato il millesimo gol nella storia nerazzurra nei campionati a girone unico. Dalla giornata successiva il mister non poté far altro che ridare il numero 1 a Carlo che da quella domenica avrebbe potuto finalmente sfoggiare il suo maglione giallo.
Dopo quell’annata il guardiapali perse il posto a favore di Fausto Borin e nel 1982-‘83 lasciò l’Udinese con cui ha disputato 118 incontri in campionato. Seguirono stagioni da secondo in quel di Perugia, Como e Pavia.
Il 26 agosto del 2018, a seguito di uno di quei mali maledetti, a soli 66 anni di età ci ha lasciati. Speriamo solo che insieme a lui, abbiano seppellito la sua inseparabile maglia gialla.
Fonte: Guerin Sportivo