Nell’impresa che ha portato l’Ungheria a qualificarsi per gli Europe 2016, c’è una storia che rimanda a un calcio d’altri tempi, un calcio che forse non esiste più. E’ la storia di un portiere in tuta grigia, Gábor Király, estremo difensore ungherese che con le sue parate ha contribuito a riportare agli Europei di calcio la nazionale magiara, 44 anni dopo l’ultima volta.
In un calcio tutto lustrini e paillette, lui scende in campo con il suo “pigiamone”. Allora, a 39 anni suonati però, Király non ne volle sapere di rinunciare alla sua tuta. Tutto comincia sui campetti di calcio di Szombathelyi, città in cui ha sede l’Haladás, la sua prima squadra. Il giovane Gábor decide di indossare una tuta nera, sia per gli allenamenti sia per le partite ufficiali, per sentirsi maggiormente protetto nel tuffarsi.
Király in azione
Una mattina però la mamma del buon Gábor non riesce ad asciugare la tuta in tempo e il portiere è costretto a indossare una tuta grigia. Il fato vorrà che l’Haladás vinca le successive otto partite facendo diventare oggetto scaramantico imprescindibile la tuta grigia di Király.
Da allora sono passati trent’anni anni e il portiere magiaro ha difeso le porte di Herta Berlino, Crystal Palace, West Ham, Aston Villa, Burnley, Monaco 1860, Fulham e di nuovo Haladás.
I suoi pantaloni grigi oggi sono già tra gli oggetti di culto dei calciofili di tutto il mondo. Maggio 2019. “È stato bello, ma ora smetto”. Queste, più o meno, le parole con cui Király ha detto basta. Lui, portiere da una vita. L’unico a parare, come detto, con la tuta. Già, il suo largo pantalone grigio che da sempre lo ha contraddistinto non si vedrà più. 43 anni e… sentirli. Perché è bello immaginarsi Peter Pan, ma poi è da saggi comprendere l’inesorabile passare del tempo: “Grazie mille alla mia famiglia e ai miei amici per il loro infinito sostegno” ha scritto il numero uno ungherese sul proprio sito web.
Con gli inseparabili pantaloni
Oltre 800 partite nel calcio professionistico, nove le maglie di club indossate. Dall’Haladás all’… Haladás.
Sì, ha iniziato e terminato la sua carriera con la squadra della città in cui è cresciuto. Dal 1982 al 2019, 37 anni di battaglie, lotte, vittorie e sconfitte.
Considerato uno dei portieri più importanti della sua generazione
Ha cominciato quando andava alle elementari, ha concluso da padre di famiglia e giocare riconosciuto da tutti. Sullo sfondo la maglia dell’Ungheria, con cui è sceso in campo 108 volte (nel novembre del 2016 l’ultima partita contro la Svezia).