“Gli scudetti non si promettono, si vincono”
Lug 1, 2024

Scrive Francesco Corvino nell’articolo dal titolo “Corrado Ferlaino: il presidente che voleva vincere (e prese Maradona)”… Uno dei presidenti che hanno fatto la storia del calcio Napoli: stiamo parlando di Corrado Ferlaino, a capo della società per più di 30 anni, nei quali la squadra si erge ad unico baluardo contro lo strapotere del Nord, che ha come culmine della sua presidenza l’era Maradona, con due scudetti, una coppa Italia, una Coppa Uefa (che non è quella di oggi, ma per certi versi era anche più difficile della Coppa Campioni) e una Supercoppa Italiana, vinta con un 5-1 alla Juventus.

Altafini e Hamrin

Corrado Ferlaino nasce a Napoli il 18 maggio del 1931, da padre calabrese e madre milanese. Inizia la sua carriera come ingegnere e balza alle cronache nazionali il 18 gennaio del 1969, data nella quale, dopo aver spodestato la famiglia Lauro, diviene presidente del Napoli, restando in carica per 33 anni.

“Gli scudetti non si promettono, si vincono”.

Con il 51% delle quote, Ferlaino diviene il presidente del Napoli, acquistato per 110 milioni di lire, recandosi dalla vedova Corcione e superando l’offerta dell’ingegnere Mercadante. Allarmato già dai debiti societari, Ferlaino debutta con mediocri campagne-acquisti nelle sue prime stagioni da presidente del club azzurro, vendendo i migliori giocatori (uno su tutti Dino Zoff alla Juventus nel 1972) per far quadrare i bilanci.

Dino Zoff a Napoli

I fiori all’occhiello dei primi anni di presidenza, sono l’attaccante 35enne svedese chiamato “l’uccellino di Stoccolma” Kurt Hamrin (1969-’71) e il brasiliano ma naturalizzato italiano, Angelo Benedicto Sormani (chiamato il Pelè bianco, che giocava al fianco del brasiliano nel Santos), con 53 presenze e 7 reti nelle due stagioni nel Napoli. Nella stagione 1970-’71, il Napoli giunge terzo, alle spalle di Milan e di Inter. Nel torneo 1971-’72, cominciano i colpi si scena di Ferlaino, deluso e preoccupato dalle esposizioni bancarie, che afferma di volersene andare in Australia. Si dimette il 27 ottobre 1971 e cede la presidenza ad Ettore Sacchi, che si addossa la garanzia delle fideiussioni.

Il patto è che Sacchi sarebbe rimasto alla presidenza per tre anni. Ma, a sorpresa, Ferlaino torna in sella dopo sette mesi (22 giugno 1972). Nel 1972 vengono ceduti Zoff e Altafini alla Juventus, la quale dà Carmignani al Napoli e il presidente acquista anche il difensore Vavassori dall’Atalanta. In questo periodo Italo Allodi promette a Ferlaino che sarebbe venuto a Napoli per costruire una squadra da scudetto e, dopo 14 anni, la promessa fu mantenuta.  Nella stagione 1972-’73, il Napoli si piazza nono e quello è stato l’ultimo anno di Chiappella in panchina. La squadra non è eccellente e non riesce a mantenere le prime posizioni in classifica.

Bruscolotti con Maradona

Dal 1968 al 1973, per il Napoli passano giocatori i quali non lasciano segni importanti. Anche se dal Sorrento in C, giunge Giuseppe Bruscolotti, 21 anni, difensore molto promettente anche se rude: una lunghissima carriera nel Napoli, fino a 37 anni, diventando capitano e vincendo con Maradona uno storico scudetto. Era definito “Pal e’ fierr” per la sua capacità di bloccare gli avversari quasi come fosse un palo di ferro.

Il Napoli 1974-’75

Dal 1973 al 1980, è il periodo dello scudetto sfiorato con Vinicio (1974-’75 a due punti dalla Juventus campione). Nello specifico il Napoli costruisce con Vinicio una macchina da guerra, fatta di gioco corale e attacco efficace. Vinicio prende spunto per le sue tattiche e il suo gioco dall’Olanda, che in quegli anni imperversava con le sue idee di calcio totale, e le porta a Napoli, dove la sua è la prima squadra a giocare a zona in Italia. Dopo un primo anno di assestamento con un terzo posto dietro a Lazio e Juventus, nel 1974-’75 il Napoli, dopo un inizio incerto, esce allo scoperto puntando al titolo.

