Un grande ex viola. Stiamo parlando di Claudio Merlo, tra gli eroi dello secondo Scudetto nel 1968-‘69 e vincitore di altri trofei con la maglia della Fiorentina.
Merlo rimane uno dei più forti centrocampisti viola di sempre. Romano del rione di Torpignattara, arrivò alla Fiorentina giovanissimo, all’età di diciassette anni, dalla squadra della Tevere Roma, nella quale si era messo in evidenza per la sua classe cristallina; la Fiorentina arrivò prima di tutte le altre squadre che lo avevano notato, e se ne assicurò il cartellino.
A Firenze Claudio venne inserito nella squadra Primavera, e si distinse subito come uno dei migliori talenti del fertile settore giovanile della Fiorentina. La sua “esplosione” si ebbe nella stagione 1965-‘66.
Ricordi viola: molto d’impatto l’immagine che ritrae Merlo e Luisito Suárez
Dopo qualche apparizione in prima squadra nelle partite amichevoli pre-campionato, nel mese di ottobre, su richiesta della Nazionale italiana allenata da Edmondo Fabbri, che si trovava in ritiro a Coverciano in vista della partita casalinga contro la Polonia, valida per la qualificazione al Campionato Mondiale del 1966, la squadra viola inviò alcuni giovani che avrebbero dovuto fungere da “sparring partner” in una gara di allenamento contro la squadra azzurra; Claudio era fra questi, e, nel corso della partita, incantò i presenti per il modo con cui sapeva stare in campo e per il finissimo tocco di palla; si disse anche che qualcuno dei presenti, osservando la partita dalla terrazza di Coverciano (non vicinissima al campo di gioco), lo avesse “scambiato” per Rivera.
Claudio Merlo sulle figurine “Panini”
Poco dopo ci fu l’esordio in Serie A. Il 12 dicembre 1965, una Fiorentina in piena emergenza, priva degli infortunati Pirovano, Maschio, Morrone e Brugnera, era chiamata ad affrontare in trasferta la Grande Inter di Helenio Herrera.
Beppe Chiappella, allenatore dei gigliati, non stette a pensarci sopra, e decise di lanciare nella mischia il ragazzino Claudio Merlo, che così debuttò in Serie A a San Siro, la “Scala” del calcio italiano, al cospetto di campionissimi affermati quali Burgnich, Facchetti, Picchi, Jair, Mazzola, Domenghini, e Corso. Roba da far tremare le vene ed i polsi ad un giovane diciannovenne.
Claudio superò a pieni voti la difficilissima prova cui era stato chiamato, risultando, secondo l’unanime giudizio della critica, il migliore in campo; segno indiscutibile che aveva le stimmate del campione. L’inviato radiofonico da San Siro, nel corso della trasmissione “Musica e Sport”, che all’epoca dei fatti veniva irradiata subito dopo la ben nota trasmissione “Tutto il calcio minuto per minuto”, così commentò la prova del diciannovenne virgulto viola: “Oggi nella Fiorentina ha esordito un giovane ragazzo; si chiama Merlo, ed è stato senza ombra di dubbio il migliore in campo. Quindi possiamo veramente dire ‘Bravo Merlo’ senza quel tono ironico con il quale si è soliti pronunciare questa espressione”.
Da quel giorno Claudio non uscì più di squadra, e Beppe Chiappella “trasformò” Mario Bertini in mediano di spinta (intuizione felicissima), cosicché andò a costituirsi un fortissimo “trio” di centrocampo formato da Bertini, Merlo e De Sisti.
Il prosieguo della stagione 1965-‘66 fu, per Claudio, un “crescendo” continuo: non solo egli confermò le eccezionali qualità che aveva già mostrato in occasione del suo esordio a San Siro, ma fu anche tra i protagonisti assoluti della prima storica vittoria viola nel Torneo giovanile di Viareggio, della vittoria in Mitropa Cup, e della vittoria in Coppa Italia (torneo vinto sconfiggendo il Catanzaro nella finale disputata a Roma il 19 maggio 1966, dopo aver eliminato l’Inter nella gara di semifinale disputatasi a Firenze il 9 febbraio 1966, nel corso della quale Claudio sovrastò il grandissimo Luisito Suárez).
Nelle successive stagioni 1966-‘67 e 1967-‘68, Claudio continuò ad esprimersi ad alti livelli, diventando un “perno” insostituibile del centrocampo viola ed un titolare inamovibile della Nazionale italiana Under 23.
Superlativo fu il suo rendimento nel campionato 1968-‘69, quello dello Scudetto, del quale Claudio fu uno dei principali artefici, e che gli valse la convocazione nella Nazionale dei moschettieri, con la quale disputò – in coppia con Picchio De Sisti – la partita contro il Messico che si giocò a Città del Messico il 5 gennaio 1969.
