“Scusa Provenzali, soltanto 10 secondi per dire che quella che ho appena tentato di concludere è stata la mia ultima radiocronaca per la Rai un grazie affettuoso a tutti gli ascoltatori”.
È con queste semplici parole, che racchiudono e spiegano il personaggio Sandro Ciotti, che si comprende l’immensità prima dell’uomo e poi del giornalista sportivo.
La voce roca – provocata da un edema alle corde vocali, frutto del consumo di innumerevoli sigarette – resa celebre e inconfondibile agli amanti del calcio nostrano, coniatore di memorabili locuzioni che lo hanno reso celebre e in taluni casi invidiato da molti colleghi, Enrico Ameri su tutti, quali ad esempio “clamoroso al Cibali” o “sciabolata in avanti”. Ma Ciotti non ha rappresentato solamente la “voce roca” del calcio italiano ma uomo di cultura, dagli interessi poliedrici e originali. Gli amori e le passioni della sua esistenza sono stati essenzialmente due: il calcio e la musica.
Figlio d’arte, il padre era giornalista mentre il padrino di battesimo era niente meno che il notissimo Trilussa.Cresciuto a pane, musica e sport opta definitivamente per quest’ultimo, più precisamente entra a far parte delle giovanili della Lazio per poi approdare in serie C, prima nel Forlì e successivamente nell’Ancona.
Abbandonata la carriera sportiva si dedica anima e corpo al giornalismo collaborando a “La voce Repubblicana” fino ad approdare in Rai nel 1958 arrivando a collaborare con Lello Bersani per alcune trasmissioni cinematografiche. La svolta professionale avviene nel 1960 quando viene chiamato come radiocronista a “Tutto il calcio minuto per minuto” in cui riesce a far emergere ed esaltare le proprie indubbie qualità. Saranno oltre 2400 le radiocronache condotte da Ciotti che si renderà capace di far vedere, attraverso le parole, le partite di calcio agli sportivi italiani.
Un maestro del giornalismo sportivo che non ha mai abbandonato l’umiltà e il rispetto con cui si poneva verso gli altri.Memorabile la puntata in diretta della Domenica Sportiva del 3 settembre 1989 da lui condotta in cui fu costretto a dare la notizia della morte di Gaetano Scirea con in studio Marco Tardelli affranto dal dolore e che abbandonò immediatamente la trasmissione. Un professionista che sapeva, attraverso una sottile ironia, raccontare tutto quello che c’era da sapere sull’evento che stava descrivendo.
Calcisticamente parlando, Sandro Ciotti era il perfetto numero 10, il regista che tutte le squadre vorrebbero avere, concedendosi qualche simpatica divagazione ma sempre e comunque funzionale all’evento grazie a colpi di genio soltanto alla sua portata.
Ma dietro al tradizionale lavoro giornalistico/sportivo si celava anche la passione per la musica e la Rai ne approfittò per farlo partecipare a numerose edizioni del Festival di Sanremo con risultati apprezzabili. Ma non si fermò lì, scrisse anche un paio di brani musicali per Enzo Jannacci e Peppino di Capri mentre gli spettò l’ingrato compito di raccontare il suicidio di Luigi Tenco, suo grande amico.
Nell’immagine collettiva fu considerato “uomo libero” perché troppo amante delle donne e delle serate senza fine a giocare a scopone scientifico di cui era un cultore praticante.Alla sua morte, avvenuta nel 2003, viene omaggiato dall’intero mondo sportivo e della cultura italiana a dimostrazione sia della sua levatura giornalistica sia della sua personalità culturale.
Dario Barattin