Titolo speciale del Mattino di Napoli

Non ha certo la rosa della Juventus di Trapattoni ma il Napoli di Vinicio se la gioca alla pari con i bianconeri fino alle ultime gare, dove Altafini diviene “Core n’grato” per aver segnato negli ultimi minuti di gioco della supersfida di Torino, terminata 2-1 per i bianconeri, che di fatto danno lo scudetto alla Juventus. L’anno successivo il Napoli si priva del suo ariete Clerici, con il quale aveva costruito la sua squadra e punta tutto su Giuseppe Savoldi, il miglior attaccante italiano dell’epoca, allora al Bologna, con un investimento di 2 miliardi di lire, che fa gridare allo scandalo, visto che quelli erano gli anni del colera a Napoli.

Savoldi contro il Milan

Il Napoli si prepara a vincere lo scudetto con Savoldi in campo. Come poteva l’acquisto più importante e costoso della serie A, in una squadra che l’anno prima era arrivata seconda, non vincere? Tutti se lo chiedono, ma nessuno sa darsi una risposta. L’investimento frutta a Ferlaino 70.000 abbonati (che l’epoca erano le principali fonti di reddito per una squadra di calcio) ma in risultati non porta a nulla, con la squadra che non riesce a ripetere l’exploit dell’anno precedente. Almeno però vince la coppa Italia, il primo trofeo di Ferlaino come presidente, battendo il Verona in finale per 4-0. L’anno successivo, con Pesaola in panchina, il Napoli va vicino alla sua prima finale europea: infatti arriva fino in semifinale di Coppa delle Coppe nel 1977, dove si arrende però all’Anderlecht dell’olandese Rensenbrink, uno degli attaccanti dell’Orange più forti di tutti i tempi. All’andata a Napoli finisce 1-0 per gli azzurri (gol di Bruscolotti), ma in Belgio accade di tutto e la gara termina 2-0 per i belgi (con gol annullato a Speggiorin per un fuorigioco inesistente), mandando in fumo i piani di Ferlaino, che aveva già assaporato l’idea di una finale europea.

Juliano alza la Coppa Italia con Ferlaino

Gli anni ’80 di Ferlaino si aprono con un’altra delusione: il secondo scudetto mancato nella storia della sua presidenza, con Rudy Krol nei panni di condottiero. E’ stata una grande idea del duo Ferlaino-Juliano quella di acquistare l’olandese 31enne, prelevandolo dal Toronto, Canada. Sembra un calciatore ormai sul viale del tramonto. E invece si rivela l’acquisto più importante dell’anno e premiato come miglior straniero della serie A del 1980-’81, capace da solo di trasformare una squadra mediocre in terza in classifica. Classe purissima, giocate eccezionali che però non bastano al Napoli per vincere lo scudetto: incredibile la sconfitta in casa contro il derelitto Perugia per 0-1 che condanna gli azzurri all’ennesima delusione e all’ennesimo scudetto juventino ai danni del Napoli.

I primi anni ’80 sono davvero bui per il Napoli, con una squadra invischiata per la lotta per la retrocessione nonostante alcuni buoni acquisti, come il nazionale brasiliano Dirceu, straordinario battitore di punizioni-missile dal limite dell’aria e compagno di squadra di Zico nel Brasile. Sono anni di proteste contro Ferlaino, accusato dai napoletani di non tenere alla società e ai tifosi, tanto da arrivare ad atti intimidatori all’esterno della villa del presidente.

Coppa delle Coppe 1976-’77, proteste azzurre


Giungiamo finalmente agli anni più belli della storia del Napoli. Dal 1985 al 1991, sono le stagioni esaltanti dei due scudetti (con Bianchi e Bigon in panchina, con Maradona, Careca, Giordano, Alemao, Bruscolotti e Ferrara), della Coppa Uefa (1988-’89), della Coppe Italia (1986-’87) e della Supercoppa italiana nel 1990. Saranno anni straordinari, irripetibili e con un presidente che gongolava per i risultati, preferendo stare a bordocampo che in tribuna e una squadra che soprattutto contro la Juventus si scatenava letteralmente, con il portiere bianconero Tacconi che in più di un’occasione è costretto a raccogliere il pallone dalla propria rete.

