A prima vista, Tibor Nyilasi non sembra un nichilista, ma la sua carriera prende una svolta, decisamente potrebbe anche essere senza futuro quando sbatte la testa contro un oppresso difensore della Dynamo Dresda una notte durante la Coppa dei Campioni. Risultato: commozione cerebrale e crack cranico. È il 1976, mese di novembre, e ad appena 20 anni, mentre è già nazionale ungherese, Tibor Nyilasi, nato il 18 gennaio 1955, può mettere le calze davanti al camino ed eventualmente aspettare un segno da Babbo Natale. È il Ferencváros, il suo club di formazione che aveva accolto questo paletto alto 192 centimetri fin dall’età di 18 anni, che gli vuole far suonare il violino seguendo le orme di Flórián Albert. Una copertina lacrimosa del folklore gitano.
L’ambiente del Ferencváros gli forgia il carattere. Ma per lui ci sono pochi trofei o solo secondi posti (Coppa d’Ungheria 1974, doppietta Coppa-Campionato nel ‘76, finalista della Coppa delle Coppe nel 1975), ma riesce ad infiammare le qualificazioni al Mondiale argentino.
“Nyil”, l’Arco nella sua lingua madre, così viene chiamato nel paese, punta ancora come una freccia, dritto sui suoi bastoni, e dirige il gioco dei “Verdi” del Ferencváros che si contendono il titolo con gli storici rivali Honvéd e Újpest. Non è facile trovare il tuo posto tra Buda e Pest. Tibor il Grande lottò come meglio poté e raccolse i frutti dei suoi sforzi, una nuova coppa in tasca (1978) poco prima di imbarcarsi per l’Argentina, e un secondo titolo (1981) prima di partire per la Spagna.
Tibor Nylasi nella nazionale ungherese
Due Mondiali dal sapore amaro per la selezione ungherese persa in un gulasch di calcio un po’ troppo pesante per lo stomaco del magrissimo Nyilasi, nonostante fosse favorito.
Dopo aver servito per dieci anni gli interessi del suo blocco, Tibor Nyilasi ha ottenuto il via libera dalle autorità ungheresi per trasferirsi in Occidente all’età di 28 anni. “Nyil” sceglie l’Austria Wien perché il suo modo di suonare assomiglia in definitiva a un valzer.
È la migliore balera a stabilire una reputazione che ha varcato i confini già da tempo, anche se Tibor accumula i primi premi (campionato nel 1984, ‘85 e doppietta nell’86). Per il gigantesco palleggiatore ungherese, questa seconda parte della sua carriera somiglia molto a un requiem dopo i bellissimi risultati offerti in campo, nel club e in concerto con la selezione ungherese (70 presenze e 32 gol).
Mario Bocchio