Luis Suárez è stato un pioniere dello sport spagnolo, ha iniziato la sua carriera nel calcio all’inizio degli anni ’50, e nel 1960 ha vinto il prestigioso premio dalla rivista France Football, il Palone d’Oro, l’unico giocatore nato in Spagna a farlo fino ad oggi.
L’uomo di La Coruña vinse anche l’Europeo del 1964 e, soprattutto, in Italia. Luisito è considerato uno dei giocatori più eccezionali della storia dell’Inter. In nerazzurro ha giocato più di 300 partite e vinto due Coppe dei Campioni.
Nato appunto a La Coruña, Luis Suárez ha esordito nel calcio professionistico al Deportivo nella stagione 1953-‘54 a soli 18 anni. Nel 1954 si trasferì al Barcellona, dove giocò sette stagioni nelle quali vinse sei titoli: due Scudetti spagnoli, due Coppe di Spagna e due Coppe delle Fiere, oltre al già citato Pallone d’oro.
Nel 1961 se ne andò all’Inter, diventando il primo calciatore spagnolo ad essere ingaggiato da un club italiano. Il suo trasferimento è stato il più costoso nella storia del calcio fino ad oggi ed è stato effettuato per un importo di circa 204.000 euro correnti.
Mai accettato a Barcellona, amato in Italia
In quell’Inter, Luis Suárez Miramontes era un calciatore totale. Ha monopolizzato il fronte d’attacco ed è riuscito a guidare una delle squadre più prodigiose della storia. L’Inter di Helenio Herrera, che con lo spagnolo in campo vinse due Coppe dei Campioni: quella del 1964, strappata al Real Madrid a Vienna, e quella dell’anno successivo, in casa contro il Benfica.
Suárez era l’architetto della squadra di Herrera. Da quando è sbarcato nel 1961 ha avuto un impatto immediato. Classe e velocità, insieme a Jair e Mazzola, impossibili da fermare per la difesa avversaria. In totale, tre Scudetti, due Coppe dei Campioni e due Intercontinentali.
Uno status da eroe che non ha raggiunto a Barcellona. Ma è lì che vinse il Pallone d’Oro oltre a raggiungere la finale di Coppa dei Campioni nel 1961, con una sconfitta contro il Benfica. Certo, non avrebbe mai raggiunto lo status di Ladislao Kubala.
Il declino di Kubala ha coinciso con la crescita di Luisito anche se entrambi andavano molto d’accordo. “Non pensare di essere un asso”, gli disse Kubala, ma Suarez lo ringraziava sempre per il suo aiuto. Infine, il galiziano lascerà il Barcellona affermando che “il pubblico mi ha trasferito”.
Anche Luis Suárez, che ha giocato anche nella Sampdoria, in anticipo sui tempi e capace di capire il gioco come pochi altri, ha vissuto varie avventure in panchina. La maggior parte, in Serie A e nella sua Inter, come potrebbe essere altrimenti. Ha allenato gli interisti in tre fasi (1975, 1992 e 1995). Ha guidato anche SPAL, Como, Cagliari, Deportivo La Coruña e Albacete.
È stato anche commissario tecnico della Spagna, dell’Under 21 (1980-‘88) e della prima sqiadra (1988-1991), guidandola nel Mondiale del 1990, dove ha perso agli ottavi contro la Jugoslavia. Con La Rojita aveva già conquistato il primo Europeo under 21 della storia nel 1986.
Mario Bocchio