L’olandese Ruud Krol

Ma vediamo insieme come l’ingegnere insieme al suo staff riesce a strappare Maradona al Barcellona, in quello che sarà considerato come l’affare del secolo.

Il Napoli 1982-’83

La storia di Maradona al Napoli nasce così: l’avellinese Pierpaolo Marino (general manager) segnala al Napoli che Maradona poteva essere ingaggiato, con Juliano direttore generale e Ferlaino che, da presidente, da il lasciapassare anche se, in principio, non molto per la quale. Juliano vola a Barcellona col cui club Diego era in rotta e si incontra con Gaspart. Il Dg offre all’inizio tre milioni di dollari, offerta valida entro il 30 giugno del 1985 e due milioni alla stessa data nel 1986, per un totale di 13 miliardi di lire con Juliano che contratta con il manager dell’argentino, Cyterszpiller. Ferlaino si mantiene all’inizio distante dalla politica, ma sapeva che doveva rivolgersi a loro per concludere l’affare, in quanto ha bisogno di danaro per acquistare la stella del Barcellona e aveva bisogno del supporto delle banche. Con l’aiuto di Vincenzo Scotti, ex sindacalista e vicesegretario della Democrazia Cristiana, che si rivolge al Banco di Napoli e a quello di Roma, nonché al Monte dei Paschi di Siena e al Banco di Santo Spirito, si riescono a garantire le fideiussioni per poter ingaggiare Diego Maradona, anche grazie all’aiuto di Pierpaolo Marino. Nel giugno 1984, cominciano una serie di voli e trattative, di promesse e di ripensamenti sull’asse Napoli-Barcellona. Nella trattativa, si era inserito anche il Racing di Parigi, neo-promosso in A. Ma Cyterszpiller, manager dell’argentino, viene in gita a Napoli e su uno yacht al largo di Capri, con Juliano e Ferlaino, rafforzando i rapporti con Maradona e il suo entourage. Il Napoli stringe i tempi, e Maradona, allora in una tournèe col Barcellona a New York, dichiara:

“Non vedo l’ora di giocare a Napoli”.

Irrompe nel frattempo anche il club dell’Argentinos, che in una nota dichiara: “Attento Napoli, il Barcellona ci deve ancora dare un miliardo”. A quel punto, il club spagnolo, chiede un miliardo di lire al Napoli come caparra e le fideiussioni di 7 milioni di dollari, ultima proposta da Antonio Juliano al vicepresidente Gaspart. Il dollaro saliva ed il costo dell’operazione per portare Maradona a Napoli continuava a lievitare. Nel frattempo, Antonio Juliano si trasferisce stabilmente a Barcellona (prendendo addirittura casa per un mese), nel tentativo di cercare una scorciatoia per dimezzare i tempi della trattativa. Nel contempo, Ferlaino ottiene tre milioni di dollari dalla Banca della Provincia di Napoli come prima rata, ma i catalani volevano tutto, ovvero le fideiussioni anche per i quattro milioni di dollari restanti. Il Barça, non pago, chiede anche una fideiussione sui 500 milioni di interessi per la cifra del trasferimento di Diego al Napoli con Ferlaino che sbotta.

La presentazione di Maradona al San Paolo

Il 25 giugno sembra che l’operazione saltasse per davvero. Nel frattempo, da Barcellona, Juliano continua a cercare di accorciare i tempi per chiudere definitivamente l’annosa trattativa. Il 24 giugno, all’Hotel Excelsior, Ferlaino si incontra con Ventriglia, direttore generale del Banco di Napoli, affinchè si convocasse il consiglio di amministrazione per il rilascio delle fideiussioni richieste in maniera petulante dal Barcellona e Ferlaino si galvanizzò.  Ma giunge un intoppo: alla banca giunge un telex che blocca la trattativa, con Ferlaino che però non mollò di un passo, persuadendo l’allora funzionario dell’ufficio fidi del Banco di Napoli, il dott. Bosa, con quest’ultimo che fa partire le fideiussioni, nonostante il telex contrario.