Restò quella l’unica presenza di Claudio nella Nazionale maggiore. Certo, in quel periodo la concorrenza nel ruolo era fortissima, essendo presenti sul palcoscenico italiano fior di campioni quali Mazzola, Rivera, De Sisti, Juliano, Bulgarelli, Corso; ma se Claudio avesse indossato una maglia diversa da quella viola, e magari una maglia “a strisce” verticali, forse la storia sarebbe stata diversa.
Anche negli anni successivi Claudio si espresse ad alti livelli, confermandosi uno dei punti di forza del centrocampo viola. Il miglior campionato disputato da Claudio fu forse quello dell’anno 1973-‘74, nel quale, responsabilizzato al cento per cento dal nuovo allenatore Gigi Radice, disputò un girone d’andata da favola, che gli valse, ad unanime giudizio della stampa sportiva nazionale, il riconoscimento quale migliore calciatore del campionato.
Resta un mistero (o forse no…) il motivo per il quale gli venne preclusa la convocazione in Nazionale, che gli avrebbe consentito di disputare il Campionato del Mondo che si svolse in Germania nel 1974.
Negli anni seguenti, dopo il trasferimento di Picchio De Sisti alla Roma, Claudio diventò il capitano della Fiorentina, e guidò la “nidiata” di giovani campioni, all’epoca ventenni, quali Antognoni, Roggi, Caso, Rosi, Guerini, e Desolati, che avrebbero sicuramente costituito l’ossatura di una grande squadra negli anni futuri se la sfortuna non lo avesse impedito.
Claudio guidò i viola, da capitano, nelle vittorie della Coppa Italia e della Coppa di Lega italo-inglese ottenute nel 1975, sempre offrendo prestazioni di alta qualità, e fungendo da “chioccia” per i giovani virgulti viola. Nell’estate del 1976, all’età di trenta anni, su espressa richiesta del suo vecchio maestro Beppe Chiappella, all’epoca allenatore dell’Inter, Claudio fu trasferito alla squadra nerazzurra per una cifra altissima che l’Inter pagò alla Fiorentina.
Due campionati a Milano in “chiaroscuro”, anche a soprattutto perché Claudio non ebbe alcuna remora ad entrare in conflitto con Sandro Mazzola, che dell’Inter era l’indiscusso “leader” carismatico; ma Claudio non è mai stato un “ruffiano”, e tanto meno un “leccapiedi”.
Della sua esperienza milanese deve ricordarsi un episodio che dimostra il suo attaccamento ai colori viola. Il 7 maggio 1978 si giocava l’ultima partita del campionato 1977-‘78, un torneo veramente disgraziato per la Fiorentina, che era invischiatissima nella lotta per non retrocedere. Il calendario proponeva le partite Inter-Foggia e Fiorentina-Genoa; e la Fiorentina si giocava la salvezza proprio contro il Genoa ed il Foggia, tutte nei bassifondi della classifica. Al termine del primo tempo si registravano due pareggi: Inter-Foggia 1-1, Fiorentina-Genoa 0-0. Questi risultati avrebbero condannato i viola all’inferno della Serie B; per la salvezza occorreva la vittoria della Fiorentina sul Genoa, oppure, in alternativa, permanendo il risultato di parità tra Fiorentina e Genoa, una vittoria dell’Inter sul Foggia.
Uomo-copertina sull’ “Intrepido”
Nello spogliatoio di San Siro, fra il primo ed il secondo tempo, Claudio esortò i compagni di squadra al massimo impegno per conseguire la vittoria dell’Inter, nonostante il risultato finale fosse del tutto insignificante ai fini della classifica per la squadra nerazzurra, al solo scopo di consentire la salvezza della Fiorentina. E così fu, perché i gigliati non riuscirono a superare il Genoa, mentre l’Inter batté il Foggia, grazie ad un gol di Scanziani a quattordici minuti dalla fine, e – diciamo noi – anche e soprattutto grazie a quell’atteggiamento di Claudio, sempre innamorato della Fiorentina pur vestendo una maglia diversa da quella viola.
Claudio concluse poi la sua brillante carriera a Lecce, in Serie B, dove giocò quattro anni, dal 1978 al 1982, interpretando il ruolo di regista classico alla De Sisti.
Centrocampista dotato di tecnica individuale eccelsa e di grande personalità, in possesso di una classe purissima, ed insuperabile nei passaggi smarcanti (oggi li chiamano “assist”), Claudio, detto affettuosamente “Secco” per un fisico non da gladiatore, ma che non gli impediva comunque, all’occorrenza, di difendere duramente e con grande cattiveria agonistica, è senza dubbio uno dei calciatori più significativi della storia della Fiorentina, con la quale ha disputato undici campionati di Serie A, giocando 257 partite e segnando 19 gol.
Terminata la carriera di calciatore, Claudio ha intrapreso quella di allenatore, e si è poi dedicato esclusivamente ai giovani, allenando anche le squadre giovanili della Fiorentina, e facendo, in definitiva, ciò che gli è più congeniale: insegnare calcio.