Faceva rabbia a vederlo giocare. Perchè Alen Bokšić sembrava un fenomeno della natura: attaccante completo, tecnico, stacco di testa, veloce come pochi. Eppure quando arrivava sotto porta sbagliava anche gol fatti. E per uno che di mestiere fa(ceva) il bomber, non è un problema da poco. Come tutti i talenti genio e sregolatezza aveva fan che lo idolatravano e detrattori indefessi: uno come lui o si ama o si odia. Niente vie di mezzo. Oggi ha 54 anni e la sua vita è cambiata del tutto dopo aver smesso di giocare. Dopo aver fatto il commentatore per la tv croata nel 2012 con Davor Šuker alla presidenza della sua federazione era diventato il team manager della nazionale ma abbandonò il ruolo dopo il licenziamento del ct Igor Štimac a favore di Niko Kovač . Da qui la scelta: con i soldi risparmiati era riuscito a compararsi una piccola isola al largo della costa dalmata, Mariaska, dove vive con la famiglia e ora Bokšić si dedica alle sue grandi passioni: lo sci nautico e la navigazione a vela.
Il calcio lo segue distrattamente, anche se ogni tanto lo chiamano ancora in tv. Il suo rimpianto più forte resta la finale di Champions persa con la Juve a Monaco nel ’97 contro il Borussia Dortmund (“mi piacerebbe rigiocare quella gara, abbiamo commesso quella sera errori da principianti”). Alla Juve c’era arrivato via Lazio nel ’96 per 14 miliardi di vecchie lire. In bianconero non gioca una stagione esaltante ma vince praticamente tutto: scudetto, Coppa Intercontinentale e Supercoppa Europea ma era chiuso spesso da Vieri, Del Piero e Padovano. Fece anche cose ottime in bianconero ma c’era sempre quel neo: troppi gol sbagliati. Così tornò alla Lazio ma il suo rapporto con l’allenatore Eriksson e la società si incrina irrimediabilmente il 9 aprile prima del match contro il Perugia.
Durante il riscaldamento Bokšić si avvicina ad Erikson: “Mister, la maglia e i pantaloncini mi stanno stretti, non posso giocare in queste condizioni. Me ne vado a casa”. Erikson non si scompone, c’è uno scudetto da vincere e fare polemiche non aiuterebbe. “Va bene Alen, cambiati e vai in tribuna”.
Bokšić verrà convinto a sedersi almeno in panchina dal presidente Cragnotti, ma con indosso la tuta. A fine stagione il divorzio è inevitabile, dopo 157 partite giocate, 43 gol segnati e sette trofei conquistati lascia la Lazio (con cui complessivamente ha vinto 2 Coppe Italia, una Coppa delle Coppe, una Supercoppa italiana e una europea, oltre al titolo di Campione d’Italia nel 2000) per trasferirsi al Middlesbrough, club con il quale segna 22 reti in 68 gare prima di appendere gli scarpini al chiodo.