Ferlaino con la Coppa Uefa

A questo punto, Ferlaino prende un volo per Milano e consegna un plico alla Lega dove non c’è il contratto di Maradona, non poteva esserci perchè non vi era ancora l’accordo. Nel plico, c’è invece la documentazione dei contatti col Barcellona. In vista della scadenza dei termini dei trasferimenti (30 giugno), Ferlaino, con una furbata delle sue, bluffa tutti e vola a Barcellona da Juliano che, nel frattempo, aveva instaurato ottimi rapporti con il vicepresidente Gaspart. Il 29 giugno 1984, all’Hotel Princesa Sofia di Barcellona, Juliano sblocca la vicenda, in quanto non era Núñez (presidente del club catalano) ma Gaspart a trattenere a tutti i costi Diego in Spagna. Juliano tratta nel frattempo anche il calciatore Hugo Sanchez con l’Atletico Madrid, che interessava al Barcellona, bluffando. Il Barcellona si spaventa per la trattativa con un altro calciatore, ma Gaspart alza ancora la posta (un milione e 230 mila dollari in più) con Juliano impassibile e con lo spagnolo che, alla fine cede, accettando la proposta napoletana. Juliano telefona a Ferlaino: “Ingegnere, venga a Barcellona: è fatta”. Ferlaino riprende a convincere dieci consiglieri del Napoli a sborsare 200 milioni a testa. Sabato 30 giugno, Ferlaino giunge a Barcellona e nella stanza 1715 dellHotel Princesa Sofia, avviene un summit tutto napoletano, con Antonio Juliano che dichiara: “E’ fatta ingegnere, manca solo la sua firma.” Con l’assenso di Núñez e Gaspart e le firme di quest’ultimi, alle condizioni di Ferlaino, Maradona è del Napoli.

Da Barcellona, si doveva far rientro a Milano per depositare in Lega il vero contratto dell’acquisto di Maradona, visto che nella busta non vi era nulla. Nella notte del 30 giugno 1984, prima o dopo la mezzanotte, ovvero prima o dopo i termini di scadenza, è inoltrata la raccomandata diretta alla Lega, con quest’ultima che la ritiene valida. Arriva il 5 luglio con la presentazione di Diego al San Paolo. Il resto è storia.

Il Napoli 1997-’98

Il Napoli dal 1985 al 1991 è sempre ai vertici del calcio italiano ed europeo. Ma purtroppo dopo Maradona il Napoli va in crisi economica. Troppi debiti, con Ferlaino che lascia il Napoli a Gallo e Moxedano, per poi tornare. Il Napoli nel frattempo però perde per strada i vari Zola, Ferrara, Fonseca, Cannavaro, Di Canio, Carbone. Tutti i calciatori più forti vengono ceduti per ripianare i debiti. Dopo alcuni anni in chiaro-scuro e una finale di Coppa Italia persa contro il Vicenza nel 1997, il Napoli fa crack: retrocessione nella stagione 1997-’98 con soli 14 punti, frutto di sole due vittorie in 34 partite e ben quattro allenatori! Sarà una delle peggiori formazioni ad essere mai scese in campo in un campionato di serie A.

Con Giorgio Corbelli

Dopo la promozione con Novellino in panchina nel 2000, arriva però la nuova retrocessione nella stagione 2000-01 con il duo Ferlaino-Corbelli che porta la società sull’orlo di un baratro, che sembrava alle spalle con l’arrivo del numero 1 di Telemarket. Significativa la protesta dei tifosi nell’estate del 2001, riportata dal quotidiano “La Repubblica”, che scrive così: “Napoli ha affidato a un corteo senza precedenti la prima vera contestazione ufficiale contro Corbelli e Ferlaino, che si trovano pure sulle banconote da centomila lire (15mila copie distribuite, 11 milioni il costo della manifestazione recuperati in autotassazione) appaiono come ‘il gatto e la volpe’, come ‘condannati a morte’ da ghigliottinare, come ‘male incurabile’ del Napoli; insomma i responsabili dello sfascio azzurro”.

Corrado Ferlaino in una foto recente

L’anno successivo il Napoli non centra la promozione in serie A con De Canio in panchina e Ferlaino lascia dopo 33 anni di presidenza, tra la collera dei tifosi che non gli hanno perdonato di aver portato la società in bancarotta. Dopo aver lasciato la società ha scritto libri, rilasciato interviste e a suo modo, in alcune occasioni, è tornato a parlare della società azzurra, nel frattempo passata ad Aurelio De Laurentis, che come lui sta passando le stesse vicissitudini con parte della tifoseria azzurra.

Corrado Ferlaino è stato il presidente più longevo della storia del Napoli. Vittorie e sconfitte, gioie e dolori, grandi colpi e cessioni eccellenti, amore e odio.

Francesco Corvino

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