8 luglio 2014, Belo Horizonte, stadio Mineirao: Brasile-Germania 1–7. Dal Maracanazo al Mineirazo. Anzi, peggio. Anzi, fa ancora più male: non c’è stato il silenzio. Ancora lacrime, ancora mani sui volti, ancora un popolo ferito dentro, dove al posto del battito del cuore c’è il palleggio d’un pallone. Ed un’ombra che gira nel cielo che lentamente scurisce, un’ombra di cui nessuno s’accorge, tranne pochi forse. È il fantasma di Moacir Barbosa, lo “sporco negro” che fece perdere il Mondiale del 1950 al Brasile. O almeno così dicono. È Moacir Barbosa, lo “sporco negro” da dimenticare, da rinnegare, da ripudiare, da schifare. Il Brasile non può perdere e se perde non è colpa sua, è colpa di qualcuno, di Moacir Barbosa.
Provateci voi ad essere il primo portiere di colore della storia della Selecao, negli anni in cui dal barbiere ti dicevano di andartene che i negri, loro, non li toccavano. Provateci voi a fregarvene di tutto, anche quando nella tua vita avresti potuto fare tanto altro, ma la ditta in cui lavoravi fallisce e, quasi senza accorgertene, ti ritrovi a fare il portiere della Nazionale nell’anno in cui la Nazionale doveva vincere. Era tutto scritto, tutto. Poi quel cross basso di Julio Perez, Bigode che chiude su Ghiggia, Barbosa che pensa di poter intervenire sulla palla bassa. Invece no, invece Bigode si perde Ghiggia che s’avventa sul pallone con quei suoi perfidi baffetti e buca Moacir Barbosa. E buca il Brasile. E buca il Marcanà. E buca una nazione. E buca un popolo. Maracanazo.
Moacir Barbosa gira sul Mineirao, in silenzio. “La pena carceraria più lunga in Brasile è di trent’anni. Io ne ho scontati cinquanta senza aver commesso nessun reato”: l’ha detto davvero Barbosa perché è quello che gli è davvero successo. La colpa fu sua, solo sua. Perché? Perché era negro forse, perché non parò quel pallone forse, perché un capro espiatorio serviva sicuramente. Il Brasile non perde e se perde è colpa di qualcuno, di Moacir Barbosa. Barbosa porta sfiga, dicevano. Barbosa non può essere ricordato, va cancellato. Un giorno, per strada, una donna lo indicò e disse al bambino che teneva per mano: “Vedi quell’uomo? Quell’uomo fece piangere il Brasile intero”. Come vi sentireste? Vorreste sparire, vorreste morire. Moacir Barbosa dovette attendere l’aprile del 2000, solo, senza un solo compagno a salutarlo, senza che il Brasile intero spendesse una parola per lui. Ma Barbosa, anche da lassù, aspettava. Aspettava che il Brasile provasse nuovamente quel dolore e cercasse un nuovo capro espiatorio.
Di chi è la colpa ora? Di Fred? Fred è scarso, ma davvero se prendi 7 gol, sette gol, la colpa può essere di un attaccante scarso che non segna? Ed il vostro idolo? Non è mica David Luiz il vostro idolo? Lo stesso David Luiz che doveva guidare la difesa, la difesa che ha preso 4 gol in meno di dieci minuti, 7 in novanta, durante la semifinale del Mondiale più atteso, quello nella terra del carnevale del calcio. Allora? Di chi è la colpa? Non c’è un altro Moacir Barbosa questa volta? Era facile nel 1950, quando i negri erano sporchi e cattivi, quando un passo verso destra ha fottuto l’intera vita di un uomo.
Oggi Moacir Barbosa ha sorriso e se ne è andato, come una nuvola di passaggio che non ha versato pioggia perché bastano le lacrime di una popolazione intera ad abbeverare la terra. Barbosa ha sorriso e basta. E non è vendetta e neppure un rimborso, perché la sua vita, oramai, è andata. No, è solamente il sorriso di chi finalmente può sperare di essere dimenticato. Il Maracanazo pare una leggenda scolorita, il Mineirazo è la ferita purulenta ancora zampillante sangue e lacrime. Sangue del cuore e lacrime dell’anima. Sangue e lacrime. Il Brasile ha perso perché è stato supponente, incosciente ed irresponsabile, perché ha pensato di poter essere superiore a chi era evidentemente superiore, perché ha pensato che la preghiera e la scaramanzia potessero battere gambe e testa.
Sette volte è stato bucato Julio Cesar. Sette volte è stato bucato il Brasile. Sette volte è stato bucato il Mineirao. Sette volte è stata bucata una nazione. Sette volte è stato bucato un popolo. Mineirazo.
Ricordate questa data, questa città, questo stadio, questo risultato. Ricordate tutto perché è stata scritta una pagina di storia. Ricordate perché è la sera in cui Moacir Barbosa può finalmente iniziare il suo riposo eterno. Ricordate perché il Brasile ha trovato un nuovo incubo, senza però capri espiatori, senza nuovi Moacir Barbosa. Forse. Si spera.