Marzo 1977, l’uomo del momento in Svizzera è un emigrante siciliano, Franco Cucinotta, che gioca nello Zurigo. A Dresda contro la Dynamo ha segnato un gol che ha permesso alla sua squadra di accedere alle semifinali della Coppa dei Campioni. L’evento è senza dubbio clamoroso per II calcio elvetico: soltanto due società, in precedenza, avevano ottenuto un simile traguardo nella prestigiosa competizione europea, lo Young Boys e lo stesso Zurigo. In semifinale non ci sarà nulla da fare contro il Liverpool che poi vincerà la coppa, ma Cucinotta potrà festeggiare il traguardo di essere il miglior marcatore con 5 reti, a pari merito con il leggendario Gerd Müller.
“Il 2 luglio mi sposo con Anne Marie, una ragazza di Sion che ha la nostra mentalità e sarà felice di seguirmi quando deciderò di tornare in Sicilia. È anche merito suo se sono diventato un vero professionista” rivelò a Bruno Bernardi de “La Stampa”.
Fu la prima intervista con un giornalista italiano. La sua storia è simile a molte altre storie di emigrati poveri: lui però ha fatto fortuna. I tifosi dello Zurigo lo chiamano Cuci, un affettuoso diminutivo. I connazionali l’hanno battezzato Anastasi II. “GII italiani che lavorano in Svizzera sono fieri di me e ciò mi inorgoglisce e mi aiuta nella professione di calciatore”. Il gol è sempre stato II suo obiettivo. Ha cominciato nelle squadre minori del Montreaux come ala-centravanti, poi era passato al Losanna dove Roger Vonlanthen, ex attaccante dell’Inter e dell’Alessandria, poi responsabile della nazionale rossocrociata, lo valorizzò lanciandolo nella massima divisione: segnò otto reti nel primo campionato, nove nel secondo. Nel corso di una Coppa delle Alpi realizzò una doppietta al Verona (in porta c’era Colombo) e un gol al Varese. Confermò di essere un cannoniere anche nel Sion, poi è stato acquistato per 250 mila franchi svizzeri (circa 120 milioni) dallo Zurigo ed è diventato professionista a 24 anni.
“Qui in Svizzera siamo molto uniti. Proprio l’altra sera, in una intervista, ho replicato per le rime a Schwarzenbach, uno xenofobo elvetico che non vorrebbe lavoratori stranieri in Svizzera. Ho detto che è uno scandalo. Il fatto che sono diventato qualcuno attraverso lo sport non mi fa dimenticare i tempi duri e quando posso dò una mano ai connazionali. La vita qui è difficile per gli italiani. Il successo, però, non mi ha dato alla testa. Resto un uomo semplice, attaccato alla famiglia e metto in banca i soldi che guadagno pensando al futuro anziché sprecarli in divertimenti”.
Cucinotta, partendo da sinistra: nel Chiasso, nel Servette e nel Sion (figurine “Panini”)
È nato a Novara Sicilia, vicino a Messina, il 22 giugno 1952. È alto m 1,71 e pesa 70 kg. Ha i capelli castano chiari, quasi biondi e non si direbbe un siciliano anche se gli occhi caldi, passionali, tradiscono la sua origine. La famiglia si trasferì al completo a Montreaux nel 1960. Il padre per necessità si adattò a svolgere mansioni di addetto alle macchine che impastano iI cemento. Franco aveva otto anni, suo fratello Gianni appena cinque mesi quando approdarono in Svizzera. “Faceva un gran freddo” ricorda. Il calcio era la sua passione.
Da bambino era tifoso dell’Inter “perché a quell’epoca faceva grossi risultati in campo europeo” e gli piacevano in particolare Jair e Mazzola anche se il nerazzurro che ammirava di più era Giacinto Facchetti. “Adesso che sono professionista ho smesso di lavorare ma, appena potrò, aprirò un negozio di articoli sportivi, attività che ho già svolto in passato alternandola a quella di montatore di termosifoni. Ho nostalgia dell’Italia. L’anno scorso sono stato sul punto di passare al Varese. Parlai con il presidente Borghi e con II general manager Sogliano ma fui costretto a rifiutare l’offerta perché avrei dovuto giocare per una stagione in serie D come impongono i regolamenti. Ho preferito firmare un contratto biennale con lo Zurigo. Tuttavia continuo a sperare. Ed è per questo che ho anche rifiutato di diventare cittadino svizzero, con tutti i relativi privilegi. Mi piacerebbe tanto far parte d’una grossa squadra”.
Nel 1978 passò al Chiasso, che lo acquistò per 400.000 franchi (circa 200 milioni di lire). Dopo una stagione tra i ticinesi si trasferì al Servette di Ginevra, dove trascorse due annate, per poi ne 1981 ritornare al Sion. Terminò la sua carriera nel 1985 senza essere mai riuscito a giocare in Italia.
Mario Bocchio