Nel ribollente stadio Poljud, pronunciare il nome di Ivan “Ivica” Šurjak fa sprofondare nella nostalgia la Torcida 1950. Quella della grande epoca del suo Hajduk Split e del suo vecchio stadio Stari Plac. Il club di tutta la Dalmazia, e forse il più popolare nella Jugoslavia di Tito, e oggi in Croazia. Battezzato subito “Ivo” o “Šuro”, il giovane gioiello dell’Hadjuk – lì firmò il suo primo cartellino a 11 anni – esordì con la prima squadra a 17 anni, contro i campioni in carica del Partizan Belgrado, il 3 ottobre 1971. I “Bili” (bianchi) vincono (2-1) grazie al gol vittoria di Šurjak. Pur non essendo ancora maggiorenne, Ivo è già elevato al rango di eroe nella capitale dalmata dove è nato il 23 marzo 1953.
Uno status che potrebbe destabilizzare il giovane attaccante. Questo però se la cava molto bene e soddisfa le aspettative dei tifosi spesso esigenti di questa sponda dell’Adriatico. “Šuro” è un titolare a tutti gli effetti per la squadra e il suo gioco si distingue. A volte terzino (la sua posizione in allenamento), poi centrale e davanti all’attacco, Ivica Šurjak pratica il calcio totale messo in luce dall’Ajax e dall’Olanda di Johan Cruyff.
“Ivo” è un giocatore moderno. Porta i capelli lunghi come gli olandesi, cattura l’attenzione del pubblico con gli eccessi sulla sua fascia e i passaggi decisivi che distribuisce a palate. Con questo elemento tanto prezioso quanto imprevedibile, l’Hajduk Spalato ha attraversato gli anni ’70 lasciando il segno sul territorio jugoslavo. La perla dalmata accumula quindi trofei.
Con la maglia della Jugoslavia sulle fugurine “Panini”
A cominciare dai titoli (1974, ‘75 e ‘79) e da una sfilza di coppe jugoslave (1972, ‘73, ‘74, ‘76 e ‘77). Una bella collana di medaglie a cui però manca una distinzione europea. L’Hajduk Split si accontenta di poche recite – una semifinale della Coppa delle Coppe del 1973 contro il Leeds (0-1, 0-0) – ma in genere fatica a superare i quarti di finale nelle sue numerose presenze in Europa . Anche la Francia ha scoperto “Ivo” durante il doppio confronto tra il suo club e Saint-Étienne in Coppa dei Campioni. Autore di tre assist all’andata, Šurjak ha contribuito all’umiliazione dei Verdi a Stari Plac (4-1) prima di perdere la faccia al Geoffroy-Guichard (1-5). Questa eliminazione è purtroppo il simbolo della mancanza di statura di Spalato a livello europeo. Con la selezione jugoslava è un po’ la stessa cosa, anche se è piena di giocatori di talento.
“Šuro” debuttò nella selezione jugoslava il 21 ottobre 1973 per una partita di qualificazione ai Mondiali ’74 contro la Spagna (0-0). La prima delle 54 presenze in nazionale che gli hanno permesso di disputare due Mondiali (‘74 e ‘82) e un Europeo (1976) durante i quali “Ivo” e compagni giocarono con il freno a mano. Per mancanza di ambizione o paura di fare male, il giocatore jugoslavo dell’anno 1976 fallisce nelle competizioni internazionali. Il che non impedisce ai reclutatori esperti di tenere gli occhi ben aperti su di lui.
A 28 anni, libero di lasciare il Paese secondo le modalità di funzionamento della Federazione jugoslava dettate dal regime comunista, Ivica Šurjak è oggetto di tanti desideri. Club italiani e tedeschi sono all’erta, l’Anderlecht e il suo allenatore Tomislav Ivić (che lo allenò dal 1973 al ‘76) mettono pressione. Ma è Francesco Borelli a portare a termine l’operazione. “Ivo” firma a Parigi perché “è di gran lunga la città più bella d’Europa e anche del mondo e manca solo una cosa: un grande club europeo, sottolinea il neo-parigino per giustificare la sua scelta. Voglio che ciò accada e che io ne faccia parte”. Dietro le quinte si dice anche che la fidanzata di “Šuro”, una francese, fosse molto attiva durante le trattative.
Il suo debutto con la maglia del PSG è stato piuttosto titubante. “Ivo” ha subìto le conseguenze di una sospensione di quattro mesi a seguito di un soggiorno prolungato nel Granducato di Lussemburgo. Non scherziamo con la disciplina nemmeno quando si tratta di star, la Federazione jugoslava non scherza. Quindi Ivica Šurjak manca di gamba e sembra un po’ corto in campo. Poi recupera gradualmente il tempo perduto e mostra tutta la sua tecnica durante gli incontri. Il PSG si lascia conquistare da questo giocatore completo che si gode la serata della finale della Coupe de France contro il Sainté.
Autore di due assist, di cui uno per Rocheteau negli ultimi istanti supplementari che hanno portato il Paris al pari in uno stadio ubriaco di felicità, Ivica Šurjak è uno dei protagonisti del primo titolo ufficiale dei parigini. Il club della Capitale è europeo grazie a “Ivo”, ieri adorato a Spalato e magico a Parigi il 15 maggio 1982. Ma la storia tra il dalmata e la Ville Lumière è di breve durata.
Šurjak nell’Udinese
Dopo il successo in Coppa di Francia, “Šuro” firma con l’Udinese nonostante gli sforzi di Borelli per trattenerlo. In Italia e mentre si avvicina lentamente ai trent’anni, Ivica sembra disperso con il terreno e perde progressivamente la fiducia della dirigenza. La competizione con Zico, fuoriclasse brasiliano arrivato nel 1983, segnò il destino dello jugoslavo in Friuli e il suo futuro nel calcio. Non più voluto davvero, lasciò l’Italia a testa bassa e con il morale a mezz’asta.
Ivica Šurjak si riprende in Spagna, dove il Real Saragozza lo ha accolto per una stagione (1984-‘85) segnata da un exploit individuale e da uno splendido gol contro il Barcellona campione in carica. A 31 anni “Šuro” ha ancora dei buoni avanzi. Il Real Madrid è interessato al suo profilo ma non finalizza la trattativa. Il New York Cosmos gli ha fatto un’offerta finanziaria con diversi zeri. Lui rifiuta e appende subito le scarpe al chiodo. “Ivo” torna a Spalato, la sua città, la sua anima e dove c’è il suo Hajduk.
Mario Bocchio